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Viaggio nei luoghi e nella filosofia Oway, azienda bolognese che produce trattamenti per il corpo con ingredienti provenienti da coltivazioni biodinamiche.
Un’azienda agricola biodinamica è come un organismo vivente, spiega Lorenzo Capecchi, agronomo. “La testa siamo noi, con le decisioni che prendiamo. Il cuore è il compost che produciamo con il letame dei nostri asinelli. Le membra sono le piantine, mentre la pelle è la siepe che circonda la proprietà. Un ruolo fondamentale è giocato dalle api: le api sono il sistema nervoso periferico perché, volando di fiore in fiore, trasmettono dei messaggi”.
Capecchi espone questi concetti accarezzando Spritz, uno degli asini che vivono liberi all’interno di Ortofficina, incantevole tenuta sui colli bolognesi dove Oway coltiva piante, fiori e arbusti officinali e aromatici. Si vede che l’agronomo ama questo posto, e come dargli torto. Nonostante la calura che a metà settembre ancora non dà tregua, la campagna è meravigliosamente accogliente, viva, brulicante, profumatissima, inebriante. Sembra proprio di essere dentro il quadro di Monet che raffigura i covoni di fieno sul finire dell’estate. Un periodo che “assomiglia all’ora più bella del giorno, sospesa com’è tra il buio e la luce”, per usare le parole di Fabrizio Caramagna.
Ma torniamo a noi. Oway produce trattamenti professionali per i capelli e per la pelle formulati con oli essenziali, estratti e idrolati provenienti da agricoltura biodinamica, biologica ed equo-solidale. Ricavati cioè coltivando le piante senza l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti sintetici, bensì con preparati biodinamici la cui dinamizzazione avviene mescolando l’acqua con un gesto rotatorio affinché si carichi di ossigeno ed energia. Significa dialogare con la natura e con i vari attori che compongono ciascun ecosistema, rispettando i ritmi naturali, gli equilibri complessi, le fasi lunari e le stagioni, così da preservare la fertilità dei terreni ed ottenere ingredienti ricchissimi di principi attivi e nutrienti, talmente efficaci da poter essere utilizzati nelle giuste dosi evitando sprechi.
Qual è il segreto? Si tratta di sfruttare le proprietà intrinseche delle singole specie vegetali: la menta, che allo stato selvatico ha la capacità di espandere la sua capillarità sul territorio in quanto colonizzatrice, non a caso viene impiegata per la preparazione di creme che favoriscono la microcircolazione. L’elicriso, invece, data la sua resistenza alla siccità è perfetto per donare idratazione.
Il metodo biodinamico è nato nel 1924 grazie all’intuizione di Rudolf Steiner, mentre le basi per Oway sono state gettate nel 1948. La linea è poi nata nel 2000. Dieci anni dopo, è stata presa la decisione di dar vita ad Ortofficina. Il 2013 è un’altra data importante per l’azienda, che ha sede a Bologna: in quell’anno si è scelto di eliminare la plastica biodegradabile utilizzata per i contenitori e sostituirla con vetro e alluminio, materiali riciclabili all’infinito. La plastica è bandita anche negli uffici, dove i dipendenti sono incaricati di prendersi cura di piccoli microcosmi botanici. Gli imballaggi – realizzati unicamente in carta, legno, metallo e cotone – sono stati abbandonati ove possibile.
Ma la sostenibilità di Oway non finisce qui: le finestre sono studiate per sfruttare al massimo la luce naturale, mentre il fabbisogno energetico è soddisfatto in larga misura dai pannelli fotovoltaici (per eventuali eccedenze si ricorre a fornitori di energia da fonti rinnovabili). In loco è presente anche un depuratore delle acque. L’impegno costante unito all’adesione a progetti di compensazione delle emissioni ha permesso a questa realtà di diventare carbon neutral company.
Le agriformule di Oway sono studiate per i professionisti, cui l’azienda fornisce anche corsi di formazione. Ad aver abbracciato questo lifestyle sostenibile sono 25mila luoghi di bellezza – saloni, parrucchieri, centri estetici, spa – in settanta paesi del mondo. Chiunque sia interessato ai prodotti Oway può acquistarli online o nel punto vendita di Bologna.
“Basta parlare di free from”, esordisce Alessandra Ciccotosto, responsabile marketing e comunicazione. “Parliamo di cosa c’è nei prodotti”. Nella linea per la cura della pelle gli ingredienti di origine naturale raggiungono la percentuale del 100 per cento. Gli oli essenziali, che hanno sostituito i profumi di sintesi, vengono distillati a chilometro zero: le erbe officinali vengono inserite secche nel distillatore e poi, tramite il vapore, le particelle odorose della pianta vengono raccolte e trasportate all’interno di un tubo. Successivamente vengono refrigerate in modo che l’olio, più leggero dell’acqua, si depositi sulla superficie e possa essere prelevato, come spiega la dottoressa Alessandra Pantella. Chimica verde e pulita, insomma: non si usano solventi. E la “pianta esausta”, cioè lo scarto che resta dopo la distillazione, viene usata per creare compost. In modo da non sprecare proprio nulla, bensì promuovere l’upcycling. Non a caso i trattamenti sono certificati Natrue, riconoscimento riservato ai cosmetici naturali e biologici. Nessuno di essi è testato sugli animali.
Nel 2017 Oway ha inaugurato anche una falegnameria, dove ha preso vita Modulo, una linea di arredamenti per saloni realizzata in legno massello certificato Fsc o riciclato, proveniente dall’Italia o dall’Europa. Vengono impiegate soltanto vernici ad acqua o derivate da resine vegetali e “l’uso di vari tipi di texture e materiali è una precisa scelta ecologica, oltre che un’esperienza tattile capace di restituirci una sensazione di naturalità autentica e ricercata”, chiarisce Jacopo Ridolfi, responsabile di Artigiano e del progetto Modulo. Gli sprechi sono banditi anche qui, ovviamente: il truciolo viene sfruttato come lettiera per gli asinelli o per la pacciamatura, cioè per ricoprire i terreni, mantenerli umidi, alla giusta temperatura e proteggerli dagli agenti atmosferici, prevenendo al tempo stesso la crescita di erbe infestanti.
Visitando i luoghi dove si compie la magia di Oway non si può che respirare amore. Per il Pianeta, per ciò che ha da offrirci: troppo spesso dimentichiamo che nella natura possiamo trovare tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Non servono artifici, ma sacrifici. Quelli sì. A giudicare dai risultati, però, ne vale davvero la pena.
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