
Il 15 gennaio 2021 i decessi a causa del coronavirus hanno superato i 2 milioni in tutto il mondo. Una cifra “che spezza il cuore” secondo le Nazioni Unite.
Mettere temporaneamente in regola i migranti senza permesso di soggiorno, per garantire le tutele di base durante l’emergenza coronavirus. Il Portogallo l’ha già fatto, in Italia se ne discute.
Con 95.262 persone positive solo nel nostro Paese, di cui 28.718 ricoverate e 3.792 in terapia intensiva (i dati sono aggiornati all’8 aprile), il coronavirus sta mettendo enormemente sotto pressione il nostro servizio sanitario nazionale. Mentre i primi pazienti vengono trasferiti negli ospedali costruiti a tempo record a fieramilanocity e alla Fiera di Bergamo, nelle prossime due settimane si allestirà anche il polo di riferimento per il Centro Italia presso il policlinico militare Celio di Roma. Se quindi qualsiasi cittadino italiano rischia di trovarsi in difficoltà a ricevere prontamente assistenza, proprio perché le strutture sanitarie sono sovraccariche, che dire delle tante categorie “invisibili” o quasi? Una tra tutte, quella dei circa seicentomila cittadini stranieri che vivono irregolarmente nel nostro Paese (la stima è della Fondazione Leone Moressa). Da questa considerazione nasce la campagna “Siamo qui – Sanatoria subito”.
Non avere il permesso di soggiorno, denunciano i promotori della campagna, significa incontrare grossi ostacoli nell’accesso ai diritti fondamentali: casa, salute, alloggio, lavoro, reddito. Con una pandemia in corso e le pesanti restrizioni alla mobilità e ai servizi imposte dai decreti di contenimento, queste difficoltà rischiano di diventare insanabili. Uno straniero irregolare, quando si sente male, non ha altra scelta se non quella di recarsi al pronto soccorso (cosa sconsigliata da tutti i protocolli sul Covid-19). Tutto ciò con il timore di incorrere in un controllo. Considerato poi che le condizioni abitative di questa larga fetta della popolazione sono spesso sovraffollate e insalubri, l’eventualità molto concreta è che si alimentino nuovi focolai nascosti, con tutto ciò che ne consegue sul piano umano e sanitario.
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I promotori della campagna fanno appello al governo per chiedere una sanatoria immediata per tutti gli stranieri irregolari già presenti in Italia, oltre al rinnovo automatico dei permessi di soggiorno in scadenza o già scaduti e lo stop a espulsioni, trattenimenti nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) e allontanamenti già in corso. Anche in Spagna ha preso il via un movimento simile, #[email protected].
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Il governo portoghese, dopo aver annunciato lo stato di emergenza lo scorso 18 marzo, ha preso una strada molto simile a quella che è stata proposta in Italia. Fino al 30 giugno, tutti i migranti che hanno fatto richiesta di permesso di soggiorno – così come i richiedenti asilo – potranno godere pienamente dei diritti di cittadinanza. Compreso l’accesso al servizio sanitario nazionale, senza limitazioni di sorta. “Le persone non devono essere private del diritto alla salute e ai servizi pubblici solo perché non è stata ancora elaborata la domanda di regolarizzazione dei loro documenti”, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Interni Claudia Veloso.
Mentre si dibatte sull’assistenza sanitaria a chi già si trova nel nostro territorio, il governo italiano decide di fermare tutti i nuovi sbarchi. Lo fa per mezzo di un decreto interministeriale firmato l’8 aprile da Paola De Micheli (ministra delle Infrastrutture), Luigi di Maio (Esteri), Luciana Lamorgese (Interni) e Roberto Speranza (Salute). Per l’intero periodo dell’emergenza coronavirus, che formalmente termina il 31 luglio, i porti italiani “non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di ‘Place of safety’ (‘luogo sicuro’) in virtù di quanto previsto dalla convenzione di Amburgo sul salvataggio marittimo”, che si riferisce alle operazioni di soccorso effettuate dalle navi con bandiera straniera al di fuori dell’area Sar italiana. Questo lo stralcio riportato dall’agenzia Ansa, che ha preso visione del testo.
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