
Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore. Cinque borghi strappati, con fatica, al mare. L’estrema Liguria orientale un luogo unico.
Nasce il Parco nazionale del Matese, la 25esima area protetta italiana che ospita un’enorme biodiversità tra Campania e Molise.
C’è una nuova area protetta in Italia. Dopo anni di attese e dibattiti, il Parco nazionale del Matese è finalmente realtà: il 22 aprile 2025, in occasione della Giornata della Terra, è stato firmato il decreto istitutivo che ha sancito la nascita del 25esimo parco nazionale italiano.
Una coincidenza non casuale, che racchiude il significato profondo di questa decisione: tutelare una grande area verde, riconoscendone l’inestimabile valore ecologico, paesaggistico e culturale.
Il Parco si estende su oltre 880 chilometri quadrati di montagne, boschi e laghi, abbracciando 52 comuni tra Campania e Molise. Un territorio che ha custodito per secoli il respiro lento della natura e che oggi viene riconosciuto come patrimonio da proteggere. Dalle vette calcaree del monte Miletto e della Gallinola, fino ai riflessi del lago del Matese.
Con l’istituzione del parco nazionale, il precedente Parco regionale (nato nel 2002 solo sul versante campano) cede il passo a una visione più ampia.
Ciò che rende il Matese davvero prezioso è la sua biodiversità. Le foreste di faggio e cerro accolgono specie come il lupo appenninico, il gatto selvatico e il capriolo, reintrodotto nel 2008. Tra i rami si muovono silenziosi i rapaci, come l’aquila reale e il falco pellegrino, e le rive dei fiumi Titerno, Biferno e Volturno ospitano una varietà di vita preziosa.
Il Matese è un corridoio biologico fondamentale, come sottolineano le associazioni ambientaliste che hanno accolto con gioia la notizia, tra cui Wwf e Legambiente. Un ponte verde che collega ecosistemi, che permette alla vita selvatica di muoversi, adattarsi e sopravvivere.
Non è solo natura. Il Parco nazionale del Matese è anche fatto dalle comunità locali. La sfida sarà costruire un modello di sviluppo che valorizzi le tradizioni agricole e pastorali, il turismo lento, i saperi artigiani. Un parco che non sia recinto, ma rete, tra umano e naturale.
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