Doppia sentenza sulla procreazione medicalmente assistita: sì al doppio riconoscimento nella coppia omogenitoriale, no alla Pma per le donne single.
- I figli di due donne, nati dalla procreazione medicalmente assistita all’estero, potranno essere riconosciuti da entrambe.
- Rimane invece il divieto di ricorrere alla Pma per le donne single.
D’ora in poi i figli di due donne, nati dalla procreazione medicalmente assistita all’estero, potranno essere riconosciuti da entrambe, ed essere registrati all’anagrafe come figli di entrambe. Potranno dunque avere due mamme. Due decisioni ravvicinate della Corte Costituzionale, le sentenze n. 68 e n. 69 emesse alla fine della scorsa settimana, tracciano una nuova linea nella disciplina italiana della procreazione medicalmente assistita (Pma), confermando da un lato un ampliamento della tutela dei diritti dei bambini nati da coppie omogenitoriali femminili. Con la seconda però la Consulta ha mantenuto divieto di accesso alla Pma per le donne single.
Due mamme per un bebè: la madre intenzionale è genitore a tutti gli effetti
La prima sentenza ha stabilito che è incostituzionale negare il riconoscimento del legame di filiazione tra il bambino nato in Italia da Pma praticata legittimamente all’estero e la madre intenzionale, cioè la donna che, pur non essendo la madre biologica, ha condiviso il progetto genitoriale con la partner.
La Corte ha ritenuto illegittimo l’articolo 8 della legge 40/2004, nella parte in cui non prevede il riconoscimento automatico anche per la madre intenzionale. Secondo i giudici, infatti, la norma viola gli articoli 2, 3 e 30 della Costituzione, poiché lede il diritto del minore a una identità personale certa e a un pieno riconoscimento del proprio status fin dalla nascita, nonché l’obbligo dei genitori di provvedere al suo mantenimento e sviluppo. Secondo la Corte “il mancato riconoscimento fin dalla nascita dello stato di figlio di entrambi i genitori lede il diritto all’identità personale del minore e pregiudica sia l’effettività del suo “diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori” […], sia il suo diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori”.
La Corte sottolinea che firmando il consenso informato alla Pma, la madre intenzionale di fatto si assume una responsabilità genitoriale cui non può sottrarsi, esattamente come avviene per il padre in un rapporto eterosessuale. La decisione ha quindi un impatto politico importante: riconosce di fatto una pari dignità genitoriale alle coppie omogenitoriali femminili e chiama il legislatore a una riforma della legge 40.
Pma ancora negata alle donne single
Di segno opposto l’altra sentenza, con cui la Corte ha respinto il ricorso contro il divieto di accesso alla PMA per le donne single, sancito dall’articolo 5 della stessa legge 40. La Corte ha ritenuto che la scelta legislativa non sia manifestamente irragionevole, poiché trova una giustificazione nel principio di precauzione: si privilegia, almeno sul piano astratto, il modello familiare che prevede la presenza di due genitori, anche se questo principio è sempre più oggetto di dibattito etico e scientifico. “Il legislatore ha ritenuto di non avallare un progetto genitoriale che conduce al concepimento di un figlio in un contesto che, almeno a priori, esclude la figura del padre”. Tuttavia, la Corte ha precisato che non ci sono ostacoli costituzionali a un eventuale intervento legislativo che estenda la possibilità di accedere alla Pma anche alle famiglie monoparentali, cioè ai single, rimettendo la scelta al Parlamento.
Le due decisioni segnalano un orientamento chiaro: la Corte tutela prioritariamente i diritti del minore, prima ancora che quelle dei genitori. ma non intende sostituirsi al legislatore nelle scelte di fondo. Nel primo caso, interviene per colmare una lacuna che danneggia il bambino già nato; nel secondo, ribadisce che spetta al Parlamento valutare se e come estendere, con una riforma l’accesso alla Pma, sempre nell’equilibrio tra autodeterminazione e tutela del nascituro.
Due sentenze, due direzioni diverse
Nella società civile, però, la doppia sentenza finisce per soddisfare tutti ma solo in parte: le fasce più conservatrici infatti si lamentano per l’apertura alla doppia madre (“viene così dichiarato e legalizzato il falso: un bambino può nascere solo da una donna e da un uomo e ancor più grave viene completamente eliminata la figura del padre” accusa Pro Vita e Famiglia) ma allo stesso tempo accolgono con soddisfazione il mantenimento del divieto per le donne single. Al contrario, per esempio, mentre in molto festeggiano per l’apertura alle coppie gay l’associazione Luca Coscioni parla di “occasione mancata”, perché la Corte Costituzionale “non elimina la discriminazione delle donne single per l’accesso alla Pma, ma chiarisce che il Parlamento può intervenire sul tema” e rilancia la propria petizione dal titolo, inequivocabile, di Pma per tutte”.
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