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Il progetto Biogas2pem-fc, finanziato per 1,1 milioni di euro dall’Unione europea, è attivo dal novembre 2014 nella prima azienda agricola spagnola che produce energia dai prodotti di scarto dei frantoi. Durante il periodo di spremitura, tre o quattro mesi l’anno, vengono prodotti 30 milioni di metri cubi d’acqua di scarto per la produzione di olio
Il progetto Biogas2pem-fc, finanziato per 1,1 milioni di euro dall’Unione europea, è attivo dal novembre 2014 nella prima azienda agricola spagnola che produce energia dai prodotti di scarto dei frantoi. Durante il periodo di spremitura, tre o quattro mesi l’anno, vengono prodotti 30 milioni di metri cubi d’acqua di scarto per la produzione di olio d’oliva. Questi insieme agli scarti tossici ricchi di pesticidi e di acidi ad alto tasso di salinità possono essere convertiti in calore ed elettricità.
In un paese come la Spagna, produttrice del 50 per cento dell’olio d’oliva esportato nel mondo, la tecnologica innovativa sviluppata dal progetto Biogas2pem-fc è fondamentale per i risvolti commerciali della produzione di olio e di tutto il settore agricolo. La trasformazione in energia elettrica degli scarti può avvenire direttamente nei frantoi o nelle strutture attrezzate per questa pratica. In un locale annesso all’azienda, il biogas prodotto dalla decomposizione in assenza di ossigeno dei materiali biodegradabili viene trasformato in energia elettrica passando attraverso delle celle a combustione che sfruttano la concentrazione di idrogeno nel biogas.
In questo modo si produce attraverso i rifiuti il calore e l’energia necessari per l’intera filiera agricola anche in una regione molto fertile come quella dell’Andalusia, in cui però l’economia rurale ancora non ha le risorse per stare al passo con il progresso industriale.
Il progetto Biogas2pem-fc, applicato a tutti i settori della produzione agricola, promette benefici economici e per la sostenibilità ambientale, abbattendo il consumo delle risorse di gestione dell’attività e nel contenimento degli scarti tossici e dei rifiuti dispersi nell’ambiente. La speranza è che in futuro questa tecnologia possa essere appannaggio di tutti i produttori e non solo delle grandi aziende in grado di sostenerne i costi iniziali.
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