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Ana Rab, alias Gnucci, non si è mai sentita “abbastanza svedese né slava”, ma questo le ha permesso di essere chi voleva. La sua è solo una delle storie da ascoltare all’Indierocket festival di Pescara.
“Sono tutt’altro che purista: sono un orgoglioso, pacifico pot-pourri”. È così che Ana Rab, meglio conosciuta col nome d’arte Gnucci, descrive se stessa. La rapper, che ora ha 32 anni, è nata a Belgrado, l’odierna capitale della Serbia, nell’ex Jugoslavia. All’inizio della guerra, nel 1992, si è trasferita in Svezia, sulle rive del lago Malaren.
“Sono cresciuta da immigrata in mezzo ad altri immigrati. Non ero mai abbastanza svedese, né slava. Non avevo sensi di appartenenza e quindi potevo identificarmi in ciò che volevo”, racconta. “Alcune persone trovano fastidiosa la mia fluidità; io personalmente non amo chi si rinchiude in categorie troppo rigide, perché non siamo tutti uguali. Ognuno di noi dovrebbe amare se stesso per quello che è, per questo la mia musica è una celebrazione degli altri”.
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Celebrare tutte le culture è proprio l’obiettivo dell’Indierocket festival in programma a Pescara, in Abruzzo, dal 28 al 30 giugno. Giunto alla sedicesima edizione, rappresenta un punto d’incontro fra le nuove sonorità del mondo, fra identità e linguaggi differenti.
Quest’anno ha come tema le “radici”: ogni essere umano le possiede, ma può comunque spiegare i propri “rami” nel cielo; pertanto non deve temere di scoprire l’ambiente che lo circonda e chi lo popola, anche se “diverso”.
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Oltre ad Ana Rab, anche il duo Waq Waq Kingdom – i cui membri sono nati in Giappone, cresciuti artisticamente nel Regno Unito ed ora vivono in Germania – rappresenta al meglio questo concetto; non da meno il loro suono che coniuga lo stile tradizionale giapponese con dancehall, footwork e dub.
Gli organizzatori del festival puntano a renderlo sempre più sostenibile, per questo chi si presenta all’evento munito di biglietto del treno può beneficiare di uno sconto del 20 per cento all’ingresso.
Nella splendida cornice naturale del parco di cocco si alterneranno su due palchi artisti provenienti dai cinque continenti, per un totale di oltre venti ore di musica accompagnate da performance, workshop, presentazioni e mostre. Il sabato è dedicato alle donne – da Gnucci a dj Kampire, che dall’Uganda ha lanciato una rivoluzione queer; da Miss Bolivia, che da sempre si batte per la tolleranza e l’inclusione, alle sorelle Findlay. Attraverso la musica ognuno di loro racconterà la propria storia, dimostrando come seguire le passioni è sempre motivo di riscatto.
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