Veterinaria dell'animale

Allergie e intolleranze in cani e gatti, tutto quello che bisogna sapere

In occasione della Giornata mondiale del cane parliamo di un disturbo diffuso nei nostri amici a quattro zampe: le allergie e intolleranze alimentari. Ecco quello che è bene sapere per curare e prevenire questi disturbi.

Allergie e le intolleranze alimentari nei nostri amici a quattro zampe sembrano essere sempre più diffuse. Cani e gatti, infatti, soffrono spesso di problemi inerenti alla dieta quotidiana, con sintomatologie varie che vanno dalle dermatiti al vomito e alla diarrea frequenti. Ma, in questo campo, occorre fare una premessa fondamentale visto che spesso gli alimenti vengono erroneamente incriminati di essere i responsabili di comuni disturbi dermatologici o gastroenterici  senza una reale base di intolleranza o allergia e questo comporta non solo un’errata diagnosi, ma soprattutto una cattiva gestione nutrizionale.

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Allergie e intolleranze alimentari sono sempre più diffuse fra i cani e i gatti
Allergie e intolleranze alimentari sono sempre più diffuse fra i cani e i gatti © Pixabay

Allergie e intolleranze alimentari, il parere della nutrizionista

Il supporto del veterinario nutrizionista è fondamentale nel caso di supposte allergie o intolleranze alimentari nei cani e nei gatti, non solo ai fini diagnostici, ma soprattutto per la definizione di una dieta che consideri lo stato di salute e quindi i fabbisogni nutrizionali del soggetto per cui viene elaborata. “I cani e i gatti affetti da reazioni avverse al cibo meritano un approccio che vada oltre la dieta di eliminazione, che dovrebbe avere una durata definita per poi prevedere l’integrazione graduale di nuovi alimenti”, spiega la dottoressa Barbara Tonini, medico veterinario nutrizionista. Infatti le allergie e le intolleranze nei confronti di determinati alimenti non sono espressione della stessa malattia. Entrambe sono, comunque, delle reazioni avverse al cibo che comportano la comparsa di una varietà di quadri clinici conseguenti all’ingestione di un alimento (o più raramente di un additivo) con il coinvolgimento del sistema immunitario (la vera e propria allergia) o senza che esso sia coinvolto (e si parla, allora, di intolleranza alimentare).

“Le reazioni avverse al cibo che riconoscono una base immunitaria sono vere e proprie allergie alimentari e consistono in una risposta abnorme del sistema immunitario quando si ingerisce un alimento che normalmente dovrebbe essere tollerato”, delucida la dottoressa Tonini. “Diversamente, le intolleranze alimentari sono reazioni avverse al cibo in cui non è interessato il sistema immunitario, ma si tratta di reazioni metaboliche (per esempio la mancata digestione del lattosio o dell’amido), farmacologiche (istamina del pesce) o tossicologiche (come succede per aglio, cipolla, batteri patogeni o sostanze irritanti)”.

allergie nei cani e nei gatti
È stato calcolato che nei cani il 30 per cento dei soggetti manifesta i primi sintomi prima dell’anno di età, mentre nei gatti il 50 per cento entro i due anni © Hans Reniers/Unsplash

L’insorgenza dei primi sintomi di questi disturbi può avvenire a qualsiasi età (dai 4 mesi ai 12 anni) sia nel cane che nel gatto. È stato calcolato che nei cani il 30 per cento dei soggetti manifesta i primi sintomi prima dell’anno di età, mentre nei gatti il 50 per cento entro i due anni.

L’altra aspetto interessante è che spesso questi soggetti, teoricamente “allergici”, non ripresentano i sintomi di allergie o intolleranze assumendo nuovamente l’alimento “incriminato”. Spiega la nutrizionista: “Questo fa supporre che in alcuni casi, alla base delle malattie infiammatorie intestinali, vi sia una perdita transitoria della cosiddetta tolleranza orale e che quindi, non si tratti di una vera e proprio allergia o intolleranza alimentare, ma è più corretto definirle enteropatie ‘responsive’ alla dieta”.

