Cosa sono i rifugi climatici e perché sono un diritto, non un privilegio

Il caldo non è uguale per tutti: servono soluzioni accessibili come i rifugi climatici. A Bologna ne sono stati attivati quindici in biblioteche, musei e spazi pubblici.

L’estate è appena iniziata e in molte città italiane i termometri hanno già superato, e di gran lunga, le medie stagionali, con massime oltre i 35 gradi Celsius (°C) e per diversi giorni consecutivi in molte città. Bologna è risultata tra i centri urbani più caldi e ha scelto di rispondere con un’azione concreta: l’attivazione di quindici “rifugi climatici” in luoghi pubblici simbolo della città – biblioteche, musei, centri di quartiere e aree verdi – aprendo le porte a chiunque cerchi un sollievo dal caldo.

Rifugi climatici a Bologna.
Verde e ombra: i rifugi climatici possono essere anche spazi semplici come una panchina all’ombra, accessibili a tutte le persone nei giorni più caldi © iStcok

Non solo una misura di emergenza, dunque, ma un segnale di cura collettiva e che tiene conto delle esigenze di tutta la popolazione, comprese quelle persone che non possono scegliere dove e come proteggersi da temperature torride.

Cosa sono i “rifugi climatici” e perché se ne parla

Secondo le rilevazioni meteorologiche, il mese di giugno 2025 ha registrato picchi ben superiori alle medie stagionali in numerose aree del paese. Ma un dato, più di altri, sintetizza la portata della trasformazione in corso: sulle Alpi, lo zero termico – la quota a cui la temperatura è pari o inferiore a 0°C – ha recentemente superato i 5.300 metri, sfiorando il record assoluto di 5.400.

Un fenomeno che evidenzia la crescente fragilità e sofferenza dei ghiacciai alpini e racconta simbolicamente come le temperature elevate stiano conquistando spazi sempre più ampi, dalle cime delle montagne fino alle nostre città. Non si tratta più solo di picchi isolati, ma di un cambiamento strutturale che investe il nostro ambiente e modifica il modo in cui viviamo lo spazio urbano.

In questo scenario, le città si trovano in prima linea: sono tra i luoghi più esposti agli effetti del riscaldamento e, al tempo stesso, possono diventare laboratori in cui sperimentare soluzioni concrete. Bologna lo ha capito e, per questo, ha scelto di attivare i suoi primi quindici rifugi climatici: spazi pubblici che offrono protezione nei periodi più caldi, senza alcuna distinzione economica o sociale.

 

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Nel cuore della città, luoghi simbolo come le biblioteche comunali di Salaborsa e dell’Archiginnasio, il museo di arte moderna MAMbo o i Giardini Margherita si trasformano così in luoghi di accoglienza e protezione dal caldo. Un gesto che va oltre l’emergenza e che riconosce un principio fondamentale: il diritto a vivere in condizioni climatiche sicure, che deve essere garantito a tutte le persone.

Disuguaglianze climatiche: la povertà da raffreddamento

L’esperienza bolognese si inserisce in un movimento sempre più diffuso che riconosce come il cambiamento delle temperature non riguardi solo l’ambiente, ma anche le disuguaglianze sociali, come dimostra chiaramente il caso di Madrid, dove le ondate di calore accentuano fratture sociali già esistenti.

Secondo uno studio dell’Istituto di salute Carlos III, infatti, i quartieri con i redditi più bassi sono anche quelli dove si registra il maggiore impatto sulla salute nei periodi di caldo intenso: “Un’ondata di calore non è la stessa cosa quando si è costretti a condividere una stanza con altre tre persone e senza aria condizionata, rispetto a chi vive in una villa con piscina e aria condizionata”, ha spiegato al Guardian Julio Díaz Jiménez, professore e membro del gruppo di ricerca che ha condotto lo studio.

Non si tratta, dunque, di percezioni individuali, ma delle conseguenze dirette di povertà abitativa e infrastrutture inadeguate, come la mancanza di verde pubblico, che amplifica l’effetto isola di calore e trasforma il caldo in un problema di salute pubblica.

