
Il 19 aprile esce il podcast Esseri finiti, prodotto da LifeGate e Virgin Music. Un viaggio con Giovanni Truppi alla scoperta dei temi del suo nuovo album.
È morto il cantautore Franco Battiato, malato da tempo. Si è spento nella sua casa di Milo, in Sicilia. La sua musica ha accompagnato generazioni.
Ci ha insegnato a “trovare l’alba dentro l’imbrunire”. Ma la sua scomparsa lascia un vuoto difficilmente colmabile nella musica italiana. Franco Battiato è deceduto il 18 maggio a Milo, in provincia di Catania, ai piedi dell’Etna. Nella sua Sicilia, nel suo “centro di gravità permanente”.
Vi era nato 76 anni fa, il 23 marzo 1945, nel villaggio di Ionia (così fu chiamata la località tra il 1939 e il 1945, durante il fascismo). Un ancoraggio, quello che Battiato aveva alla sua terra, che non ne ha mai limitato l’apertura alle culture, alle contaminazioni, alla sperimentazione. Anche da qui è nata la sua musica. Combinazione di testi colti e sonorità pop, incontro di generi e di saperi, mescolanza e sintesi di ironia e intelletto. Irripetibile.
Battiato cominciò la sua carriera di musicista negli anni Settanta, partendo da sperimentazioni e sonorità elettroniche. Nel 1979 vinse il premio Karlheinz Stockhausen per la musica contemporanea. Quindi si aprì ad un pubblico più vasto con grandissimi successi come L’era del cinghiale bianco e La voce del padrone.
Da I treni di Tozeur a Prospettiva Nevski, da Up Patriots to Arms a Bandiera Bianca, passando per La stagione dell’amore e Voglio vederti danzare, la musica di Franco Battiato ha accompagnato intere generazioni. E ha toccato anche l’opera lirica, la musica classica. Arrivando agli anni Novanta con il grande successo dell’album L’imboscata, che include la canzone La cura.
Intellettuale riservato, sempre lontano dalla vita mondana e dallo star system, Battiato ha collezionato innumerevoli collaborazioni nel corso della sua carriera, tra le quali spiccano quelle con Giorgio Gaber, Alice, Francesco De Gregori, Angelo Branduardi, Lucio Dalla, Ivano Fossati, Fiorella Mannoia.
“Oggi è un giorno triste – commenta Ezio Guaitamacchi, giornalista e voce storica di LifeGate Radio -. Il vuoto che crea rimane anche negli scaffali dei luoghi nei quali tenevamo i dischi. Perché Battiato ha sempre lavorato, finché la malattia non gliel’ha impedito. È stato anche un ambientalista ante litteram, con trent’anni di anticipo. Una delle ultime volte che l’ho incontrato fu a Los Angeles, lui era ospite dell’Istituto italiano di cultura con una mostra di quadri. Un altro modo di esprimere la propria arte ma anche uno strumento di svago”.
È stato inoltre regista: ha diretto ad esempio Perdutoamor e Musikante, su Ludwig van Beethoven, che è stato anche presentato alla Mostra del cinema di Venezia. Si è dedicato a lungo anche alla pittura. Negli ultimi anni della sua vita, Battiato ha affiancato per un breve periodo la politica al lavoro di musicista. Nel 2012 annunciò la disponibilità a far parte della giunta regionale di centro-sinistra, guidata da Rosario Crocetta. Fu nominato così assessore al Turismo, allo sport e allo spettacolo. Per un’intervista dai toni sprezzanti rilasciata nel 2013, il presidente della Regione decise di revocargli l’incarico.
Battiato si è spento nella sua casa. La famiglia ha fatto sapere che le esequie si terranno in forma strettamente privata.
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