Gli incendi in Sicilia bruciano montagne, riserve naturali e siti archeologici

Ennesima estate di incendi in Sicilia, tutti dolosi. Il picco nello scorso weekend: fiamme ad Altofonte, nella riserva dello Zingaro e a Selinunte.

L’area archeologica di Selinunte, quella naturalistica della riserva dello Zingaro, e ancora i dintorni del comune di Altofonte, nel palermitano: è stato, letteralmente, un weekend di fuoco per la Sicilia, per i suoi cittadini e per le sue bellezze naturali e culturali. Con dietro, molto probabilmente, la mano dell’uomo, dal momento che per gli inquirenti l’origine degli incendi che hanno colpito in più punti l’isola è da considerarsi dolosa.

Il primo allarme ad Altofonte

Il primo allarme si era registrato già nel pomeriggio di sabato, 29 agosto, quando la sindaca di Altofonte, Angela De Luca, attraverso Facebook, aveva iniziato ad invitare i propri concittadini a lasciare per sicurezza le proprie case, perché le fiamme divampate nei boschi di montagna poco lontano stavano avvicinandosi velocemente al centro abitato. Per i circa 300 evacuati (già rientrati nelle proprie case) è stato predisposto presso il locale campo sportivo un presidio della Protezione civile, che per domare l’incendio è intervenuta con ben tre canadair. Ad operazioni concluse, la stessa sindaca è stata molto chiara sulla dinamica dell’incendio, parlando senza mezzi termini di “attentato” che ha “distrutto il nostro territorio”.

Non è ancora finita ma stiamo facendo il punto della situazione con comandante dei carabinieri e della polizia…

Pubblicato da Angela de Luca su Domenica 30 agosto 2020

Nella giornata di oggi è stato dichiarato lo stato di calamità, “perché la montagna per noi era vita, ossigeno, acqua e per tanti lavoro. Un attentato che ci costerà carissimo dal punto di vista di risorse e di cuore. Paesaggi e luoghi che abbiamo percorso con lo sguardo, da bambini, coi nostri figli adesso non ci sono più. Faremo la conta dei danni, fortunatamente non abbiamo subito vittime umane ma danni a macchine, abitazioni, rete idrica, pubblica illuminazione, strade e soprattutto la nostra identità, il nostro cuore, la nostra vita”.

Brucia anche la riserva naturale dello Zingaro

Nella stessa giornata di domenica le fiamme hanno interessato anche il trapanese, e in particolare la riserva naturale dello Zingaro, delicato ecosistema che ospita a accudisce una grande quantità di specie protette sia in termini di flora che di fauna e punta di diamante del turismo della zona, a due passi dalla notissima località di mare di San Vito Lo Capo.

Solamente per domare gli incendi di Altofonte e del trapanese ci sono voluti 200 uomini, 30 automezzi, 8 elicotteri.

In salvo l’area archeologica di Selinunte

 

Al contrario della riserva naturale dello Zingaro, che rimarrà chiusa fino a nuove indicazioni, ha già riaperto il parco archeologico di Selinunte, interessato domenica da un incendio divampato nell’area del santuario Malophoros, domato tempestivamente grazie all’azione congiunta della direzione del parco che ha operato in stretto collegamento con i vigili del fuoco, i carabinieri forestali, intervenuta anche qui con canadair e squadre antincendio: alla fine le fiamme hanno interessato solo una parte della macchia mediterranea, risparmiando l’intera zona alberata che fa da cornice all’impianto archeologico.

Dietro a questa tragedia c’è la criminalità

Anche la Protezione civile regionale siciliana non ha dubbi sulla matrice dolosa degli incendi: “Come sempre – scrive il dipartimento regionale – si tratta di incendi appiccati di proposito da sconosciuti, che hanno fatto leva sulle condizioni meteo di questi due giorni, caratterizzate da forte vento di scirocco e temperature elevate”. Sulla lotta al fenomeno di piromani e incendiari, il direttore del dipartimento regionale della Protezione Civile, Salvo Cocina, ha detto che “non basta più spegnere gli incendi, ma occorre una azione di prevenzione, bloccando sul nascere l’azione dei piromani e degli incendiari. Ciò anche con ronde di pattugliamento e un’attività di intelligence messa in campo dalle forze investigative”.

Una preoccupazione condivisa anche da Federparchi, la Federazione italiana dei parchi e delle eiserve naturali, che in riferimento all’incendio alla riserva dello Zingaro, definita “una delle aree protette più belle d’Italia”, chiede che avengano prese iniziative a livello nazionale per il potenziamento delle attività di indagine. Ormai da tempo la criminalità organizzata ha trovato nella distruzione della natura un modo per lanciare i propri messaggi.

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