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I medici che l’hanno seguito preferiscono parlare di “remissione a lungo termine”, ma nelle analisi dell’anonimo “paziente di Londra” non c’è più traccia dell’Hiv. L’ha debellato combattendo un’altra malattia.
“Scoprire di non avere più il cancro né l’Hiv è stato surreale. Un’emozione travolgente”, racconta Timothy Ray Brown. Un tempo conosciuto come “il paziente di Berlino”, è stato il primo al mondo a liberarsi dal virus che causa l’Aids (Sindrome da immunodeficienza acquisita). Adesso, a distanza di dodici anni, il “miracolo” si è compiuto nuovamente: a Londra un altro paziente ce l’ha fatta.
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Entrambi stavano combattendo ulteriori battaglie. Brown aveva la leucemia, l’inglese un linfoma di Hodgkin. Per questo sono stati sottoposti a trapianto di cellule staminali. Ma l’operazione ha neutralizzato anche l’Hiv. Il motivo? Le cellule dei donatori erano caratterizzate da una mutazione genetica della proteina CCR5, rarità che rende immuni al virus.
“Per ora non si tratta di una terapia replicabile”, spiega il dottor Diego Ripamonti che lavora presso le malattie infettive dell’ospedale di Bergamo Papa Giovanni XXIII. In queste ore Ripamonti si trova a Seattle, negli Stati Uniti, per seguire la Conferenza sui retrovirus e sulle malattie opportunistiche, durante la quale saranno svelati maggiori dettagli. “Prima di tutto il donatore dev’essere compatibile col ricevente, inoltre deve presentare una mutazione genetica rara, che riguarda soltanto l’1 per cento degli europei. Infine, il trapianto è una procedura rischiosa a cui si ricorre solo in casi estremi”.
L’intervista del @guardian al dottore alla guida del gruppo di scienziati che hanno seguito e curato l’anonimo “paziente di Londra”, il secondo uomo al mondo ad aver debellato completamente l’HIV. https://t.co/yRuhc5AcMS #rassegnastampa @radio3mondo pic.twitter.com/NJUxfz5zvZ
— Rai Radio3 (@Radio3tweet) 5 marzo 2019
Detto questo, “il paziente di Londra” sta bene pur avendo interrotto da circa un anno e mezzo la terapia antiretrovirale normalmente impiegata nella lotta all’Aids. I medici che l’hanno seguito, guidati dal professor Ravinda Gupta, preferiscono parlare di “remissione a lungo termine” perché non possono assicurare con certezza che il virus non si manifesterà più, però hanno dimostrato che quello di Timothy Brown “non è un caso isolato e inspiegabile, ma può essere riprodotto”, conclude Ripamonti.
È una scoperta sensazionale che entra nella storia della medicina e che spiana la strada alla ricerca nel campo della terapia genica, con la quale “potrebbe essere possibile neutralizzare la proteina CCR5 negli individui affetti da Hiv”, spiega il professor Gupta. Con lo sviluppo dei farmaci, l’Aids è passato da malattia mortale a cronica: ora sappiamo che potrebbe diventare curabile. Ed è incredibile.
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