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Mondiali in Qatar, un lavoratore migrante attacca la Fifa per le condizioni di lavoro indegne

Restano ancora pochi giorni alla Fédération Internationale de Football Association – meglio nota come Fifa – per rispondere alla lettera che un sindacato olandese le ha indirizzato alcune settimane fa. La missiva, resa nota dal quotidiano britannico Guardian, è firmata dalla Federatie nederlandse vakbeweging (Fnv), il principale sindacato olandese con oltre un milione di iscritti,

Restano ancora pochi giorni alla Fédération Internationale de Football Association – meglio nota come Fifa – per rispondere alla lettera che un sindacato olandese le ha indirizzato alcune settimane fa. La missiva, resa nota dal quotidiano britannico Guardian, è firmata dalla Federatie nederlandse vakbeweging (Fnv), il principale sindacato olandese con oltre un milione di iscritti, a nome di un lavoratore migrante di 31 anni, originario del Bangladesh. Nadim Sharaful Alam, questo il suo nome, fra il 2014 e il 2016 ha lavorato in Qatar come operaio nei cantieri di costruzione dei grandi stadi che dovranno accogliere nel 2022 la coppa del mondo di calcio. Per 18 mesi, i suoi diritti sono stati calpestati ed è stato costretto a vivere in condizioni indegne. Con la silenziosa complicità della Fifa, accusa l’Fnv.

Operai al lavoro nel cantiere di ampliamento del Khalifa International Stadium di Doha. Foto ©  Matthew Ashton/AMA
Operai al lavoro nel cantiere di ampliamento del Khalifa International Stadium di Doha. Foto © Matthew Ashton/AMA

Cartellino rosso per il Qatar

La decisione di tenere la coppa del mondo di calcio del 2022 in Qatar è stata presa nel 2010. Da allora, il paese del Golfo non ha badato a spese – 200 miliardi di dollari di investimenti – per dotarsi di infrastrutture adeguate ad accogliere la manifestazione. Come l’Al-Wakrah Stadium, progettato dalla archistar Zaha Hadid, recentemente scomparsa, o il Khalifa international stadium di Doha, ingrandito per l’occasione. Per realizzare questi impianti, gli appaltatori hanno richiamato nel paese decine di migliaia di lavoratori migranti, in particolare provenienti da Nepal, India e Bangladesh, i quali spesso si indebitano con agenzie di collocamento dei loro paesi che promettono loro un lavoro nei cantieri. Non solo: una volta arrivati in Qatar, i lavoratori migranti si ritrovano presi nella morsa della kafala. In pratica, in Qatar i migranti possono lavorare solo se dispongono di un garante, un kafeel. Il legame che si instaura fra i due è talmente stretto che i lavoratori non possono cambiare impiego e persino lasciare il paese senza l’autorizzazione del loro kafeel. Una forma di schiavitù che si accompagna a salari bassi, alloggi indecenti e condizioni di lavoro inadeguate. Risultato: malgrado la difficoltà ad avere statistiche attendibili, si stima che oltre un migliaio di lavoratori migranti sarebbero morti sui cantieri della coppa del mondo 2022. Abbastanza per indignare le ong che da anni denunciano corruzione e sfruttamento.

Il presidente della Fifa Gianni Infantino. Foto  © Philipp Schmidli/Getty Images)
Il presidente della Fifa Gianni Infantino. Foto © Philipp Schmidli/Getty Images)

La Fifa con le spalle al muro

Di fronte alle accuse mosse dalle ong e alle pressioni internazionali, il Qatar ha votato una riforma della kafala che entrerà in vigore nel gennaio 2017. Dal canto suo, la Fifa da un lato ha condannato pubblicamente queste derive e commissionato un rapporto, dall’altro ha da sempre affermato di non essere responsabile dei problemi sociali dei paesi che accolgono la competizione e di aver fatto quanto in suo potere per garantire condizioni soddisfacenti ai lavoratori. Secondo l’Fnv, invece, la Fifa innanzitutto avrebbe potuto esigere maggiori garanzie al momento dell’assegnazione (per altro circondata da sospetti e già oggetto di un’indagine interna), sfruttando gli accordi vincolanti che firma con ogni paese assegnatario. In seguito, avrebbe potuto insistere con più forza per far si che il Qatar riformasse il suo sistema del lavoro, senza accontentarsi dei timidi e lenti miglioramenti realizzati finora. La Fifa si trova ora davanti a un dilemma. I danni materiali e morali richiesti da Nadim Sharaful Alam ammontano a 10.390,53 franchi svizzeri, pari a poco più di 9.600 euro. La cifra di per sé è irrisoria ma non bisogna dimenticare che, secondo le stime, i lavoratori migranti impiegati nei cantieri di Qatar 2022 sono 1,7 milioni. Se anche una piccola parte decidesse di infilarsi nella breccia aperta da Alam, per la Fifa sarebbe il tracollo. Allo stesso tempo, la Fnv minaccia di trascinare la Fifa davanti alla corte svizzera, qualora respingesse le sue richieste al mittente. Un nuovo processo che certamente finirebbe sotto i riflettori in tutto il mondo, a nemmeno un anno dallo scandalo che ha travolto Sepp Blatter, predecessore di Gianni Infantino alla guida della Fifa.

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