
Fiamme in Sardegna, Sicilia e Calabria, e il rapporto parla chiaro: nel l 2025 persi già 31mila ettari di terreno in tutta Italia, col Sud più colpito.
Nell’anno della pandemia, Bologna è prima nella classifica del 2020 sulla qualità della vita del Sole 24 ore. Milano perde 11 posizioni rispetto ai due anni precedenti.
Se le parole più utilizzate nel 2020 sono state pandemia, quarantena e distanziamento, la chiave di lettura comune è resilienza: la capacità di un individuo nel fronteggiare eventuali avversità o eventi traumatici. Di sicuro è la parola che meglio definisce l’indicatore metaforico più rilevante della 31esima indagine del Sole 24 ore sul benessere nei territori.
Quella di quest’anno è un’indagine che racconta l’impatto del coronavirus, che è stato estremamente differente a seconda dei territori presi in esame.
Nell’Italia sconvolta dalla pandemia, dunque, ha ancora senso parlare di qualità della vita? È questa la domanda da cui ha preso il via l’indagine che il quotidiano economico e finanziario ore ha presentato la scorsa settimana sulla qualità della vita nelle città e regioni d’Italia. La risposta è sì: anche durante una pandemia è giusto e doveroso parlare di qualità della vita, ma diventa anche indispensabile inserire nuovi indicatori rispetto a quelli utilizzati negli anni precedenti che siano in grado di misurare una nuova realtà.
Ecco allora l’inserimento del nuovo indicatore sui contagi in rapporto alla popolazione, mentre 25 dei 90 indicatori utilizzati nell’indagine — per la maggior parte aggiornati al 2020 in base agli ultimi dati disponibili — sono stati scelti proprio per valutare le conseguenze su larga scala del virus. Infine, in un anno in cui il digitale ha subìto una grande accelerazione ed è stata di fondamentale importanza per garantire le attività ad ogni livello, dieci indicatori sono stati dedicati nello specifico all’innovazione digitale.
Nel vortice dell’emergenza, una città si è dimostrata più resiliente delle altre, una città che per sua conformazione (poco meno di 400mila abitanti, un milione in tutta la provincia) è da sempre definita “una città a misura d’uomo”: Bologna.
Bologna, infatti, si aggiudica il primo posto nella classifica, scalando 13 posizioni rispetto al 2019. L’ascesa di Bologna e di praticamente tutte le province dell’Emilia-Romagna, a eccezione di Rimini, è data soprattutto dall’eccellenza a livello di ricchezza e occupazione: l’intera area metropolitana si piazza ai primi posti per reddito, consumi delle famiglie, depositi bancari, start up e opportunità di lavoro, ambiente e servizi (al secondo posto nella graduatoria settoriale, dopo Milano), ma anche per offerta culturale (al terzo posto).
Non a caso Bologna dal 2006 è città creativa della musica Unesco, la sua provincia detiene 22 eccellenze alimentari (tra dop e igp); anche in pieno Covid-19 è riuscita a gestire la situazione sanitaria, non entrando mai in affanno, detiene il più alto tasso di scolarizzazione in termini di diplomati ed è tra i primi posti per la formazione continua, distinguendosi nell’anno della didattica a distanza per indice di trasformazione digitale e diffusione di internet veloce.
“Anche in piena pandemia”, sottolinea il sindaco della città Virginio Merola, come riportato dal Sole 24 ore, “siamo riusciti a ridurre il debito, senza aumentare tariffe e tasse, con sconti sui rifiuti per i negozi chiusi, garantendo l’accesso gratis ai nidi a metà dei bimbi, raddoppiando i buoni spesa del governo per le famiglie in difficoltà, finanziando con sessantuno milioni il recupero di mille alloggi sociali e confermando anche quest’anno sette milioni di spesa in cultura”.
Se Bologna è prima a livello di ricchezza e consumi, quarta in affari e lavoro, seconda in ambiente e servizi, terza in cultura e tempo libero, si posiziona, invece, nella parte bassa della graduatoria nazionale per sicurezza e gestione della giustizia: troppe le denunce di furti, estorsioni, frodi e violenze sessuali.
Come regione l’Emilia-Romagna si posiziona al quarto posto, dietro a tre territori a statuto speciale del nord e con ben cinque province su nove tra i primi venticinque posti: è prima in Italia per occupazione femminile (67 per cento), per tasso di per copertura a banda larga di piccoli comuni e scuole. E, a parte Rimini al diciassettesimo posto a causa principalmente del crollo del turismo nell’anno della Covid, tutte le altre province recuperano posizioni in graduatoria.
A perdere posizioni nella graduatoria del Sole 24 ore sono le grandi città soprattutto turistiche – come come Venezia, Roma, Firenze e Napoli; quasi tutte le zone turistiche, a eccezione della Liguria in controtendenza; e le città del nord, a parte le province di Bolzano e Trento, come Milano, che perde undici posizioni rispetto agli ultimi due anni, quando era prima in classifica.
La pandemia si ripercuote, dunque, duramente sulle province del nord e in particolare su quelle lombarde, che registrano la diffusione più elevata del virus in rapporto alla popolazione residente e che sono tutte in peggioramento rispetto allo scorso anno, a eccezione di Sondrio e Mantova.
Milano è penalizzata soprattutto dal crollo del pil pro capite in base alle stime 2020, ma anche da alcuni indicatori nuovi come lo spazio abitativo medio a disposizione, quando smart working e dad fanno crescere l’esigenza di spazi.
Il focus dell’indagine di quest’anno è sull’innovazione digitale, con dieci nuovi parametri che raccontano in particolare l’evoluzione digitale del Paese. Firenze è prima nell’indice di trasformazione digitale; Viterbo è in testa per il numero di spid erogati per mille abitanti; Genova per edifici coperti dalla banda larga; Milano per la quota di imprese (sul totale) che fanno e-commerce. Spostandosi al sud, emergono divari rilevanti ad esempio nella diffusione dei pos nei negozi (due ogni cento abitanti a Barletta-Andria-Trabi, contro i dieci a Milano e Rimini).
A non cambiare in classifica è il divario nord Italia e sud: solo Cagliari si posiziona nella top ten, al nono posto. Per trovare la prima provincia meridionale successiva dobbiamo scendere al 54esimo posto dove incontriamo Campobasso.
Ma la risposta forte alla pandemia delle province del sud non deve tardare troppo ad arrivare dal momento che, anche da questa classifica, è sempre più chiaro come la pandemia abbia in generale acuito le differenze.
I primi segni ci sono, come dimostra l’intervento al convegno web del Sole 24 ore di Antonio Decaro, presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) e sindaco di Bari: “Abbiamo proposto al governo un piano in dieci temi da inserire nel recovery plan: dobbiamo puntare ancora di più, ad esempio, sulla mobilità sostenibile, e cioè anche piste ciclabili, micromobility, sharing mobility, mezzi elettrici; un rifinanziamento del piano periferie (per una ricucitura urbanistica e sociale delle nostre città); un piano cultura che punti a rilanciare l’attrattività turistica di piccoli centri e aree interne; e un’agenda digitale per banda ultralarga e servizi della pubblica amministrazione informatizzati”.
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