La protesta contro la Cop City di Atlanta ora ha altri 31 milioni di ragioni per continuare

Il consiglio comunale di Atlanta ha approvato lo stanziamento di 31 milioni di dollari per la costruzione di Cop City, risvegliando le proteste della comunità.

Il progetto della Cop City di Atlanta in due anni ha lacerato un’intera comunità. E appare chiaro che i 31 milioni di dollari di finanziamento appena approvati a larga maggioranza dal consiglio comunale della città non faranno altro che affondare il colpo. I fondi serviranno per la costruzione di un grande centro di addestramento per la polizia e i vigili del fuoco abbattendo due chilometri quadrati di bosco nella South river forest. L’intervento su un’area verde di quasi 162 ettari renderà possibile un progetto a cui numerosi gruppi ambientalisti e non solo si oppongono duramente da anni. La costruzione della Cop City ha catalizzato gran parte delle profonde divisioni di Atlanta, infiammando le tensioni tra l’amministrazione, gli attivisti e la polizia. A gennaio gli scontri erano culminati addirittura con la morte di un ragazzo di 26 anni, segnando un punto di non ritorno in una situazione che ora in molti temono possa aggravarsi ulteriormente.

I fondi per la Cop City approvati tra le critiche

La riunione del consiglio comunale che ha portato al voto si è svolta in un’atmosfera a dir poco surreale. A partire dalla mattina di martedì, 7 giugno, centinaia di persone hanno iniziato ad ammassarsi all’interno del municipio. In precedenza, agli ufficiali comunali era stato comunicato di lavorare da casa in previsione della seduta, per scongiurare possibili minacce alla loro sicurezza. Ci sono volute 16 ore prima del voto, un lasso di tempo durante il quale oltre 300 persone si sono rivolte ai membri del consiglio.

La maggior parte delle considerazioni dei critici del Atlanta public safety training center ha ripreso quanto in città si ripete da circa due anni: in molti hanno sostenuto che i milioni messi a disposizione del comune dovessero essere indirizzati verso investimenti più utili per la comunità, altri hanno mostrato angoscia e paura per la crescente “militarizzazione” della polizia di Atlanta. Infine, attivisti e cittadini hanno invocato protezione per la South river forest, detta il polmone verde di Atlanta, un luogo che ha simboleggiato soprusi e ingiustizie ai danni dei nativi americani sin dall’Ottocento. Alla fine, il consiglio ha approvato la spesa con 11 voti a favore contro 4 contrari, com’era ampiamente previsto.

Le radici profonde dell’opposizione alla Cop City

La disputa sul destino della South river forest è iniziata nel 2o21, quando l’allora sindaca di Atlanta, Keisha Lance Bottoms, aveva annunciato l’abbattimento di due chilometri quadrati di bosco per fare spazio ad una struttura preposta all’addestramento del dipartimento di polizia di Atlanta, “Cop City” per i suoi detrattori, un aeroporto e uno studio cinematografico. I movimenti di contrasto al progetto erano iniziati come una forma di opposizione legata alla struttura in sé e alle conseguenze ambientali derivanti dalla cementificazione di un’area verde. Nel tempo si sono caricate di altri significati, alcuni relativi al valore storico e culturale della foresta situata nella contea di DeKalb, altri più aderenti all’attualità degli Stati Uniti nel loro complesso, alle profonde divisioni interne alla società e al dibattito spinoso sulla struttura e i metodi delle forze di polizia.

L’attaccamento simbolico alla South river forest affonda le radici nella prima metà dell’Ottocento, quando quest’area – allora conosciuta come “Weelaunee” era la dimora storica dei Muscogee Creek, una tribù di nativi americani. Questi vennero deportati dall’esercito statunitense per destinare la terra alla coltivazione del cotone operata per mano degli schiavi. Una spirale di dolore che ha interessato anche l’inizio del Novecento, quando le piantagioni da una fattoria penitenziaria in cui, fino al 1995, i detenuti – per lo più afroamericani – venivano fatti lavorare in condizioni disumane per produrre il cibo necessario a sfamare la prigione della città di Atlanta.

Atlanta
Un presidio di protesta abbandonato all’interno del parco di Weelaunee © lijah Nouvelage for The Washington Post via Getty Images

L’idea di costruire un edificio per la polizia ha attirato su Atlanta un dibattito presente a livello nazionale, e cioè quello legato ai timori di molti attivisti per la crescente militarizzazione delle forze di polizia, accusata di ricorrere sempre più impunemente alla violenza nei confronti delle fasce della popolazione considerate ai margini, soprattutto se afroamericani.

Ma secondo alcuni esperti ciò che succede ad Atlanta è diverso: il movimento Stop the Cop City, di cui fanno parte attivisti ambientali, antifascisti e non solo, critica l’evoluzione nella formazione della polizia e del sostegno economico dato loro dalle città iniziata dopo gli attacchi dell’11 settembre. Da allora, ha spiegato al New York Times lo studioso di polizia Arthur Rizer, “nell’addestramento della polizia è possibile rintracciare dei punti di infiammabilità”, resi ancora più pericolosi dalla disponibilità di attrezzature militari in eccesso, e dalla penetrazione di un modus operanti radicato nella cultura dell’antiterrorismo.

L’uccisione di Tortuguita e l’escalation repressiva contro i manifestanti

Del movimento “Stop the Cop City” faceva parte anche Manuel Esteban Paez Terán, detto Tortuguita, l’attivista 26enne ucciso dalla polizia mentre manifestava nei boschi di DeKalb a gennaio 2023. Secondo quanto rivelato dall’autopsia fatta ad aprile, gli ufficiali avrebbero sparato almeno 57 colpi. Stando alle ricostruzioni dell’accaduto comunicate fino ad ora, sarebbe stato l’attivista a sparare per primo, prima di essere crivellato di colpi.

Manuel Esteban Paez Terán attivista ambientale
Manuel Esteban Paez Terán, l’attivista ambientale ucciso da un agente non identificato © Gabe Eisen

Oltre all’uccisione di Tortuguita, tra dicembre del 2022 e gennaio 2023 19 persone coinvolte nelle proteste di Atlanta sono state accusate di terrorismo. Fino ad arrivare alla fine di maggio, quando una squadra delle Swat del dipartimento di polizia di Atlanta, ha arrestato due attivisti, accusati insieme ad un terzo di riciclaggio di denaro e frode di beneficenza, e cioè di aver ingannato i donatori convinti di fare beneficienza, nell’organizzazione del sostegno legale per i manifestanti precedentemente arrestati.

Una sequenza di eventi che sembra aver segnato un punto di non ritorno nella lunga storia della Cop City di Atlanta, e di cui il voto di martedì sembra aver appena aperto il prossimo, doloroso capitolo.

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