Pet food

La nutrizionista spiega come leggere l’etichetta nel pet food

Leggere l’etichetta sulle confezioni di mangimi per cani è indispensabile per sapere che cosa stiamo effettivamente dando da mangiare al nostro migliore amico. Ecco i consigli dell’esperta.

L’etichetta su una confezione di mangime per cani e gatti è una risorsa importante per capire a che tipo di alimentazione va incontro il nostro amico del cuore. Ma districarsi fra voci, ingredienti, percentuali e componenti varie non sempre è facile. Abbiamo chiesto ad un’esperta – la dottoressa Barbara Tonini, medico veterinario con un dottorato di ricerca in Nutrizione del cane e del gatto – di aiutarci a far luce su questo basilare aspetto della dieta quotidiana dei beniamini di casa.

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Un cane sano è il risultato di un’alimentazione adeguata © Pixabay

L’etichetta e il contenuto in carne

Dal punto di vista legislativo le componenti del mangime devono essere elencate in etichetta in ordine di peso, compresa l’acqua. “Quindi è abbastanza logico aspettarsi che gli ingredienti con un alto contenuto di acqua, come le carni e le verdure fresche, occuperanno le prime posizioni dell’elenco superando di gran lunga quelli in farina o essiccati”, spiega Barbara Tonini. Ingrediente basilare nei mangimi dedicati ai pet, la carne (o il pesce) deve obbligatoriamente comparire in etichetta.

“È doveroso precisare che la qualità di un prodotto viene definita dalla materia prima di partenza e non dal processo di lavorazione a cui viene sottoposta”, aggiunge l’esperta. “Infatti, sia la carne disidratata che la farina di carne sono costituite da tessuti di mammiferi, organi compresi, e non sono ammessi sangue, pelo, piume, zoccoli, corna, becchi, pelle e contenuto dell’apparato digerente. L’unica differenza è legata al processo termico a cui vengono sottoposte. La carne disidratata, per esempio, prevede una più rapida essicazione in grado di preservare maggiormente le caratteristiche iniziali e aumentare la conservabilità nel tempo”.

Le farine di carne sono, comunque, tra i principali prodotti di trasformazione dell’industria animale e grazie a questi si limita l’accumulo di sottoprodotti animali. “In questo modo si migliora la sostenibilità nutrizionale, garantendo una quota di proteine di elevata qualità, un corretto bilancio aminoacidico e di minerali. Calcio e fosforo sono, infatti, i più importanti macrominerali della dieta del cane e del gatto e risultano facilmente disponibili soprattutto nelle farine animali”, continua la dottoressa Tonini.

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Imparare a leggere l’etichetta è fondamentale se si alimenta il cane con mangimi industriali © Pixabay

I mangimi “grain free”

Sempre più proprietari di cani sono attratti dalle diete grain free perché vengono viste come più naturali e meno responsabili dello sviluppo di allergie e altri comuni problemi gastroenterici. Ma è vero? “Premetto che non ci sono prove attendibili che suggeriscano che sia dannoso nutrire cani e gatti ‘senza grani’, anzi, quello che sappiamo è che i cereali, soprattutto quelli integrali o gli pseudocereali, oltre ad essere un’importante fonte di calorie, possono apportare preziose sostanze nutritive tra cui vitamine, minerali, acidi grassi essenziali e fibra”, spiega la nutrizionista. “Inoltre, è ben noto e provato che la capacità digestiva dei cereali sia tendenzialmente buona sia nel cane che nel gatto e che una dieta senza cereali debba necessariamente contenere quantità elevate di grassi e/o proteine”.

Non sempre, quindi, e non in tutti i soggetti passare a una dieta altamente proteica o lipidica può essere la migliore soluzione. “Non bisogna assolutamente credere che le diete con un maggior tenore di grassi siano più digeribili e non possano avere anche spiacevoli effetti collaterali”, continua Barbara Tonini. “I croccantini devono necessariamente contenere un minima quota di amido – mai inferiore al 15/20 per cento –, quindi non si deve pensare che gli alimenti secchi ‘grain free’ siano privi di carboidrati, perché non è fisicamente possibile produrre una qualsiasi crocchetta senza apporti di questo genere”. Per questo motivo le aziende utilizzano al posto dei cereali altri specifici ingredienti:

  • amido altamente raffinato (come quello delle patate o di tapioca/manioca) che fornisce sicuramente meno nutrienti e meno fibre;
  • amido dei legumi (piselli, fagioli o lenticchie) responsabile, però, in alcuni soggetti di disturbi digestivi.

Prima di passare perciò a questo tipo di mangimi è sempre bene chiedere il parere del proprio veterinario curante per evitare spiacevoli incidenti.

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Fin da cucciolo il cane deve essere alimentato in modo adeguato © Pixabay

Le componenti del mangime e le allergie alimentari

Le allergie alimentari nei cani derivano principalmente da comuni glicoproteine che possiamo trovare in pollo, manzo e latte. E per quanto riguarda l’intolleranza al glutine? “Si tratta di una condizione patologica estremamente rara negli animali domestici – i sintomi gastrointestinali sono stati confermati solo in una linea di sangue di setter irlandesi – e non abbiamo delle evidenze scientifiche nel cane, e tantomeno nel gatto, sulla relazione tra disturbi gastroenterici e glutine assunto con la dieta”, risponde Barbara Tonini. Non bisogna perciò commettere l’errore di scegliere un alimento perché “senza cereali”. “È un concetto di marketing progettato per vendere alimenti, non una caratteristica nutrizionale che aiuta il vostro animale a vivere una vita più lunga e sana”, conclude Tonini.

Leggi anche: Allergie e intolleranze in cani e gatti, tutto quello che bisogna sapere

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Attenzione a ciò che finisce nella ciotola del nostro cane! © Pixabay

Cos’è lo human grade in etichetta

Il termine “human grade” dovrebbe indicare un prodotto in cui gli ingredienti siano “immagazzinati, manipolati, processati e trasportati” in modo che soddisfino i requisiti legislativi per gli alimenti ad uso umano. “Questo concetto sicuramente potrebbe non dispiacere alla maggior parte dei proprietari, ma purtroppo non è fattibile per un semplice motivo: un ingrediente destinato agli animali domestici non è più adatto al consumo umano per definizione”, delucida la dottoressa Tonini. “In ogni caso, gli ingredienti provenienti dalla catena alimentare umana non sono necessariamente migliori e quindi più nutrienti, salutari o sicuri degli ingredienti destinati al cibo per animali domestici”.

Per orientarsi nel variegato mondo dei mangimi destinati ai nostri amici a quattro zampe non c’è molto altro da dire. Sarà importante, comunque, leggere attentamente la lista e la descrizione degli ingredienti elencati nell’etichetta, anche se non c’è modo di determinare in assoluto la qualità della dieta in questo modo. Importante comunque sarà scegliere un prodotto completo e bilanciato, senza dimenticare mai il consiglio del veterinario curante e senza affidarsi ai pareri superficiali e, purtroppo, spesso erronei riportati sui social o in rete. Il tutto avendo cura che il mangime soddisfi le esigenze nutrizionali del soggetto a cui è destinato e che venga prodotto in un’azienda che si avvale di nutrizionisti qualificati e di un impianto controllato e moderno.

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