Per questo, si parla sempre più spesso di summer energy poverty o cooling poverty: la povertà da raffreddamento è una forma di vulnerabilità che si manifesta nei mesi estivi e che si affianca a quella, ben più nota, legata ai costi del riscaldamento invernale. La disuguaglianza a questo punto è evidente: chi ha contribuito meno alle emissioni globali di anidride carbonica, sono spesso le stesse persone che subiscono in modo più netto gli effetti del riscaldamento climatico.

Le soluzioni ai picchi di calore, in Italia e nel mondo

Di fronte a queste criticità, diverse città stanno sperimentando soluzioni per ridurre gli impatti nelle giornate più calde dell’anno e migliorare la vivibilità urbana, in Italia e nel mondo.

New York, cooling center

Negli Stati Uniti, New York ha attivato centinaia di cooling centers, spazi pubblici climatizzati disponibili nei giorni di picco termico, affiancati da campagne informative e sostegni economici mirati alle comunità urbane più esposte ai fenomeni estremi.

Lione, innovazione

In Francia, la Métropole di Lione ha realizzato una mappa interattiva che segnala centinaia di “luoghi freschi” in città, come spazi interni climatizzati e parchi ombreggiati. Lo strumento permette anche di pianificare interi percorsi per mouoversi in città, minimizzando l’esposizione al caldo ed evitando le isole di calore.

Rifugi climatici per il centro di Barcellona.
Barcellona ha creato dal 2019 una rete di oltre trecentocinquanta rifugi climatici © iStock

Barcellona, prossimità

Anche Barcellona ha intrapreso un percorso simile, creando dal 2019 una rete di oltre trecentocinquanta rifugi climatici, tra centri civici, scuole, musei, mercati, parchi e fontane potabili. Il Comune assicura che il 98 per cento della popolazione abbia un “climate shelter” a meno di dieci minuti a piedi e il 68 per cento a meno di cinque, con ambienti mantenuti intorno ai ventisei gradi centigradi, sedute e acqua fresca, tutto gratuitamente.

In Italia, oltre Bologna, altre città stanno adottando misure analoghe.

Torino, spazi climatizzati

A Torino, il piano estate 2025 prevede l’apertura prolungata dei centri d’incontro climatizzati.

Milano, soste refrigerate

Milano ha avviato un progetto sperimentale che prevede l’apertura di biblioteche e centri civici come aree di sosta refrigerata nei giorni più caldi.

Roma, piscine accessibili

Roma offre ingressi gratuiti alle piscine comunali, accompagnando l’iniziativa con trasporti dedicati per anziani e persone a mobilità ridotta.

Queste misure, sempre più diffuse, dimostrano quanto l’adattamento urbano al caldo non sia più un plus, ma una vera e propria necessità sociale.

Il futuro è già qui

Il riscaldamento globale non è una previsione lontana: è una realtà che già oggi coinvolge milioni di persone. Secondo uno studio pubblicato su Nature sustainability, circa 60 milioni di persone vivono attualmente in aree dove la temperatura media annua supera i ventinove gradi centigradi – ben oltre la soglia che gli scienziati considerano la nicchia climatica umana, ovvero l’intervallo di condizioni ambientali che storicamente ha consentito agli esseri umani di vivere e prosperare.

I ricercatori avvertono che questa nicchia si sta restringendo rapidamente e se le emissioni non verranno drasticamente ridotte, fra il 22 per cento e il 39 per cento della popolazione mondiale – ovvero tra 2 e 3,7 miliardi di persone – vivrà in aree con condizioni climatiche incompatibili con la salute e la sicurezza.

Per questo, i rifugi climatici rappresentano molto più di un intervento temporaneo: sono un segnale concreto di inclusione e di giustizia sociale. Rendere le città più accessibili, più verdi e più resilienti significa non solo mitigare l’impatto delle temperature estreme, ma costruire spazi urbani più equi, dove il benessere non dipende dalle possibilità economiche.

Bologna, con questa iniziativa, traccia una strada che può diventare un modello replicabile: proteggersi dagli effetti del caldo non può essere un privilegio per pochi, ma deve trasformarsi in un diritto universale. Perché oggi il cambiamento climatico si misura non solo nei ghiacciai che si ritirano, ma anche nei marciapiedi bollenti delle nostre città.

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