Il consiglio del veterinario nutrizionista è fondamentale per risolvere allergie e intolleranze alimentari
Il consiglio del veterinario nutrizionista è fondamentale per risolvere allergie e intolleranze alimentari © Pixabay

Quando il problema è nella ciotola

Gli alimenti maggiormente responsabili di allergia e intolleranza alimentare sono le proteine di origine animale. Tra le carni più incriminate abbiamo il pollo e il manzo oltre al pesce (soprattutto nel gatto), il latte e le uova. “Altre fonti proteiche da considerare con estrema attenzione sono le proteine vegetali: il frumento, il mais, la soia e il riso sono le più comuni”, continua l’esperta. “Considerato che gli alimenti sopraelencati sono tra i più diffusi, appare subito chiaro che la scelta per la risoluzione dei sintomi dovrebbe ricadere su un prodotto a singola e nuova (non assunta in precedenza) fonte proteica animale o vegetale (per esempio la carne di maiale e tapioca)”. Cambiare marca o gusto di cibo senza aver valutato tutti gli ingredienti presenti nella dieta non ha alcun senso e non risolve la situazione.

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Attenzione anche a certi ingredienti che hanno la fama di creare allergie o intolleranze nei nostri amici animali. “L’intolleranza al glutine, e quindi la celiachia, per esempio, riveste solo un ruolo marginale nelle reazioni avverse al cibo sia nel cane che nel gatto (in quest’ultimo non è stata mai realmente diagnosticata)”, spiega la dottoressa Tonini. “La tendenza comune nel credere che le diete gluten-free siano più sane non ha, perciò, un vero fondamento scientifico, ma è soprattutto una moda, che trova i suoi più fervidi sostenitori in alcune aziende produttrici di pet food. Quindi scegliere di escludere dalla dieta il frumento (o altri cereali) può avere senso solo nell’ottica di una dieta privativa, che escluda questo alimento perché precedentemente assunto”.

“Tra le diete maggiormente efficaci abbiamo proprio quella casalinga, che permette di selezionare gli alimenti senza avere l’interferenza di altri ingredienti (per esempio olio, fonti proteiche, appetibilizzanti) o additivi (un esempio sono gli antiossidanti o gli addensanti) normalmente presenti nel pet food”, nota Barbara Tonini. Se si sceglie di percorrere questa strada è però bene consultare il veterinario nutrizionista, senza ricorrere al “fai da te”.

In commercio esistono alimenti contro le allergie alimentari per cani e gatti, ma il rimedio più idoneo è sempre la dieta casalinga
In commercio esistono alimenti contro le allergie alimentari per cani e gatti, ma il rimedio più idoneo è sempre la dieta casalinga © Pixabay

Quando gli esami non sono attendibili

Al momento non esistono degli esami ematologici realmente affidabili per la diagnosi di allergia o intolleranza alimentare. Numerosi studi hanno, infatti, dimostrato che è normale ritrovare gli anticorpi IgE o IgG nei confronti dei cibi comunemente introdotti senza che si possa riscontrare correlazione con segni e/o sintomi di reazioni avverse all’alimento. “Il livello di questi anticorpi è correlato con la regolare ingestione dei corrispettivi alimenti”, osserva Barbara Tonini. “Il 50 per cento dei cani ha ripresentato i sintomi dopo aver assunto uno degli alimenti a cui erano risultati negativi! Un altro test diffuso, e assolutamente non attendibile dal punto di vista diagnostico, è il test di citotossicità. Questo test ripetuto in tempi diversi fornisce risultati contrastanti sullo stesso paziente con un elevato numero di falsi negativi e positivi, che ne invalidavano l’attendibilità diagnostica”.

Le razze maggiormente predisposte

 

Esistono, comunque, delle razze maggiormente soggette a intolleranze e allergie alimentari sia nel cane che nel gatto. Tra i cani troviamo il boxer, il bassotto, il barbone, il cairn terrier, il cocker, il collie, il dalmata, il golden retriever, il labrador, il pastore tedesco, il setter inglese, quello irlandese. Fra i gatti, i siamesi sono tra le razze più predisposte. A ogni modo allergie e intolleranze alimentari sembrano sempre più diffuse fra i nostri amici a quattro zampe anche se le cause di questo aumento sono ancora da chiarire. Le ipotesi più accreditate sono le stesse che emergono in medicina umana, e vedono l’ambiente e la nostra dieta come i principali indiziati, anche se non dobbiamo dimenticarci dell’aspetto genetico (e quindi un aumento del numero di esemplari appartenenti alle razze predisposte).

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