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Le emozioni non ci possiedono, e non siamo noi a possederle. Possiamo però cercare di controllarle e imparare a gestirle.
Le emozioni non sono volontarie: non possiamo innamorarci o rallegrarci a comando. Non si può crearle, inventarle o sopprimerle a meno di non usare delle droghe. Ciononostante possiamo non esserne succubi non devono, quindi, diventare un alibi: essere in balia di un’emozione non ci leva la responsabilità del nostro comportamento perché quello sì può essere controllato.
Imparare a riconoscere e gestire le emozioni proprie e altrui aiuta a non averne paura e a viverle appieno. Altrimenti il loro carattere anarchico spaventa e si cerca di sfuggirle rifugiandosi nella razionalità, o di anarle con l’abuso di sostanze, di cibo o di stimoli. L’abitudine di soffocare le emozioni negative anestetizza anche quelle positive e allora la vita perde intensità e senso.
Percepirle, accettarle, dar loro un nome: negli esorcismi riconoscere un nome al demone serve a placarlo. La capacità di elaborazione significa saper sopportare i sentimenti che ci toccano e dar loro un senso. “Dire un’emozione”, anziché agirla, restare sul piano simbolico è meglio che lasciarla trasformare in comportamenti reattivi. È importante non giudicarle, riconoscere loro il diritto di esistere: solo così possiamo arrivare a capirle e a riconoscere le emozioni come parte di noi anziché sentirle aliene e misteriose.
Un’emozione respinta o non accettata si tramuta in azioni che ci allontanano da noi stessi e dalla consapevolezza. Come quando ci si ritrova a litigare o a comprare cose inutili o a perdere un treno senza capirne il perché. Dobbiamo imparare ad attivare la nostra intelligenza emotiva che ci consente di comprendere i nostri bisogni profondi e di soddisfarli.
L’emotività è come un cavallo che va capito e rispettato ma comunque governato. Non deve essere lui a decidere la strada però se gli imponiamo con violenza gli ordini s’imbizzarrisce.
Viviamo costantemente in contatto con le nostre emozioni ma siamo poco abituati a notarle. E c’è di più: se ci chiediamo quali emozioni abbiamo provato prevalentemente nell’ultima giornata ricorderemo soprattutto quelle negative come la rabbia, la tristezza e la paura. Non avremo registrato quelle positive.
Lo scopo del fitness emozionale è imparare a gestire le emozioni e a condizionare i risultati positivi con la
volontà. Se non possiamo cambiare la realtà, possiamo percepirla in maniera diversa?
Siamo noi a decidere come stiamo e non gli eventi esterni. Per cambiare il nostro stato d’animo dobbiamo imparare la flessibilità emozionale, cioè dar poco spazio alle sensazioni sgradevoli per lasciare spazio alle emozioni appaganti e gratificanti.
E tutto questo lo si raggiunge attraverso semplici esercizi. Le emozioni, infatti, si coltivano affrontandole, cercando di conoscerle meglio, interrogandosi sul perché delle proprie reazioni.
L’obiettivo è riconoscere le emozioni e trasformarle in risorse. Siamo noi i soli responsabili delle nostre reazioni emotive. Ma in realtà siamo abituati a scaricare questa responsabilità sugli eventi esterni. Eppure non è l’evento in sé determinante ma come noi lo interpretiamo.
Ci facciamo condizionare dai nostri schemi mentali che creano i nostri stati d’animo attraverso l0uso del corpo, la comunicazione con noi stessi, le domande che ci facciamo e le nostre convinzioni. Basterebbe allenarsi a muovere il nostro corpo, a utilizzare un linguaggio più potenziante, a condizionarci positivamente e a focalizzarci sulle soluzioni piuttosto che sui problemi e saremmo in grado di confrontarci con le nostre emozioni e utilizzarle per vivere al meglio.
L’emotional fitness come strumento di percorso permette di gestire al meglio le tue emozioni e i tuoi stati d’animo.
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