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Bitte Orca: l’album riedito dopo appena un anno e mezzo, a testimonianza dello status raggiunto dal gruppo.
Vintage di fresca acquisizione. Bitte Orca ha trasformato i Dirty
Projectors in una delle realtà più solide del “nuovo”
rock: aspira ad essere un piccolo classico degli anni zero. Ora
viene riedito in una versione espansa che colma il tempo intercorso
dalla pubblicazione – giugno 2009 – a oggi.
Qui i Dirty Projectors diventano una band e non solo lo sfogo dei
talenti di Dave Longstreth: il suo stile canoro vulnerabile e
dolente, la scrittura decostruttiva, i suoni chitarristici che
evocano l’afro pop incontrano le brillanti e inusuali parti vocali
di Amber Coffman, Angel Deradoorian e Haley Dekle. La riedizione
assembla pezzi dal vivo, lati B, una cover inedita. I primi sono
tratti da un’esibizione acustica nel negozio di dischi newyorchese
Other Music. In versione scarnificata, per voci, chitarra acustica
e contrabbasso, Fluorescent Half Dome, Temecula Sunrise, Two Doves,
Cannibal Resource e No Intention incuriosiscono e seducono con
delicatezza, ma rispetto agli originali i colori sono attenuati, la
carica sopita, le sfumature quasi annullate, e Longstreth non canta
in modo impeccabile. Le 3 b-side sono curiosità
prescindibili, da collezionisti.
Più interessanti il singolo digitale Ascending Melody /
Emblem Of The World, legato al sound di Bitte Orca, e la cover di
As I Went Out One Morning. Dopo I Dreamed I Saw St. Augustine,
Longstreth si confronta nuovamente col Dylan di John Wesley Harding
e lo vivacizza con un ritmo battente e note di tastiera ribattute
con insistenza, mentre le voci delle coriste entrano ed escono
dalla musica come flash improvvisi e spiazzanti. Due minuti e 40 di
meraviglia.
Claudio Todesco
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