
Ha dato il via ai concerti ad alta quota ben 28 anni fa distinguendosi sin dall’inizio per il rispetto delle terre alte. Sancito anche da un manifesto.
Il regista ha gettato la spugna e accantonato definitivamente il progetto di film biografico su Frank Sinatra, in cantiere da otto anni.
Se ne parla già dal 2009, con Leonardo DiCaprio e Al Pacino rispettivamente nel ruolo del giovane e del vecchio Sinatra, e Robert De Niro in quello di Dean Martin. Ma il film sulla vita di Frank Sinatra diretto da Martin Scorsese, con Michael Chabon, Billy Ray o Phil Alden Robinson alla sceneggiatura, non si farà. Ad annunciarlo al Toronto Sun è stato lo stesso regista, durante la promozione del suo ultimo lungometraggio Silence.
Martin Scorsese avrebbe ricevuto critiche e obiezioni dal clan Sinatra sulla direzione intrapresa dalla storia, in particolare riguardo alcuni dettagli sulla vita privata del leggendario cantante e attore che avrebbero fatto emergere i suoi lati più oscuri, da sempre considerati tabù nelle biografie ufficiali. Dopo molteplici discussioni e modifiche allo script, l’autore tra gli altri di No direction home su Bob Dylan e Shine a light sui Rolling Stones ha ufficialmente rinunciato al progetto:
Non possiamo farlo, non lo approverebbero. Certe cose sono difficili per una famiglia, e questo lo capisco perfettamente. Ma se vogliono che sia io a fare il film, devono sapere che non posso nascondere certe cose. Frank Sinatra è stato un personaggio complesso, molto più complesso di una persona qualsiasi.
Sulle difficoltà di ritrarre un personaggio come The Voice, Scorsese si era già espresso in una precedente intervista. “Non posso fare un film in cui racconto solo i momenti di gloria della vita di Sinatra, i suoi greatest hits”, aveva detto. Ma questa volta il regista di The Aviator e Quei bravi ragazzi, che non è certo un rinunciatario (per far uscire l’epico Silence ha impiegato 26 anni), ha dovuto fare i conti con gli eredi di Sinatra.
I parenti di Frank avevano “timbrato” il biopic otto anni fa, anche con un certo entusiasmo. Tina Sinatra aveva detto:
Mio padre ammirava molto il talento delle persone con le quali sceglieva di lavorare, e le persone di talento che lavoravano con lui avevano grande ammirazione per mio padre. Sono personalmente soddisfatta che questo paradigma si ripeta, con Martin Scorsese a guidare le operazioni per il film sulla vita di Sinatra.
Potrebbero dunque averci ripensato, forse dopo aver visto il documentario Sinatra: All or nothing at all di Alex Gibney del 2015 in cui si evidenziano alcuni aspetti ambigui e controversi del personaggio.
Frank Sinatra, che ha radicalmente cambiato la figura dell’italoamericano, era un fervente attivista contro la campagna di discriminazione razziale che invase l’America negli anni Cinquanta. Sostenne e incluse l’amico musicista nero Sammy Davis Jr. nel celebre gruppo Rat Pack con Dean Martin, Peter Lawford e Joey Bishop, con cui si esibiva a Las Vegas. Il cantante partecipava alle opere di beneficenza e si recava spesso nei paesi più poveri del pianeta.
La sua intensa attività artistica e filantropica, tuttavia, fu offuscata da scandali e vizi, tra cui l’alcol, il gioco d’azzardo e i flirt con le donne. Ma, soprattutto, dai suoi rapporti costanti – per quanto mai confermati – con la mafia e con politici influenti, dalla famiglia Kennedy al presidente Nixon, non sempre con fini leciti.
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