Elezioni in Spagna: quali sono le opzioni di Pedro Sánchez per governare

Dopo i risultati delle elezioni in Spagna del 28 aprile, il Partito socialista ha bisogno di un accordo per governare, anche se non esclude di farlo in minoranza. Il leader del Psoe Pedro Sánchez: “Ha vinto il futuro, il passato ha perso”.

Le elezioni in Spagna del 28 aprile 2019, le tredicesime da quando è stata stabilita la democrazia ed è stata promulgata la Costituzione spagnola nel 1978, hanno visto vincere la sinistra socialista. In testa, il Partido socialista obrero español (Psoe) guidato dall’attuale primo ministro Pedro Sánchez che ha ottenuto 123 seggi, con il 28,7 per cento dei voti, recuperando la vittoria dopo undici anni.

Ha vinto il futuro, il passato ha perso.Pedro Sánchez, leader del Psoe

L’altro partito di sinistra, Unidos Podemos, ha ottenuto 42 seggi (14,3 per cento dei voti). Insieme totalizzano 165 seggi, vicini ma non sufficienti a raggiungere la maggioranza assoluta di 176 seggi, su 350. Questo significa che i socialisti devono trovare un accordo con altri partiti per governare. “Abbiamo mandato un messaggio all’Europa e al resto del mondo. Si può battere l’autoritarismo e l’involuzione”, ha commentato il leader del partito socialista Pedro Sánchez davanti ai suoi sostenitori a Madrid dopo i risultati elettorali.

Successo del Psoe, sconfitta storica per la destra del Partito popolare

Il blocco della destra incassa invece la sconfitta, con il Partido popular (Pp) guidato da Pablo Casado che ha ottenuto 66 seggi (con il 16,7 per cento dei voti, contro il 33,03 per cento nel 2016), Ciudadanos 57 e Vox 24, per un totale di 147 seggi. Vox è il partito di estrema destra che rappresenta la grande novità nel Parlamento spagnolo che, con il 10,3 per cento dei voti, vede per la prima volta entrare idee radicali di nazionalismo e sovranismo. “Guideremo l’opposizione con responsabilità, miglioreremo quello che non abbiamo fatto bene e lavoreremo per convincere che questo continua ad essere un grande partito per migliorare il benessere degli spagnoli”, ha commentato il leader del Pp Casado. 

Elezioni in Spagna
Pedro Sánchez parla ai suoi sostenitori a Madrid, dopo la vittoria del Psoe alle elezioni spagnole del 28 aprile 2019 © Pablo Blazquez Dominguez/Getty Images

Con un’affluenza alle urne del 75,75 per cento, il 9 per cento in più rispetto alle elezioni del 2016, 7,4 milioni di persone hanno votato il Psoe, due milioni in più delle elezioni precedenti. Il partito, infatti, si è aggiudicato anche il Senato: 139 seggi vanno al Psoe (nel 2016 erano 43), su un totale di 266, dove la maggioranza assoluta si raggiunge con 134. Sempre alla Camera alta del Parlamento spagnolo, il Partido popular registra invece un crollo, aggiudicandosi 56 senatori contro i 130 del 2016. 

La sconfitta della destra si è registrata in tutte le comunità autonome, fatta eccezione della Catalogna, i Paesi Baschi, Navarra e Melilla. In particolare, nella comunità di Madrid il Partito socialista si è aggiudicato la prima vittoria dopo ben 33 anni, dal 1986. 

I possibili scenari di governo dopo le elezioni in Spagna 

“Con i nostri valori di sinistra, tenderemo la mano a tutte le forze che rispettano la Costituzione, è l’unica condizione che poniamo”, ha commentato Sánchez ai suoi sostenitori che gridavano “Con Rivera no!” e “No pasarán”. Questo perché insieme a Podemos il partito socialista non raggiunge la maggioranza assoluta di 176 seggi, e si è iniziato così a parlare di possibili patti e unioni. Una delle prime opzioni sorte è stata infatti quella del Psoe più il partito liberale Ciudadanos, la terza forza politica più votata, guidato da Albert Rivera, che insieme otterrebbero 180 seggi. Rivera, però, ha affermato di non voler creare coalizioni con i socialisti ma di rimanere all’opposizione, come confermato dalla deputata di Ciudadanos al Parlamento della Catalogna, Inés Arrimadas.

Le altre opzioni che si prospettano per il Psoe ruotano intorno alla presenza o meno dei partiti indipendentisti. Senza gli indipendentisti: il Psoe insieme a Unidos podemos, il partito valencianista Compromís, il partito nazionalista Basco, il partito nazionalista delle Canarie e il partito regionalista della Cantabria otterrebbero 175 seggi, uno solo dalla maggioranza. In questo caso, come spiega il quotidiano spagnolo El País, Sánchez avrebbe bisogno di almeno un’astensione per essere investito presidente nella seconda votazione.

Le opzioni di governo di Pedro Sànchez dopo le elezioni in Spagna
L’opzione di governo per il Psoe di Pedro Sánchez senza i partiti indipendentisti © El País

Con gli independentisti: il Psoe, Unidos Podemos, il partito valencianista Compromís, il partito nazionalista Basco, il partito nazionalista delle Canarie, il partito regionalista della Cantabria, con l’aggiunta dell partito Sinistra Repubblicana di Catalogna (Erc), Uniti per la Catalogna (JxCat) e i Paesi Baschi uniti (EH Bildu) otterrebbero 199 seggi. In questo caso Sánchez potrebbe essere eletto alla prima votazione, ma si ritroverebbe a governare in minoranza.

Creeremo un governo pro-Europa per rafforzare, non per indebolire, l’Unione.Pedro Sánchez, leader del Psoe

Nei giorni seguenti ai risultati, il Psoe ha portato avanti un’altra opzione: il governo in solitaria. Ovvero, di minoranza, anche se Unidos Podemos sottolinea come sia necessario per governare. “In questo momento non scartiamo nessuna opzione”, ha affermato la presidente del Psoe e senatrice eletta Cristina Narbona. “Non c’è nessuna fretta di prendere una decisione oggi o domani. La Spagna ha bisogno di un governo forte e di un futuro di stabilità”. Infatti, Sánchez ha fatto sapere che le negoziazioni importanti non avverranno prima delle elezioni municipali e delle comunità autonome, che si terranno il 26 maggio insieme a quelle europee.

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