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Chi dice no agli ogm viene spesso dipinto come un estremista contrario per principio ad ogni innovazione, un oscurantista che rifiuta il progresso scientifico e la tecnologia. Non è vero. Prima di decidere di essere contrari agli ogm, noi di LifeGate, ad esempio, ci siamo documentati e siamo andati a cercare tutti quegli studi indipendenti
Chi dice no agli ogm viene spesso dipinto come un estremista
contrario per principio ad ogni innovazione, un oscurantista che
rifiuta il progresso scientifico e la tecnologia. Non è
vero.
Prima di decidere di essere contrari agli ogm, noi di LifeGate,
ad esempio, ci siamo documentati e siamo andati a cercare tutti
quegli studi indipendenti che difficilmente sono stati presentati
all’opinione pubblica. Studi che rendono sempre più
controversi molti aspetti degli ogm legati alla salute delle
persone, alla salvaguardia dell’ambiente e all’etica che lega i
paesi ricchi ai paesi poveri.
Ecco perché anche noi di LifeGate abbiamo deciso di
sostenere la coalizione “liberi da ogm” (che va dalle Acli al WWF,
dall’Aiab a Slow Food, dalla Coldiretti a Libera) nella raccolta di
firme per un’agricoltura e un cibo genuini, rispettosi della natura
e liberi da organismi geneticamente modificati.
Diciamo no con fermezza alle colture manipolate geneticamente
per un motivo molto semplice: la contaminazione da ogm è
certa e irreversibile.
Modificare i geni di una pianta e coltivarla in campo aperto,
infatti, non è un esperimento che può essere
interrotto senza conseguenze se, magari dopo dieci anni, ci
accorgiamo di effetti indesiderati. Le piante ormai si sono
riprodotte, i pollini o i semi sono finiti ovunque, trasportati
dalle api, dall’aria o dai camion contenenti il raccolto,
contaminando centinaia di campi, cancellando il diritto degli altri
contadini di coltivare con altri metodi, perché tutto
sarebbe irrimediabilmente contaminato.
I favorevoli sostengono che non ci siano prove che gli ogm
facciano male, eppure numerosi studi indipendenti dimostrano
drammaticamente il contrario. Ma a corredo delle richieste di
autorizzazione presentate dalle multinazionali produttrici di ogm
continuano ad esserci solo le ricerche commissionate e finanziate
dalle multinazionali stesse.
LifeGate è da sempre dalla parte dell’agricoltura
biologica. Su questo tema abbiamo una rubrica
nella sezione Alimentazione del portale lifegate.it e on line ci sono circa
250 articoli, con interventi di scienziati e politici (si va da
Capanna ad Alemanno).
Marco e Simona Roveda, i fondatori di LifeGate, sono stati
pionieri nel modo del bio più di vent’anni fa; per questo
è naturale che in questo campo abbiamo le idee
chiare su da che parte stare.
On line sul portale lifegate.it c’è il link
per poter votare. Il quesito è questo: “vuoi che
l’agroalimentare, il cibo e la sua genuinità, siano il cuore
dello sviluppo, fatto di persone e territori, salute e
qualità, sostenibile e innovativo, fondato sulla
biodiversità, libero da OGM?”.
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