Conte di Cagliostro, un personaggio scomodo

Cultore e divulgatore delle scienze esoteriche e dell’arte della guarigione, in contrasto con l’ordine medico e quello religioso del suo tempo, prima di essere condannato dall’Inquisizione ha avuto una vita intensa al servizio dei più deboli.

La figura di Cagliostro (1743-1795) resta una delle più controversie, delle più discusse e forse meno conosciute della storia. A giudicare dal tenore della sua arringa, durante il processo che lo condannava a morte, il vero conte di Cagliostro – astutamente identificato dalla Inquisizione con il piccolo truffatore e imbroglione palermitano Giuseppe Balsamo – rimane una delle personalità, per certi aspetti, più affascinanti e misteriose degli ultimi secoli. Pur costretto a subire ripetutamente nel corso della propria esistenza, le accuse più infamanti, non riesce a essere antipatico e la sua condanna morale, oltre che materiale, continua a suscitare una grandissima perplessità.

Profezie

Fondatore del rito massonico egiziano chiamato “La saggezza trionfante” che intendeva conferire, nell’ambito della tradizione massonica, una vera e propria coscienza spirituale costruita sulla pura ricerca esoterica, si prodigò, durante tutta la sua vita, peregrinando in lungo e in largo attraverso l’Europa, per i malati che guariva miracolosamente e gratuitamente, grazie alle sue doti di grande alchimista, veggente, guaritore e – antelitteram.- psicologo. Profetizzò la rivoluzione francese e la presa della Bastiglia, come l’avvento del grande condottiero Napoleone.

Uomo, maestro del suo tempo, ma anche al di fuori del tempo, Cagliostro si rivela una persona misericordiosa e compassionevole che combatte sempre l’ignoranza schierandosi con i più deboli, teso sempre a rendere giustizia agli altri uomini.

Inquisizione

Il dubbio principale dinanzi al quale ci si pone nell’ambito del grande equivoco storico sulla sua reale identità, nasce dal fatto che l’Inquisizione aveva già tutti i mezzi a propria disposizione per sbarazzarsi dello scomodo conte Cagliostro, accusato di reati quali eresia e appartenenza alla massoneria, passibili di condanna al rogo. Una simile condanna, tuttavia, avrebbe fatto del conte, molto amato dalle folle, un gran martire di un’idea e di una istituzione quale era all’epoca la Massoneria che l’Inquisizione stava combattendo. Invece il confondere le acque e far passare il piccolo truffatore palermitano Giuseppe Balsamo per il vero conte di Cagliostro, oltre a ulteriormente legittimare la condanna, avrebbe consentito di gettare discredito sulla massoneria.

Di fatto, nessuno ha mai portato una benché minima prova in relazione a questa identità tra i due personaggi e, a rigor di legge, sino a quando non sarà provato il contrario, la verità sarà dalla parte di Cagliostro che continuò a ripetere fino all’ultimo “Io non sono Giuseppe Balsamo”.

Murato vivo nella rocca di San Leo, a seguito della condanna a morte commutata in carcere perenne a vita, ha lasciato anche in questa circostanza tanto mistero dietro a se in quanto il suo cadavere non è mai stato trovato.

“Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo: al di fuori del tempo e dello spazio,il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza… io non sono nato dalla carne, né dalla volontà dell’uomo, sono nato dallo spirito… il mio nome, che è mio, quello che scelsi per apparire in mezzo a voi, è quello che reclamo: quelli che mi sono stati dati alla mia nascita o durante la mia giovinezza, quelli per i quali fui conosciuto, sono di altri tempi e luoghi: li ho lasciati come avrò lasciato, domani, dei vestiti passati di moda e ormai inutili… io parlo e le vostre anime attente ne riconosceranno le antiche parole: una voce che è in voi e che taceva da tempo, risponde alla chiamata della mia”. (estratto dalla: Memoria per il conte Cagliostro, accusato, contro il Procuratore generale ).

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