Cammini e itinerari

Cosa sono i Migrantour, alla scoperta dei quartieri multiculturali accompagnati da chi li abita

Visitare zone delle città popolate da “nuovi italiani” guidati da accompagnatrici (spesso sono donne) che le vivono ogni giorno. Una forma di turismo responsabile, Migrantour, per comprendere il valore del multiculturalismo.

Si chiamano Migrantour e sono diffusi in Italia e in Europa ormai da 10 anni: non si tratta delle solite visite guidate nelle nostre belle città d’arte ma di brevi tour in zone mirate dalle caratteristiche uniche. Si va infatti alla scoperta di quartieri conosciuti per l’importante presenza di cittadini stranieri e lo si fa guidati da un’accompagnatrice interculturale che è essa stessa parte della comunità ed è quindi in grado di facilitare la comprensione e la relazione con questi “nuovi italiani”. Un’esperienza arricchente che stupisce e regala la bellezza di un nuovo sguardo.

10 anni di Migrantour, la storia di un progetto di civiltà e comprensione

Migrantour è un modo autentico e solidale per conoscere la propria o un’altra città attraverso gli occhi di chi abita e conosce quei quartieri che spesso vengono considerati “difficili” e, proprio per questo, sono poco frequentati e realmente vissuti dal resto dei cittadini. Per parlarci di questo consolidato progetto, abbiamo incontrato Rosina Chiurazzi Morales, responsabile per Migrantour dei Progetti di Torino, alla quale abbiamo chiesto come siano nati i Migrantour. “Il progetto è nato a Torino nel 2009 grazie a una cooperativa sociale, Viaggi solidali, che si occupa di turismo responsabile – aderisce infatti ad Aitr, associazione italiana turismo responsabile – insieme a due ong Acra e Oxfam Italia. Il primo itinerario che a quei giorni viene pensato è quello di Porta Palazzo a Torino, una zona dove era ed è tutt’oggi evidente la componente multiculturale. Tutto è scaturito pensando a ciò che accade comunemente: infatti in genere quando si viaggia lontano, per esempio in Asia o in America latina, si ha voglia di conoscere altre persone e nuove culture. Poi invece, quando si incontrano in Italia altre etnie, cittadini di diverse nazionalità, che sono magari i nostri vicini di casa o i proprietari dei negozi dei nostri stessi quartieri, raramente si ha la stessa curiosità di interagirvi, di conoscerli. È quindi davvero un concetto molto semplice quello da cui siamo partiti per il nostro progetto: le persone migrano da sempre e continueranno a farlo. Per quanto ci riguarda la migrazione è arricchente a livello culturale, sociale e anche economico e la componente multiculturale in una società, sempre più frequentemente e numericamente presente, è un vantaggio e Migrantour è il nostro modo per farlo comprendere.

Da questo desiderio di comunicare il multiculturalismo è nato il primo corso per accompagnatori interculturali (che è cosa diversa dall’essere guida) che provengono da diverse parti del mondo: così oggi all’interno del progetto lavorano moltissime persone, dal Perù come nel mio caso, dalla Cina, dall’America Latina, dall’Africa e tutte si impegnano a far conoscere i diversi quartieri delle nostre città attraverso lo sguardo dei nuovi cittadini che si sono trasferiti in Italia anni fa e hanno fatto del nostro paese il loro paese”.

Quali sono le città dove partecipare a un Migrantour

Dalla sua nascita a oggi Migrantour è cresciuto coinvolgendo sempre più realtà. “Nel 2014 il progetto ha assunto una dimensione europea – ci racconta ancora Rosina Chiurazzi Morales – e oggi sono 15 le città che fanno parte della rete (Catania e Cagliari sono le ultime a essersi unite) e all’estero abbiamo Parigi, Marsiglia, Lubiana, Lisbona”. Completano la lista: Bologna, Bruxelles, Firenze, Genova, Napoli, Pavia, Roma e Valencia. Ogni accompagnatrice interculturale non si limita a guidare il suo gruppo nel quartiere, ma facilita l’incontro e lo scambio tra chi vive in quella zona e chi invece è lì solo come “turista”. Ciò significa per esempio entrare nei luoghi sacri di altri culti religiosi, nelle botteghe e nelle attività degli immigrati e, soprattutto, ascoltarne le storie per capirne l’esperienza di vita. Cosa li ha portati in Italia? Perché hanno lasciato il loro paese? Sono solo alcune delle domande che è possibile fare durante un Migrantour per comprendere a fondo il motivo che ha spinto queste persone alla ricerca di una nuova realtà.

