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L’azione rilassante viene veicolata dal suono del didjeridoo attraverso un tipo di massaggio che non prevede il contatto fisico diretto tra chi lo effettua e chi lo riceve.
Il didjeridoo è uno strumento a fiato ottenuto da un ramo di
eucalipto scavato dalle termiti: si presenta come un vero e proprio
“tubo” di legno che viene suonato facendo vibrare le labbra
appoggiate sulla sua imboccatura.
Considerato dai Nativi Australiani uno strumento sacro, il
didjeridoo è utilizzato in diversi rituali e cerimonie per
raggiungere livelli di comunicazione superiori e per accedere al
Dreamtime, quella dimensione spazio/temporale che nella cosmogonia
aborigena rappresenta un continuum creativo in cui tutto ha avuto e
continua ad avere origine.
La peculiarità di questo strumento risiede nella produzione
di una straordinaria quantità di armonici (unità
fondamentali dei suoni complessi) che hanno la capacità di
influenzare il nostro stato di coscienza.
Nella pratica chi si sottopone al trattamento si sdraia supino a
terra con vestiti comodi e occhi chiusi. Il massaggio si svolge
dunque indirizzando la bocca del didjeridoo – e quindi le
vibrazioni che da essa fuoriescono – lungo meridiani energetici e
chakra, contribuendo in questo modo alla risoluzione di blocchi
energetici.
Il trattamento, tuttavia, non si limita ad una sorta di “impacco”
sonoro indirizzato sulla parte dolente, ma può essere
ricondotto ad un livello di efficacia ben più profondo: la
mente reagisce attivamente a particolari stimolazioni acustiche,
sintonizzando il proprio regime di funzionamento su frequenze
omologhe a quelle di suoni indotti dall’esterno: le onde meccaniche
(suono) percepite influenzano le onde elettromagnetiche (onde
cerebrali) prodotte dall’attività elettrochimica del
cervello, influenzandone la frequenza e quindi gli stati di
coscienza ad esse associati.
Modulando accuratamente il suono, si ristabilisce il naturale
flusso energetico e dunque le contrazioni muscolari di origine
psicosomatica si risolvono: rilassando la mente si interrompe il
circolo vizioso contrazione-infiammazione riconducendo ad un
naturale stato di benessere. Una specifica tecnica chiamata
“respirazione circolare” permette di non interrompere mai il suono
per tutta la durata dell’applicazione (circa 20-30 min.), dando
così modo all’operatore di modulare il suono, enfatizzandone
determinate frequenze secondo i bisogni di ogni soggetto.
Il suono del didjeridoo vince la tensione e infonde una profonda e
duratura sensazione di rilassamento ed equilibrio: il massaggio
sonoro induce sensazioni di galleggiamento, di discioglimento e di
unità di mente e corpo nel suono, di estrema consapevolezza,
al pari di quelle provate attraverso tecniche di meditazione e di
controllo del respiro. La fruizione è molto piacevole e,
anche prescindendo dalle implicazioni rituali originarie, ha un
potere distensivo su chiunque.
Alberto Maroni Biroldi
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