Comestai: l’innovazione ibrida per la cura dei disturbi alimentari in Italia

Una clinica online, integrata con l’intelligenza artificiale, dedicata ai disturbi alimentari: così Comestai risponde alle difficoltà di accesso alle cure.

  • In Italia, oltre 3,5 milioni di persone soffrono di disturbi dell’alimentazione e della nutrizione.
  • Solo un paziente su cinque riceve cure specialistiche, spesso con mesi o anni di ritardo sull’insorgenza dei sintomi.
  • La startup italiana Comestai propone un percorso di terapia online con equipe multidisciplinari.

In Italia, oltre 3,5 milioni di persone soffrono di disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (Dan), ovvero circa il 6 per cento della popolazione. Nove su dieci sono donne. La pandemia ha accelerato un trend già preoccupante: dal 2019 al 2022, i nuovi casi in Italia sono passati da circa 680mila a oltre 1,45 milioni, un aumento del 115 per cento. In contesti pediatrici, gli accessi all’Ospedale Bambino Gesù per disturbi alimentari sono aumentati del 64 per cento (+60 per cento) a partire dal 2019, con un’incidenza in crescita del 50 per cento al di sotto dei 12 anni. Di fronte a questi numeri, la startup Comestai vuole rendere le terapie più vicine e accessibili attraverso gli strumenti digitali.

Nel 2023 i nuovi casi sono stati 1,68 milioni, in deciso aumento rispetto ai circa 680 mila del 2019 © iStockphoto

I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione in Italia

Negli ultimi anni i disturbi alimentari hanno assunto in Italia i connotati di un’emergenza sanitaria. Nel 2023 i nuovi casi sono stati 1,68 milioni, in deciso aumento rispetto ai circa 680mila del 2019. I principali disturbi includono anoressia, bulimia, binge eating, disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo e altre forme atipiche. Tra queste, l’anoressia colpisce circa l’1 per cento della popolazione – oltre 540mila casi, di cui il 90 per cento sono donne – mentre episodi di alimentazione incontrollata, associati a meccanismi di compensazione, sono particolarmente frequenti tra i 12 e i 25 anni.

Negli ultimi anni si assiste anche al crescente fenomeno dell’ortoressia nervosa, un disturbo ancora privo di una classificazione ufficiale nel DSM-5. Il termine indica un’ossessione patologica per l’alimentazione sana, naturale e “pura”. Chi ne soffre elimina intere categorie di alimenti ritenuti “impuri”, impone rituali nella preparazione e nel consumo dei pasti e vive un forte senso di colpa se non rispetta le proprie regole. Col tempo, questa condotta può compromettere le relazioni sociali, la salute fisica e la qualità della vita, pur essendo spesso confusa con una semplice “attenzione al benessere”. Secondo studi recenti, l’ortoressia colpisce fino al 6–7 per cento della popolazione, con prevalenze maggiori tra giovani adulti, studenti universitari, atleti e persone che gravitano in ambienti legati alla nutrizione o al fitness. Anche i social media, con la diffusione di modelli di healthy lifestyle estremizzati, sembrano avere un ruolo.

Le difficoltà nell’accesso alle cure per i disturbi alimentari

L’impatto clinico è pesante: l’anoressia nervosa ha il tasso di mortalità più elevato tra tutti i disturbi psichiatrici e, nell’insieme, in Italia sono circa 4mila i decessi correlati ai disturbi alimentari ogni anno. Questa gravità si unisce a una scarsa presa in carico: solo un paziente su cinque riceve cure specialistiche. Le strutture dedicate, pur numerose (sono circa 126–180 i centri pubblici o accreditati), non bastano a coprire le richieste, con lunghe liste d’attesa, disomogeneità territoriali e costi non sempre accessibili. Il ritardo medio tra insorgenza e primo intervento è di 30 mesi nell’anoressia, 53 mesi nella bulimia e 43 mesi nei disturbi da alimentazione incontrollata. Il sistema pubblico italiano ha tentato di rispondere con un fondo di 25 milioni di euro nel biennio 2022-23, utilizzati solo per il 3 per cento e impegnati per il 59 per cento. Mancano strutture, equipe multidisciplinari e interventi tempestivi, causando abbandoni e complicanze gravi. L’urgente bisogno di cure tempestive e accessibili rende cruciale promuovere un’attenzione rinnovata al tema, a sostegno di soluzioni innovative e inclusive.

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Comestai utlizza al tecnologia e le potenzialità date dall’intelligenza artificiale per portare alla delineazione di terapie tailor made sul paziente © iStock

Comestai: l’accessibilità digitale come punto di forza

La startup italiana Comestai, parte dell’ecosistema LifeGate Way, può contare su un’equipe multidisciplinare specializzata di psicologi, psichiatri, dietisti, nutrizionisti ed educatori che collaborano in team integrati garantendo un accesso rapido da tutta Italia senza spostamenti, costi aggiuntivi o liste d’attesa. Il primo colloquio è gratuito: si tratta di un orientamento senza impegno per valutare il percorso più adatto, che poi verrà costruito in modo personalizzato con piani nutrizionali, terapia psicologica e familiare, monitoraggio medico disponibile online ma con l’opzione per le sessioni in presenza.

La filosofia di Comestai prevede un linguaggio “people‑first” veicolato in un ambiente sicuro, che garantisce il focus sulla persona e non sulla malattia. La piattaforma digitale, integrata con l’intelligenza artificiale, permette di ridurre i tempi di attesa, monitorare il coinvolgimento della persona, abbattere i tassi di abbandono e migliorare l’esperienza del paziente. Numerosi studi dimostrano che i trattamenti online multidisciplinari sono efficaci quanto quelli in presenza e, soprattutto nel settore medico‑psicologico, l’integrazione dell’intelligenza artificiale permette di tracciare i sintomi e adattare il percorso in tempo reale. Fino al 97  per cento dei pazienti ha comorbilità psichiatriche (ansia, depressione) o disturbi del comportamento: in Comestai la terapia familiare ha un ruolo centrale, con sessioni dedicate per fornire strumenti operativi adeguati ai caregiver dei pazienti.

 

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