Negli ultimi mesi in India sono stati arrestati diversi leader di opposizione, l’ultimo è Arvind Kejriwal. E anche chi protesta finisce in manette.
Elezioni in Catalogna, vince il fronte indipendentista
I tre partiti indipendentisti della Catalogna hanno ottenuto 70 seggi su 135 alle elezioni per il parlamento regionale. Esulta il leader separatista Carles Puidgemont.
I partiti indipendentisti hanno ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi al parlamento della Catalogna, in Spagna. Le elezioni che si sono tenute nella giornata di giovedì 21 dicembre hanno dunque confermato, di fatto, il sostegno al presidente separatista Carles Puigdemont, il cui partito Insieme per la Catalogna ha ottenuto 34 scranni. La Sinistra repubblicana della Catalogna (Erc), guidata dall’ex vice-presidente Oriol Junqueras – che a causa del suo impegno per l’indipendenza è finito in carcere, ne occuperà 32. Gli anticapitalisti del Cup, infine, hanno ottenuti quattro seggi, il che porta il totale dei tre partiti a 70 (su 135).
Affluenza alle urne a livelli record in Catalogna. Esulta Puigdemont
Ad ottenere più voti è stata tuttavia la formazione politica centrista Cuidadanos, alla quale è andato il 25 per cento delle preferenze (37 seggi). Il tutto in una giornata che ha visto salire a livelli record l’affluenza: l’82 per cento degli elettori si è recato alle urne.
Nella serata di giovedì, Puigdemont ha commentato con soddisfazione l’esito delle elezioni per lo schieramento indipendentista, parlando di “risultato che nessuno può mettere in discussione” e che segna una “vittoria per la Repubblica catalana” nonché “una sconfitta per il primo ministro Mariano Rajoy”.
https://www.youtube.com/watch?v=oK1id-IwlYM https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=sRudUWG7e7A&has_verified=1
Nello scorso mese di ottobre si era aperto un duro braccio di ferro tra il governo di Madrid e quello della Catalogna, dopo che il parlamento di quest’ultima aveva dichiarato l’indipendenza e l’avvio di un processo costituente, in seguito ad un referendum. La reazione della Spagna non si è fatta attendere: il Senato aveva autorizzato l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, che permette di obbligare con la forza una regione a rispettare la stessa Carta, qualora essa venga violata o nel caso di “attentato all’interesse generale dello stato”.
Di conseguenza, alcuni dirigenti catalani sono stati costretti a fuggire a Bruxelles (Puigdemont incluso) e altri sono stati arrestati dalle forze dell’ordine.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
A Chiang Mai si è tenuta una conferenza per dare maggior visibilità alla comunità trans e Lgbtq+ nei settori astronomico e spaziale. Ma intanto il governo boccia la proposta di legge sul riconoscimento e la tutela delle persone con identità di genere diverse.
Lo scorso 14 marzo, all’età di 75 anni, se n’è andato il grande primatologo, che con il suo sguardo curioso e peculiare ci ha insegnato a guardare le altre specie senza le lenti deformanti dell’antropocentrismo.
La Thailandia sta per diventare il primo Paese del sud-est asiatico a riconoscere i matrimoni per la comunità lgbtqia+. Ora tocca al Senato e al re.
L’attacco a Mosca di Isis-K ha riacceso i riflettori sullo Stato Islamico, che in Occidente si dava per sconfitto, ma in realtà è attivo in Africa e Asia
Bassirou Diomaye Faye è stato eletto presidente del Senegal al primo turno. Soltanto dieci giorni fa era rinchiuso nella prigione di Cap Manuel.
Con l’arresto di due politici e un ex capo di polizia i giudici brasiliani muovono i primi passi per fare chiarezza sulla vicenda di Marielle Franco, accogliendo la richiesta di giustizia della società civile.
L’Alta Corte di Londra ha accolto la possibilità di ricorso di Assange contro l’estradizione negli Stati Uniti, a meno che Washington non dia una serie di rassicurazioni.
Per la prima volta dal 7 ottobre, il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede il cessate il fuoco a Gaza. Decisiva l’astensione degli Stati Uniti, che non hanno messo il veto.