A Milano, metropoli italiana simbolo dell’immigrazione – prima per lo più nazionale, negli ultimi anni anche internazionale – dove convivono, non sempre senza problemi, diverse popolose comunità che hanno senza dubbio contribuito a rendere grande la città, i Migrantur organizzati sono 3: in via Padova, a Chinatown e a Porta Venezia. Per partecipare occorre prenotarsi e il costo delle passeggiate è di 12 euro a persona.

A Bologna uno degli itinerari proposti porta alla scoperta dei diversi culti presenti nel centro storico della città: partendo da piazza Maggiore, in un crocicchio di stradine che si snodano da San Petronio fino a Strada Maggiore, è possibile entrare in contatto con le svariate comunità e religioni. Dalla sinagoga, alla chiesa greco ortodossa, quella copta, ai valdesi e la sala di preghiera islamica, il cuore di Bologna è un esempio virtuoso di convivenza nella differenza. Questo itinerario è disponibile anche nella versione multisensoriale ed è pensato per gruppi in cui siano presenti anche persone ipo o non vedenti.

Migrantour
Un momento del tour che si svolge a Torino a Porta Palazzo. ©Migrantour

Le passeggiate in occasione della Giornata mondiale del rifugiato

Migrantour può essere quindi definito un valido – e piacevole – strumento di integrazione e comunicazione tra diverse culture che convivono nello stesso luogo. L’attenzione di questa rete e quindi i suoi progetti non sono però solo rivolti agli italiani nei confronti degli stranieri ma anche, ad esempio, ai rifugiati che si trovano in Italia e hanno bisogno di sostegno per ambientarsi. A questo scopo è nato New roots che ha come focus i richiedenti asilo: a loro a Torino è dedicato un itinerario chiamato “Welcome tour” per conoscere, oltre alle usanze, il nostro patrimonio culturale e artistico e si svolge in collaborazione con il Museo egizio e il supporto delle loro speciali guide, delle donne di lingua araba, capaci di trasmettere al meglio la propria storia e cultura.

Proprio pensando all’imminente Giornata mondiale del rifugiato – che si celebra il 20 giugno – la rete Migrantour offrirà gratuitamente delle passeggiate interculturali: sabato 22 giugno per esempio ne è programmata una comune in tutte le piazze coordinate da Viaggi solidali – Torino, Milano, Genova e Roma – ma diverse iniziative saranno presenti in molte altre città. Per rimanere informati, consultate questa pagina del sito Migrantour.

“Dopo quasi 10 anni di attività – conclude Rosina Chiurazzi Morales – Migrantour è un’esperienza che sempre più persone scelgono di fare: chi usufruisce dei tour oggi sono soprattutto scuole, medie e superiori di ogni tipo, ed è importante perché in questo modo i giovani diffondono a loro volta nella propria famiglia ciò che hanno appreso. Molti partecipanti all’inizio si avvicinano a quest’iniziativa con dei pregiudizi ma poi, vivendo in prima persona queste diverse realtà, ne trovano solo giovamento. I riscontri positivi ci sono sempre”.

Il progetto Migrantour dimostra che un’interazione e un dialogo arricchente e proficuo è sempre possibile ed è anzi auspicabile e per incentivarlo, oltre alle iniziative già raccontate, sono stati ideati dei corsi dedicati ai giornalisti perché comunichino in maniera corretta le migrazioni: si chiamano Le nostre città invisibili e, in collaborazione con l’Agenzia italiana cooperazione sviluppo in Italia, affrontano il delicato tema della buona informazione.

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