La mobilità sostenibile disegnerà la “nuova” Bologna. Parla l’assessora Valentina Orioli

Intervista a Valentina Orioli, assessora alla mobilità del Comune: “Entro il 2030 puntiamo ad elettrificare tutta la rete del trasporto pubblico locale”.

Nuova mobilità, infrastrutture, vivibilità e cura dello spazio pubblico, valorizzazione dei beni culturali e portici Unesco, progetto “Impronta verde” e parchi urbani. Sono le deleghe di Valentina Orioli, l’assessora che avrà un ruolo centrale nel disegnare il futuro della città di Bologna. Dopo Torino e Milano, questa è la terza di un ciclo di interviste che Lifegate sta realizzando per capire come si stanno muovendo le principali città italiane sul fronte della mobilità sostenibile.

Valentina Orioli si occupa di mobilità, valorizzazione dello spazio pubblico e verde urbano © Margherita Caprilli

Una nuova mobilità per affrontare i grandi temi del cambiamento climatico e della tutela della salute dei cittadini. Qual è la strada intrapresa dal Comune di Bologna?
Bologna è una delle 100 città pioniere che puntano a raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2030, con 20 anni di anticipo rispetto alla tabella di marcia dell’Unione europea. La nostra idea di mobilità è basata su un progetto integrato teso a cambiare la città anche dal punto di vista fisico, trasformandone il tessuto per renderlo più bello, sicuro e accogliente per tutti. Lo spazio pubblico deve essere trasformato per poter accogliere al meglio tutte le possibili forme di spostamento. La nostra, in sostanza, è una visione integrata di mobilità come elemento di trasformazione della città.

Bologna è la città delle bici per eccellenza. Ma il vostro obiettivo è quello di incentivare ancora di più questo tipo di spostamenti: in che modo?
La città è già ben attrezzata su questo fronte: ad esempio ha ottenuto le 4 stelle nel progetto ComuniCiclabili. Nonostante ciò, abbiamo deciso di imprimere un’ulteriore accelerazione attraverso un corposo set di investimenti pari a circa 13 milioni di euro. L’obiettivo è di completare entro il 2030 – e possibilmente anche prima – la rete primaria del Biciplan, il Piano della mobilità ciclistica. Il lavoro peraltro non si esaurisce a livello comunale ma si sviluppa in sinergia con la Città metropolitana di Bologna per dare un impulso al progetto della Bicipolitana, la prima rete ciclabile italiana a livello metropolitano. Nello specifico, con queste azioni contiamo di favorire ulteriormente l’uso delle biciclette soprattutto per gli spostamenti brevi, per i quali un numero elevato di cittadini sceglie ancora l’auto.

Bici e trasporto pubblico a Bologna
Bici e trasporto pubblico a Bologna © Alessandro Cavestro/Unsplash

Due anni fa ha debuttato a Bologna il People Mover, la prima monorotaia in Italia che collega aeroporto e stazione. Qual è il suo bilancio di questa esperienza?
Penso sia presto per tracciare un bilancio, anche alla luce dei guasti abbastanza frequenti che si sono riscontrati. Di certo, quando ha ben funzionato si è dimostrato un sistema molto efficace. Il nostro impegno è quello di risolvere i problemi e di garantire la continuità del servizio, perché si tratta di un’infrastruttura che si inserisce nella visione integrata della mobilità cittadina della quale parlavo in precedenza.

Le due opere simbolo della nuova mobilità di Bologna saranno il passante di mezzo e la prima linea rossa del tram.
Il passante di mezzo è una struttura che taglia in due la città e può consentire di rendere il traffico più fluido e di migliorare le interconnessioni. Il nostro obiettivo è quello di integrare la struttura nel contesto urbano anche attraverso la mitigazione del suo impatto ambientale, con 140 ettari di aree verdi ed energia prodotta tramite pannelli fotovoltaici. Per quanto riguarda il tram, si tratta di un’infrastruttura necessaria che la città attende da tempo e che risponde alla necessità di migliorare ulteriormente l’offerta del trasporto pubblico locale. A lungo termine il progetto prevede quattro linee e la prima, la rossa, è già stata finanziata e aggiudicata per la progettazione esecutiva e la cantierizzazione.


Il passante di mezzo e la prima linea rossa del tram sono le due opere principali che disegneranno la nuova mobilità cittadina © Pexels

Per Bologna si tratta di una sorta di ritorno al passato.
Sì, perché fino agli anni 60’ in città si contavano alcune linee di tram. Ma preferisco parlare di ritorno al futuro, perché consideriamo questo mezzo di trasporto strategico per pianificare la mobilità, e quindi la città, del futuro. I vantaggi sono di carattere ambientale e sociale: si tratta di un mezzo inclusivo utile anche per collegare meglio le periferie al centro. E risponde pienamente all’obiettivo di rendere lo spazio pubblico più bello, sicuro e accessibile a tutti. Entro il 2030 puntiamo inoltre ad elettrificare tutta la restante rete del servizio pubblico avvalendoci di autobus elettrici e a idrogeno.

Passando agli spostamenti a piedi, lei si occupa anche della valorizzazione dei portici. Dopo aver raggiunto l’obiettivo del riconoscimento Unesco, quali saranno i prossimi passi?
Come richiesto dall’Unesco, abbiamo approntato un apposito ufficio di gestione presso il Comune e stiamo lavorando a un piano di valorizzazione dei portici con diversi progetti, molti dei quali già in corso di finanziamento. L’obiettivo è duplice: la gestione da un lato, e la valorizzazione culturale e turistica dall’altro. Con 62 chilometri di percorso pedonale protetto, i portici sono  un’infrastruttura fondamentale in ottica mobilità dolce e sostenibile; che tra le altre cose, per effetto della pandemia, ha visto anche una notevole estensione delle attività commerciali.

A proposito della pandemia, quanto e in che modo ha modificato le abitudini dei bolognesi in tema di mobilità?
Ha determinato una grande richiesta di spazi pubblici aperti in prossimità delle abitazioni per trascorrere il tempo libero e, al contempo, una nuova valorizzazione di alcuni luoghi della città come la collina, poco distante dal centro storico. Uno dei fulcri del progetto “Impronta verde” del Comune è proprio il Parco della collina. Un altro effetto tangibile della pandemia è stata la crescita dell’utilizzo della bici: siamo a un +12 per cento rispetto al 2019 e nei prossimi anni confidiamo che questo dato continui a crescere.

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