L’auto connessa (in Italia ne circolano 18 milioni, il 45% del parco circolante) ha molti vantaggi in termini di sicurezza e innovazione. Ma a chi cediamo i dati personali e chi tutela la nostra privacy?
Il settore automotive sta vivendo una trasformazione epocale. Passare all’elettrico non basta, serve ripensare l’intera filiera, le competenze e le tecnologie. A dirlo i dati della ricerca condotta dal Politecnico di Milano per Geely Italia.
L’occasione di confronto è stato il primo appuntamento con i Geely auto talks, una piattaforma di dialogo promossa da Geely Italia, brand cinese al debutto italiano lo scorso luglio con due modelli destinati al nostro mercato e già disponibili (l’elettrica Geely EX5 e l’ibrida Starray EM-i), pensata per riunire istituzioni, imprese, media e mondo accademico.
Primo appuntamento di quella che vuol essere una piattaforma permanente di dialogo tra Italia e Cina, un’iniziativa nata per fare un punto sul futuro dell’auto, sulle politiche industriali, le tecnologie emergenti, ma anche per capire quale possa essere l’impatto dell’AI, ossia il ruolo dell’intelligenza artificiale e dei sistemi avanzati di assistenza alla guida (gli Adas) in termini di sicurezza e user experience.
La possibile risposta nei dati emersi dall’indagine condotta dall’Osservatorio connected vehicle & mobility realizzato dal Politecnico di Milano su un campione di 5.600 residenti in 11 Paesi (Brasile, Cina, Germania, Francia, Ungheria, Italia, Giappone, Polonia, Spagna, USA e Regno Unito) con interviste approfondite con opinion leader del settore automobilistico nel periodo fine 2024-inizio 2025 e presentati a novembre da Geely Italia. Vediamo una sintesi di quanto emerso.
Il quadro che emerge dal report del PoliMi è chiaro: il 56 per cento delle aziende automotive dichiara una carenza di competenze specifiche, mentre il 48 per cento sottolinea la necessità di introdurre skill completamente nuove. Non si tratta solo di rafforzare ciò che già si sa fare, ma di costruire profili professionali che fino a pochi anni fa non esistevano. Parliamo di software engineer, data scientist, specialisti di batterie e si sistemi di accumulo ed esperti di infrastrutture di ricarica, già oggi tra le figure più richieste dell’industria automotive, insieme agli esperti di sistemi Adas e guida autonoma.
Quello che stiamo attraversando è “un momento di trasformazione in cui la tecnologia non è un fine, ma uno strumento per migliorare la qualità della vita, aumentare la sicurezza e sostenere la transizione verso un futuro sostenibile. Un approccio che pone le persone e le loro esigenze al centro dello sviluppo”, ha spiegato Marco Santucci, Ceo di Geely Italia, che ha aggiunto, “crediamo fortemente nel potenziale dell’Italia come hub strategico per l’innovazione e la mobilità del futuro”.
L’industria automotive si colloca subito dopo il settore tech per maturità nell’adozione di applicazioni di intelligenza artificiale. Attualmente, secondo quanto emerso dal citato Osservatorio connected vehicle & mobility, il 30 per cento delle aziende del settore ha già una squadra dedicata e un budget specifico per progetti AI.
Le applicazioni più avanzate? Quelle legate ai citati sistemi Adas e alla guida autonoma, altamente regolamentate per via dei rischi connessi. Ma è nell’area dei servizi al consumatore che l’intelligenza artificiale registra il maggior grado di adozione: il 29 per cento delle applicazioni è già operativo, con particolare focus sulla capacità dell’intelligenza artificiale di prendere decisioni basate sui dati (43 per cento) e sulla comunicazione con il conducente (30 per cento).
Pensiamo a come l’integrazione dell’intelligenza artificiale negli assistenti vocali sta trasformando l’esperienza di viaggio: oggi su molte auto dell’ultima generazione è possibile avviare conversazioni naturali con i sistemi di bordo (navigatori, impianti radio, smartphone…), ottenere suggerimenti personalizzati sui percorsi in tempo reale, ricevere indicazioni su come ottimizzare la guida in base a traffico, alle condizioni stradali e alle stazioni di ricarica, specie nel caso dell’auto elettrica. L’auto sempre più al centro di un ecosistema digitale connesso, integrato nella quotidianità delle persone.
I numeri emersi nel report parlano chiaro. Nel 2024, l’adozione di sistemi Adas come frenata automatica d’emergenza, cruise control adattivo e assistenza al mantenimento di corsia ha portato a una riduzione del 12 per cento nel tasso di incidenti e del 13 nella gravità degli infortuni. Il risparmio sui costi sociali? Stimato in 1,89 miliardi di euro per gli equipaggiamenti installati tra il 2010 e il 2024. Solo i dispositivi venduti nel 2024 hanno generato oltre 1 miliardo di euro di risparmi netti. Ma che rapporto hanno gli italiani con la sicurezza? Da quanto emerso buono: gli acquirenti italiani sono disposti a pagare mediamente 1.629 euro in più per un veicolo equipaggiato con funzionalità Adas, segno di una crescente consapevolezza del valore della sicurezza attiva.
Ma come stanno reagendo le aziende a questa rivoluzione? Investendo in formazione: il 58 per cento delle realtà intervistate punta su programmi di upskilling e reskilling, il 20 su training interni strutturati. Nel dettaglio le azioni più diffuse riguardano digital skills (39,1 per cento) e workshop professionalizzanti (36,6), con poca evidenza però di percorsi dedicati all’intelligenza artificiale applicata all’auto, alla guida autonoma e alle tecnologie più avanzate. Il settore, insomma, come abbiamo spesso evidenziato, sta cambiando pelle. Ma, secondo l’analisi del Politecnico di Milano, la velocità di questa metamorfosi rischia di non essere sufficiente per colmare il divario tra il comparto dell’auto per come lo conosciamo oggi e quello del futuro.
Cosa serve? Il coraggio delle scelte, investimenti mirati e una visione strategica che sappia guardare oltre l’orizzonte immediato. Perché, se è vero che l’auto di domani, auspicabilmente sempre più elettrificata, efficiente e sostenibile, si costruisce già oggi, le competenze e le tecnologie evolvono a grande velocità, una velocità che dobbiamo ancora imparare a gestire. Serve quello che in Geely Italia chiamano un “Rinascimento tecnologico”, ossia un nuovo percorso culturale e tecnologico nell’industria automotive, per una mobilità che unisca qualità, sicurezza per le persone, bellezza e innovazione, e costruisca valore reale nel tempo.
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