Mentre il Premio Cairo 2025 prosegue il suo impegno per l’ambiente calcolando e compensando le emissioni dell’evento, si aggiudica la vittoria una scultura di pane.
Se una delle prerogative principali dell’arte consiste precisamente nell’esplorare le nostre più inconfessabili oscurità, pulsioni e fantasie, difficilmente troveremo, nell’arco dell’intero ventesimo secolo, e nello specifico ambito fotografico, qualcuno che abbia saputo conferire alla perversione e al voyeurismo sessuale estremo tutto il rigore estetico e l’eleganza formale che seppe esprimere in proposito l’inconfondibile Robert Mapplethorpe.
Se una delle prerogative principali dell’arte consiste precisamente nell’esplorare le nostre più inconfessabili oscurità, pulsioni e fantasie, difficilmente troveremo, nell’arco dell’intero ventesimo secolo, e nello specifico ambito fotografico, qualcuno che abbia saputo conferire alla perversione e al voyeurismo sessuale estremo tutto il rigore estetico e l’eleganza formale che seppe esprimere in proposito l’inconfondibile Robert Mapplethorpe.
Il lungometraggio biografico “Look at the pictures”, approdato pochi mesi fa nelle sale italiane, e la mostra fotografica allestita a Torino puntano i riflettori su uno dei protagonisti più sulfurei dell’arte novecentesca.
Incarnazione esemplare del binomio genio e sregolatezza, il fotografo newyorkese omosessuale (1946-1989) si contraddistinse innanzitutto per essere riuscito, al pari dell’amico Andy Warhol, a coniugare “underground” e “glamour”, ovvero la creatività alternativa dei sobborghi e i patinati ritrovi dell’alta società dello spettacolo, non senza destare scandali e tentativi di censura.
Le immagini di Mapplethorpe, che palesemente si richiamano alla rigorosa asciuttezza della scultura classica, appaiono spesso e volentieri popolate di grovigli di corpi, dettagli anatomici e genitali, pratiche sessuali esplicite o travestimenti transgender, sempre declinati attraverso un registro stilistico estremamente sofisticato e lineare.
Al tempo stesso le sue gallerie pullulano di ritratti di star hollywoodiane e celebrità contemporanee, a cominciare dall’amica di una vita, la cantante Patti Smith, i cui dischi poterono beneficiare di copertine curate dall’artista in persona.
Patti Smith, prima fidanzata e amica di una vita
Prima di essere annientato dall’AIDS (malattia per la quale l’omonima fondazione raccoglie tuttora fondi da destinare alla ricerca medica) Mapplethorpe approdò all’apice della gloria artistica, grazie anche ai buoni uffici dell’amante e mentore Sam Wagstaff: tra i numerosi riconoscimenti, la mostra del 2009 a Firenze, dove le sue opere furono affiancate ai capolavori di Michelangelo nella Galleria dell’Accademia.
La galleria torinese Franco Noero accoglie fino all’11 febbraio un’ampia selezione di scatti di Mapplethorpe sapientemente collocati nelle sale settecentesche di Palazzo Carignano, nell’omonima piazza, dove il dialogo tra le immagini fotografiche e i motivi delle decorazioni floreali è intervallato dai pannelli in legno appositamente realizzati dal designer Martino Gamper.
L’allestimento della mostra in una delle sale di Palazzo CarignanoAncora una volta, scorgiamo una sessualità osservata con l’aplomb tipico di una natura morta, o la freddezza quasi chirurgica di un botanico che indaga i corpi come fossero fiori da classificare.
Grazie all’impegno di Fenton Bailey e Randy Barbato, che hanno setacciato documenti inediti e fondi riservati dell’archivio personale di Mapplethorpe, la HBO è riuscita a produrre un lungometraggio biografico di 108 minuti (vietati ai minori di 14 anni) che tratteggiano la personalità enigmatica e discussa di un artista decisamente sui generis.
Basti pensare che il titolo dell’opera, approdata alla fine dello scorso ottobre in 40 sale italiane, ovvero “Look at the pictures” (il cui trailer è disponibile a questo link), ripropone la frase urlata da un senatore degli Stati Uniti, tal Jesse Helms, infervorato nel tentativo di convincere i propri colleghi a negare le sovvenzioni statali alla mostra dedicata al celebre fotografo pochi mesi dopo la sua morte.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Mentre il Premio Cairo 2025 prosegue il suo impegno per l’ambiente calcolando e compensando le emissioni dell’evento, si aggiudica la vittoria una scultura di pane.
A Milano, la Un Sdg Action campaign partecipa all’esposizione sulle disuguaglianze in Triennale con le opere dell’artista turco Uğur Gallenkuş.
Una mamma orsa che con il suo piccolo orsetto attraversano la strada: è la foto vincitrice del concorso fotografico Obiettivo Terra 2025.
In tre anni di guerra, le bombe russe hanno distrutto almeno due milioni di abitazioni. La mostra “Dakh: Vernacular Hardcore” allestita al Padiglione Ucraina racconta l’emergenza quotidiana e il desiderio di rinascita.
Fino al 14 aprile, a Milano, cosnova Italia ospiterà una rassegna d’arte sui colori della bellezza. LifeGate è fra le realtà premiate per l’impegno a rendere il Pianeta più vivibile.
Mentre il Premio Cairo tende sempre di più verso la neutralità climatica, l’opera vincitrice esprime tutte le preoccupazioni di una generazione.
In occasione della mostra al Mudec di Milano, vi raccontiamo vita e opere di Niki de Saint Phalle, la “donna artista famosa” per le sue Nanas.
Otto grandi mostre in giro per l’Italia, ma non solo, per un autunno all’insegna dell’arte in ogni sua forma: pittura, scultura e performance.
L’umanità tutta, scandagliata grazie alla fotografia, etica è in mostra a Lodi dal 28 settembre per un mese intero. Per avere a fuoco la realtà.
