L’evoluzione della psicologia

Un invito alla conoscenza dell’uomo, alla comprensione del suo comportamento e all’elaborazione di percorsi ottimali per favorirne una crescita equilibrata: ecco l’evoluzione della psicologia.

La Psicologia assume il suo nome e lo status di scienza, verso la fine del 1800, emergendo a fatica dalla filosofia e abbinandosi ad una disciplina allora in pieno sviluppo, la biologia sperimentale. L’evoluzione della psicologia la porta ad allontanandosi dalla sua matrice più speculativa, la psicologia inizia ad occuparsi dell’uomo con lo stesso tipo di curiosità e la stessa metodologia con cui la scienza stava esplorando la realtà.

Il cane di Pavlov porta l’evoluzione della psicologia verso il cognitivismo

L’entusiasmo per l’approccio scientifico aumenta con la casuale scoperta di Pavlov sui riflessi condizionati, che apre le porte al “Comportamentismo” e all’interpretazione dell’azione umana come risultante di processi di condizionamento. Ricerche successive, tuttavia, mettono in luce che, per comprendere e prevedere il comportamento, è necessario prendere in considerazione anche fattori individuali, dati dall’insieme di convinzioni coltivate dall’individuo nei confronti della realtà. Da questa considerazione nasce il “Cognitivismo”. L’attenzione del ricercatore, quindi, non si concentra più sul comportamento ma sulle idee che la persona ha interiorizzato di sé, degli altri e della vita, perché saranno quelle idee a determinare il corso e la qualità delle sue azioni.

Con Freud la psicologia scopre la psicanalisi

Complementare e contemporaneo a questo filone di ricerca, un altro pensiero altrettanto potente caratterizza la storia della psicologia, il paradigma “psicoanalitico”, che considera l’azione dell’individuo come determinata da fattori interni, perlopiù inconsapevoli e sviluppatisi sostanzialmente nei primi anni di vita. Con la scoperta dell'”inconscio” si sviluppa una direzione completamente diversa nell’indagine della natura umana che riconosce la presenza e la potenza di forze irrazionali – pulsioni biologiche e istintuali – che determinerebbero il comportamento.

Negli anni 50′ l’evoluzione della psicologia la porta a rimette l’individuo al centro

In questo contesto, in cui poco spazio rimane per la volontà personale, verso la fine degli anni ’50 comincia a farsi strada una nuova voce che rimette nuovamente l’individuo al centro del suo mondo, riconoscendogli potenzialità di autodeterminazione, di crescita e di trasformazione, ben più forti di qualsiasi condizionamento. Questa terza corrente detta “Umanistica” apre le porte ad un nuovo capitolo della psicologia, ampliando il campo di osservazione e di studio dal semplice comportamento alla qualità delle relazioni, dal resoconto del passato alla progettazione del futuro, dal patrimonio genetico ai talenti inespressi, dal riflesso condizionato alla spinta creativa, dal determinismo alla libertà di scelta, dall’enfasi sugli istinti a quella sulla dimensione etica, dallo studio dell’uomo malato a quello dell’uomo sano e dalla terapia alla formazione.

 

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