
Commercianti senza etica, concorrenza sleale e regolamenti stringenti stanno affossando i pescatori tradizionali. Per proteggere la fauna marina e la biodiversità, bisogna ripensare a una gestione comune del Mediterraneo.
L’Unione europea non è riuscita a raggiungere i suoi obiettivi di ripristinare la salute dei mari europei e di pescare in modo sostenibile entro il 1° gennaio 2020.
Con la Politica comune della Pesca del 2013 l’Europa si era impegnata affinché entro il 2020 le flotte dei pescherecci dei paesi dell’Unione che pescano frutti di mare lo facessero rispettando le soglie che consentono alle specie di ricostituire le loro popolazioni e che i mari raggiungessero un “buono stato ambientale”, in cui le risorse marine siano accessibili entro limiti sostenibili.
L’obiettivo è stato mancato. Recenti studi – ha fatto sapere il Wwf Internazionale in una nota stampa – hanno dimostrano che, nel complesso, il pesce catturato all’interno dell’area marina europea non viene pescato in modo sostenibile e che gli obiettivi di mari europei in buona salute, produttivi e resilienti non sono stati raggiunti.
Secondo il rapporto di ClientEarth, pubblicato a novembre 2019, l’Europa non ha raggiunto gli obiettivi di tutela dei mari anche a causa delle pressioni degli Stati membri che di fatto spingono attivamente per superare i limiti di pesca sostenibile nell’Atlantico nord-orientale.
La Politica comune della pesca (Pcp) aveva l’obiettivo esplicito di rendere la pesca sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale entro il 2020. Gli Stati membri non hanno palesemente rispettato gli articoli della Pcp per raggiungere questo obiettivo e non hanno rispettato la legislazione ambientale europea, mettendo a repentaglio la visione di mari pieni di vita a sostegno di una solida e sostenibile blue economy.
Il rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente del dicembre 2019 ha mostrato che l’Europa sta affrontando sfide ambientali di portata e urgenza senza precedenti.
“Nel 2020, i ministri dell’ambiente e della pesca dell’Ue affronteranno la loro più grande prova di sempre: si assicureranno finalmente un oceano in cui le persone e la natura prosperino, come previsto dalla Politica comune della pesca? È fondamentale per la credibilità dell’UE, soprattutto nel contesto del Green Deal, che l’Ue e i suoi Stati membri mantengano finalmente le loro promesse“, ha commentato Anne-Cécile Dragon, responsabile della politica marittima e della pesca presso del Wwf Europa.
Il Consiglio europeo e i ministri della pesca europei si sono hanno deciso, in diretta violazione del diritto dell’Ue, di prolungare la pesca eccessiva degli stock di acque profonde, degli stock del Mar Baltico e degli stock dell’Atlantico nord-orientale oltre il 2020, adottate rispettivamente nel novembre 2018, nell’ottobre 2019 e nel dicembre 2019.
Secondo una valutazione condotta dal Wwf nel 2018, il 74 per cento delle popolazioni di pesci e molluschi valutate nei mari europei non si trovavano in “buono stato ecologico“, mentre solo uno Stato membro, l’Irlanda, ha apportato miglioramenti significativi alla gestione sostenibile del pesce catturato in natura.
Da qui l’appello del Wwf al Parlamento europeo affinché condanni la mancata cessazione della pesca eccessiva da parte dell’Ue entro il 2020, ed esorta il Consiglio e la Commissione ad attuare pienamente la Politica comune della pesca.
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