
L’India vuole guidare l’International big cat alliance per proteggere i grandi felini con un finanziamento di 100 milioni in cinque anni.
L’animale è nato nella Riserva biologica dei Monts d’Azur, che mira proprio a reintrodurre specie ancestrali ormai estinte localmente.
Siamo abituati ad associare l’alce (Alces alces), il cervide vivente di maggiori dimensioni, alle fredde foreste del Nord America e della Scandinavia. Fino a poche migliaia di anni fa, però, questi enormi erbivori erano diffusi in molte aree dell’Europa centrale e occidentale, popolando anche le pianure in ambiente mediterraneo, come rivelano i resti fossili.
Leggi anche: Selvaggi, la speranza del rewilding per un mondo migliore
I mutamenti ambientali, la caccia, la distruzione delle foreste e l’ampliamento degli insediamenti umani ne hanno tuttavia ridotto notevolmente l’areale, relegando l’alce sempre più a nord. Pochi giorni fa in Francia si è aperta una finestra su un passato remoto, che si credeva non sarebbe più tornato. Nelle Alpi marittime francesi è infatti nato, a distanza di almeno duemila anni dall’ultima nascita, il primo piccolo di alce.
L’animale è nato lo scorso 22 maggio nella Riserva biologica dei Monts d’Azur, area protetta di 400 ettari situata sui Monts d’Azur, non lontana da Nizza, e, proprio per l’eccezionalità dell’evento, è stato soprannominato “il piccolo miracolo”. Il cucciolo è nato da una delle tre femmine, provenienti da uno zoo svedese, introdotte nella riserva lo scorso novembre, ed era già nel grembo della madre quando è giunta in Francia.
Leggi anche
“Le ricerche hanno confermato che non si verificava una nascita di questo tipo da così tanto tempo”, ha dichiarato al quotidiano francese 20 minutes la co-fondatrice del parco, Elena Longour. Il piccolo, che attualmente pesa circa quindici chili (potrà arrivare a pesarne fino a 700) e di cui non è stato ancora determinato il sesso, è il primo alce nato nella riserva, che mira a crearne una popolazione stabile.
La Riserva dei Monts d’Azur, fondata nel 2005 dal veterinario Patrice Longour, è stata creata proprio per permettere il ritorno della fauna selvatica estinta che un tempo popolava il sud della Francia. Finora sono stati reintrodotti con successo il bisonte europeo (Bison bonasus), il più grande mammifero terrestre del continente, eradicato violentemente da molti dei suoi antichi territori e oggi protagonista di progetti di reintroduzione in diverse aree, e il cavallo di Przewalski (Equus ferus przewalskii), l’unica specie di cavallo selvatico ancora in vita, mai addomesticato né selezionato artificialmente dall’uomo.
Oltre ad arricchire con la loro presenza gli ambienti in cui sono inseriti, questi grandi animali sono in grado di ripristinare delicati meccanismi ecologici che noi stessi abbiamo contribuito ad inceppare in passato. “La cinquantina di bisonti presenti all’interno della riserva partecipa attivamente al rinnovo della biodiversità sia delle zone boschive che di quelle pianeggianti”, si legge infatti sul portale del parco.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’India vuole guidare l’International big cat alliance per proteggere i grandi felini con un finanziamento di 100 milioni in cinque anni.
Le lontre sono tornate in Val Chiavenna e con loro la certezza del benessere del nostro ecosistema e, soprattutto, dei corsi d’acqua montani che le ospitano
Cinque individui di lince verranno reintrodotti in Italia, nelle Alpi Giulie. Un aiuto per la sopravvivenza della popolazione europea.
La scoperta del pangenoma delle rondini apre la strada a una comprensione degli uccelli migratori e aiuta a studiare il Dna e le malattie genetiche
In Namibia il bracconaggio non si ferma, nel 2021 sono stati uccisi 87 rinoceronti, il 93 per cento in più del 2020.
In Amazzonia il progetto aquila arpia cerca di salvare l’aquila più grande del mondo. Ricerca, monitoraggio e fotografie le chiavi per la sua conservazione
Una coppia di castori sta per essere reintrodotta nel sud dell’Inghilterra, da dove erano scomparsi per più di 400 anni.
Grazie allo studio delle immagini satellitare è stata scoperta una colonia di 500 pinguini sulle coste occidentali dell’Antartide
Le autorità messicane hanno fermato il “cartello del mare” che pescava illegalmente il totoaba, mettendo a serio rischio anche la popolazione di vaquita.