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Jack Johnson torna con The smog of the sea, documentario che indaga sugli effetti distruttivi della plastica nei nostri mari, e con il singolo Fragments, primo estratto dalla sua colonna sonora.
Dopo parecchi anni di assenza dalle scene musicali (il suo ultimo album From here to now to you è uscito nel settembre 2013), Jack Johnson torna con un nuovo singolo e un nuovo tour estivo che lascia intendere anche la possibilità di un nuovo album in uscita nell’estate 2017.
https://www.youtube.com/watch?v=3eUMRbfoSrI&t=21s
Il nuovo brano Fragments è uscito il 9 febbraio scorso e fa parte di un progetto molto più ampio a cui il musicista-surfista statunitense sta lavorando da mesi. Il pezzo, infatti, è tratto dalla colonna sonora del documentario The smog of the sea, film che indaga sugli effetti distruttivi che la plastica ha sui nostri mari.Il film – a disposizione in streaming online – documenta la spedizione di una settimana nel Mar dei Sargassi di una crew guidata da Marcus Eriksen, direttore di ricerca e co-fondatore del 5 Gyres Institute a Santa Monica, California, e vede la partecipazione, tra gli altri, proprio di Jack Johnson, del bodysurfer Mark Cunningham e dei navigatori Dan e Keith Malloy.
Se l’esistenza dei grandi agglomerati di plastica presenti negli oceani (fra tutti il cosiddetto Pacific Trash Vortex) è riconosciuta e studiata già da alcuni decenni, quella che si è delineata negli ultimi anni è una situazione ancora più grave.
Come l’equipaggio di The smog of the sea è costretto tristemente a constatare, anche il mare più blu e apparentemente pulito è in realtà infestato da migliaia di miliardi di piccolissimi frammenti di plastica quasi invisibili: una vera e propria “nebbia” di plastica, ancora più difficile da debellare rispetto alle enormi isole galleggianti di rifiuti.
I vortici – le enormi spirali d’acqua generate dalle correnti circolari nelle quali si accumula la plastica – triturano la spazzatura di plastica in micro frammenti che si disperdono in tutti i mari e vengono inghiottiti dai pesci, intaccando pericolosamente la catena alimentare marina.
Sono le microplastiche, la “zuppa di plastica” come l’hanno definita i ricercatori, lo “smog del mare” come è chiamato nel film: tutte quelle particelle invisibili ad occhio nudo, il cui diametro è al di sotto dei 5 millimetri, a cui si sono affiancate recentemente anche le nanoplastiche (che vanno dagli 0,001 micrometri a 0,1 micrometri), potenzialmente ancora più pericolose.
La fine della microplastica è l’interazione con gli ecosistemi oceanici
afferma Marcus Eriksen, che paragona la situazione dei nostri mari a quella dell’inquinamento atmosferico: da tempo si è capito che filtrare l’aria non è una soluzione a lungo termine; così filtrare gli oceani sembra altrettanto poco plausibile. “Bisogna andare alla fonte”: questo significa ridurre l’uso della plastica e migliorare la gestione dei rifiuti per impedire che raggiungano l’acqua.
E proprio Jack Johnson è da anni impegnato nella sensibilizzazione all’uso consapevole della plastica: dal 2005 i suoi concerti sono plastic free e dal 2007 ai suoi spettacoli è stata offerta acqua gratuitamente tramite fontanelle di ricarica.
In aggiunta a queste iniziative e in occasione del nuovo tour negli Stati Uniti programmato per la prossima estate, Johnson e il suo team di produzione saranno impegnati in programmi di sostenibilità, ma anche di sensibilizzazione a pratiche di turismo responsabile.
Ogni volta che sono in acqua come surfista vedo la quantità di plastica che il mare sta raccogliendo e quanto esso si stia facendo colorato, e non in senso buono (…) E dopo uno spettacolo, guardo fuori e vedo un mare di plastica. L’industria di cui faccio parte contribuisce in modo sostanziale a questo problema e dunque mi sento anche io in parte responsabile.
dice Jack Johnson.
Il film Smog of the sea è diretto da Ian Cheney, documentarista nominato agli Emmy e vincitore di un premio Peabody (tra i suoi film: King Corn, documentatio sulla manipolazione del mais; The city dark, sull’inquinamento atmosferico e The Search for General Tso).
L’intera colonna sonora (da cui è tratto il brano Fragments) è prodotta da Jack Johnson e dal compositore, nonché compagno di bordo, Simon Beins.
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