Aleksej Navalny sarebbe stato ucciso “con un pugno al cuore”

I lividi trovati sul corpo del dissidente russo morto in carcere sarebbero compatibili con la tecnica del “pugno unico” usata dagli agenti del Kgb.

Com’è morto il leader dell’opposizione russa Aleksej Navalny? Secondo Vladimir Osechkin, fondatore del gruppo per i diritti umani Gulagu.net, intervistato dal quotidiano britannico Times, sarebbe stato ucciso con un pugno al cuore. Stando alle rivelazioni di Osechkin, che cita una fonte che lavora nella prigione Ik-3 dove era detenuto Navalny, i lividi trovati sul corpo del dissidente sarebbero compatibili con la tecnica del “pugno unico” usata in passato dagli agenti del Kgb.

Sulla base della ricostruzione fatta da Osechkin, Navalny, 47 anni, sarebbe stato costretto a trascorrere più di due ore e mezza all’aperto, a una temperatura probabilmente inferiore ai -27°C. Una circostanza insolita, visto che l’ora d’aria per i detenuti di quel carcere normalmente non supera l’ora.

Le rivelazioni di Osechkin smentirebbero dunque le dichiarazioni fatte nei giorni scorsi da un operatore del servizio ambulanze dell’ospedale di Salekhard, che aveva detto che i lividi sul corpo di Navalny potevano essere riconducibili a convulsioni e a un massaggio cardiaco.

Alexei Navalny avvelenato
Aleksej Navalny ha lottato con campagne anti-corruzione contro alti funzionari del governo e rivolto critiche esplicite al presidente Vladimir Putin © Sefa Karacan/Anadolu Agency via Getty Images

La denuncia della madre di Navalny

E mentre si cerca di far luce sulle reali cause del decesso, prosegue l’agonia dei familiari, che a distanza di quasi una settimana dalla notizia della morte, comunicata il 16 febbraio, non hanno ancora potuto vedere la salma. Dopo l’appello al presidente russo Vladimir Putin, la madre, Lyudmila Navalnaya, ha fatto causa a Mosca per la decisione delle autorità di non restituire immediatamente il corpo alla famiglia. Intanto, una Corte dell’estremo nord russo ha detto che esaminerà la denuncia presentata dal team di Navalny per la mancata consegna della salma, ma l’udienza è stata fissata al 4 marzo, cioè dopo il termine di quattordici giorni indicato dagli investigatori russi per condurre un non ben precisato “esame chimico”.

Kira Yarmysh, la portavoce di Navalny, ha parlato di “menzogne”, ed è convinta che le autorità stiano facendo di tutto “per nascondere le tracce dell’omicidio”.

La Farnesina convoca l’ambasciatore russo

Il leader dell’opposizione russa è morto in circostanze poco chiare in un carcere di massima sicurezza di Kharp, a nord del Circolo polare artico, dove stava scontando una pena di diciannove anni. Da allora non si hanno notizie certe su dove si trovi il corpo. Secondo le varie ricostruzioni, potrebbe essere in un obitorio nella vicina città di Salekhard

E mentre la vedova di Navalny, Yulia Navalnaya, ha annunciato pubblicamente che porterà avanti il lavoro del marito, risvegliando le speranze dei sostenitori di Aleksej, quello del dissidente russo rischia di diventare un caso politico anche italiano. Su indicazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, l’ambasciatore russo Aleksej Paramonov è stato convocato alla Farnesina, dove gli è stata comunicata “l’aspettativa dell’Italia che sia fatta piena chiarezza sulle circostanze della scomparsa di Navalny, condannato a scontare una detenzione in condizioni durissime per la sua attività politica e la sua lotta contro la corruzione”. Come recita la nota diffusa dal ministero degli Esteri, “in linea con altri partner Ue l’Italia, che difende i valori di libertà e democrazia, continuerà a invitare la Russia a porre fine all’inaccettabile persecuzione del dissenso politico e garantire il diritto alla piena libertà di espressione, senza alcuna limitazione dei diritti civili e politici”.

La risposta dell’ambasciata russa non si è fatta attendere: secondo Mosca, si tratta di “una questione interna che riguarda solo la Russia, dove si stanno effettuando le perizie e gli accertamenti necessari per individuare le cause reali dell’incidente”. La Russia ha definito “inaccettabili i tentativi dei Paesi occidentali di strumentalizzare la morte” di Navalny.

Come se non bastasse, ulteriore benzina sul fuoco è stata gettata dal presidente Usa Joe Biden, che ha definito il suo omologo russo Vladimir Putin un “pazzo figlio di puttana”, aggiungendo che gli Stati Uniti emetteranno un pacchetto di nuove sanzioni contro la Russia per la morte in carcere di Navalny.

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