La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Le popolazioni di leopardo sono diminuite in modo significativo. Un nuovo studio rivela un fatto che il mondo ha ignorato finora. E smentisce la convinzione che questo animale sia meno a rischio di altri.
Il luogo comune che le popolazioni di leopardo in tutto il mondo stiano meglio delle altre specie di grandi felini è stata smentita. Il leopardo (Panthera pardus) ha perso il 75 per cento del suo habitat naturale, secondo il nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica PeerJ. I risultati sono frutto di tre anni di lavoro e rappresentano la prima valutazione completa dello stato di conservazione delle nove sottospecie di leopardo esistenti.
Tra i grandi felini il leopardo è la specie più diffusa al mondo: si trova in Africa, in Medio Oriente e in Asia. In passato il suo habitat si estendeva su un’area di 35 milioni di chilometri quadrati distribuiti in queste regioni, mentre oggi si è ridotto a soli 8,5 milioni.
In media l’estensione delle aree popolate dal leopardo sono diminuite del 25-37 per cento, con punte del 98 per cento nella penisola araba, in Cina e nel Sudest asiatico. Qui il leopardo è minacciato tanto quanto la tigre tra i grandi felini più a rischio estinzione nel mondo.
A study suggests that leopards have lost as much as 75% of their historic range since 1750 https://t.co/P9IXlYR5i3 pic.twitter.com/Gc1rBQVIlW
— The New York Times (@nytimes) May 4, 2016
I leopardi vivono nelle foreste tropicali, nelle praterie, ma anche nei deserti e nelle zone alpine. Si possono trovare addirittura in prossimità dei centri urbani. “La comparsa occasionale e audace di esemplari in megalopoli come Mumbai e Johannesurg incentiva la convinzione errata che questi felini continuino a prosperare in natura”, ha spiegato Luke Dollar, co-autore dello studio e direttore del progetto Big cats della National Geographic society.
Composto da 6mila documenti basati su 1.300 fonti che risalgono nel tempo fino al 1750, lo studio sfata il mito che “i leopardi sono abbastanza numerosi e non sono minacciati gravemente”, come ha riportato l’autore dello studio Andrew Jacobson della Società zoologica di Londra (Zsl), dell’University College di Londra e del progetto Big cats.
https://youtu.be/G7Z2gliZdlM
L’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) classifica il leopardo come specie vulnerabile e tre sue sottospecie come in pericolo critico. Inoltre, lo studio suggerisce che lo stato di conservazione di altre due sottospecie venga rivalutato, classificandole come in pericolo e in pericolo critico.
Le minacce che i leopardi devono affrontare sono tante. Sebbene siano capaci di sopravvivere anche in prossimità di insediamenti umani, porzioni sempre più ampie del loro habitat vengono trasformate in terreni coltivati. Questo significa che le zone in cui vivono i leopardi sono sempre meno, sempre più piccole e sempre più isolate l’una dall’altra.
Questo animale solitario è anche soggetto a persecuzioni. Considerando che le aree dedicate agli allevamenti sono in aumento per soddisfare i bisogni alimentari della popolazione mondiale in costante crescita, gli agricoltori uccidono i leopardi per paura che il bestiame diventi loro preda. Ma se il leopardo si trova costretto a cacciare il bestiame è proprio perché l’uomo ha messo a repentaglio anche la disponibilità di specie selvatiche di cui il grande felino si nutrirebbe naturalmente.
A tutto questo va aggiunta la caccia sportiva, ancora assurdamente permessa in alcuni paesi, e il commercio illegale di parti dell’animale (come la pelle e i denti) vendute come trofei. Gli effetti di queste pratiche vengono spesso ignorati e hanno portato il Sudafrica a introdurre una moratoria della caccia al leopardo per tutto il 2016.
Quello che emerge dallo studio condotto dal progetto Big cats, la Zsl, il gruppo per la conservazione di felini Panthera e la Iucn è un quadro molto complesso. La sopravvivenza della specie deve affrontare sfide su vari fronti e gli studi a riguardo rimangono scarsi. “Il leopardo è famoso per essere un animale elusivo ed è probabilmente per questo che ci è voluto così tanto tempo per riconoscere il suo declino,” ha detto Jacobson. Inoltre, gli studi esistenti si concentrano sulle sottospecie più popolate invece che sulle più minacciate, come il leopardo di Giava (P. p. melas) e il leopardo dello Sri Lanka (P. p. kotiya).
Photo by @argonautphoto (Aaron Huey). #Leopard skin and bark in the #MoremiGameReserve, #Botswana. Shot on assignment in the #OkavangaDelta. Check out video of this same leopard eating an Impala later that night at @argonautphoto Una foto pubblicata da National Geographic (@natgeo) in data:
Dallo studio emerge anche qualcosa che si avvicina a una buona notizia. Sulle montagne del Caucaso, nella Russia più orientale e nella Cina nordorientale le popolazioni di leopardo si stanno stabilizzando e sono persino in crescita, sebbene siano state in declino in passato. Tuttavia, questo rimane un fatto positivo isolato, inserito in un contesto di declino grave, complesso e poco conosciuto delle popolazioni di leopardo in tutto il mondo.
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