
13,4 milioni di italiani soffrono di insonnia a causa di ansia, stress, predisposizione genetica e abitudini scorrette. Le soluzioni non mancano.
Tristezza e insoddisfazione sono reazioni emotive comuni al rientro dalle vacanze. Gestirle consapevolmente aiuta a sbloccare scelte appaganti.
Succede ogni estate: finite le vacanze, il ritorno alla routine fa affiorare un senso di tristezza, ansia e insoddisfazione. È normale, rassicurano gli esperti, e stando ai dati Istat, anche piuttosto comune. Già prima della pandemia più di un italiano su tre soffriva di “post vacation blues”, specie nella fascia di età tra i 25 e i 45 anni. Oggi c’è da supporre che il quadro non sia migliorato, considerato il groviglio attuale di crisi climatica, economica, sanitaria, geopolitica e politica.
“Di sicuro il rientro quest’anno sarà ulteriormente appesantito da tutte queste preoccupazioni che hanno prodotto notevoli danni all’equilibrio psicologico delle persone già nei mesi passati. Non sono solo l’ansia e la paura le reazioni emotive dominanti in questo momento; si assiste ad una sempre maggiore diffusione di reazioni di frustrazione e rabbia, che vanno dagli (apparentemente) banali litigi sui social network a veri e propri episodi di violenza, anche per futili motivi”, puntualizza la dottoressa Roberta Milanese, psicoterapeuta del Centro di terapia strategica di Arezzo.
Gli psicologi concordano sul fatto che si tratti di un malessere passeggero, una sindrome da adattamento superabile in pochi giorni, il tempo necessario per risintonizzarsi sui ritmi del tempo feriale. Ma negli innumerevoli articoli di consigli per superare questa fase critica, un aspetto positivo spesso resta in secondo piano: con lo stress post-vacanza, corpo e mente “alzano la voce” e richiamano la nostra attenzione verso una probabile discrepanza di fondo tra desideri e realtà quotidiana. Perché non ascoltare questi segnali e sfruttare il momento per muovere i primi passi verso una condizione di vita più appagante?
Perché un pretesto per tornare bisogna sempre seminarselo dietro, quando si parte.
Lo dice la parola stessa: rientro non è un ritorno come un altro, è un ritorno in un luogo chiuso. Usata in senso figurato, parla di rientri alla normalità, al lavoro, a scuola e di una separazione tra un fuori – spensierato, rilassante, pieno di stimoli – e un dentro che percepiamo sempre uguale a se stesso, un po’ come Bill Murray nel Giorno della marmotta.
“La questione non riguarda il fatto che siamo tristi di rientrare”, precisa il dottor Francesco Bocci, psicoterapeuta e psicologo digitale, “ma che siamo tristi di tornare alla nostra routine. In vacanza o in viaggio entriamo in una modalità più analogica, rallentiamo, siamo presenti sul momento, anche a livello sensoriale, mettiamo da parte i ritmi serrati a cui spesso siamo costretti. Al ritorno il sentimento più diffuso è un mix di tristezza e rassegnazione. Questo perché se la nostra vita normalmente è frustrante e non particolarmente appagante, non saranno una decina di giorni di relax a restituirci la serenità.”
Né basterà disfare in fretta la valigia – lontano dagli occhi, lontano dal cuore – per alleviare i sintomi tipici del “post vacation blues”. Ansia, difficoltà di concentrazione, disturbi della digestione, mal di testa, malinconia e/o tristezza, insonnia, irritabilità, sbalzi d’umore, sensazione di affaticamento generalmente regrediscono spontaneamente nel giro di poco tempo, indipendentemente dalla durata e dall’intensità della vacanza appena trascorsa.
La tentazione di bypassare la fase di down del ritorno è forte. Una scorciatoia diffusa è quella di prenotare il prossimo viaggio, ma molti psicologi lo ritengono un anestetico a breve termine per i sintomi sopracitati, che rimanda il problema senza risolverlo.
Più salutare sarebbe rompere il loop dell’evasione e prendersi cura dei propri bisogni, spiega Milanese: “Di sicuro c’è un forte nesso tra stress da rientro, fuga dalla realtà e insoddisfazione personale. Chi ha una vita personale e professionale gratificante ha minori difficoltà a ritornare alla quotidianità post vacanze; anzi, in alcuni casi, la fine delle vacanze estive segna per queste persone l’inizio di un nuovo anno di progettualità stimolanti. Chi è invece insoddisfatto è più a rischio di vivere il post vacation blues, perché, per quanto possa scappare, al rientro a casa troverà sempre quello che ha lasciato”.
Depennata la tattica di lanciarsi compulsivamente sulla prossima meta esotica (budget permettendo), resta una lista di consigli per superare lo stress da rientro. Alimentazione sana e attività fisica regolare fanno parte del gioco per ritrovare un equilibrio psico-fisico dopo gli stravizi vacanzieri, ma con la dottoressa Milanese ci concentriamo su aspetti più sottili, per affrontare il momento di difficoltà con un approccio più consapevole ed efficace sul lungo periodo.
“Si tratta di un tesoro prezioso che potremmo usare per nutrire la nostra ritrovata quotidianità, magari prendendo qualche spunto per rendere più piacevole la vita quotidiana. Si potrebbe decidere di non aspettare troppo tempo per rivedere gli amici, o continuare a fare qualche passeggiata nella natura appena possibile, o qualunque altra piccola abitudine che possiamo mantenere anche una volta tornati a casa.” Scriverli, aggiungiamo noi, è un buon metodo per rielaborare ciò che si è vissuto e rievocare l’aspetto sensoriale (sapori, odori, colori, ecc.). Un’alternativa è selezionare le foto preferite e comporre una sorta di diario di bordo.
“Il ritorno dalle vacanze può rappresentare un momento di progettualità stimolante per i mesi a venire, trasformando così la fine di qualcosa di bello nell’inizio di qualcosa di nuovo. La progettualità può riguardare qualunque aspetto della vita: può essere un nuovo progetto lavorativo o la decisione di lavorare di meno, il desiderio di imparare una nuova lingua, iscriversi a un corso di ballo, imparare a cucinare, vedere di più gli amici, giocare di più con i figli o qualsiasi altra cosa per noi desiderabile. Ed è importante iniziare subito a compiere i primi passi verso il nostro nuovo obiettivo, in modo tale che il futuro diventi già presente”.
“Le energie ritrovate in vacanza possono essere utilizzate come ‘benzina’ per affrontare difficoltà o problemi che prima non ci sentivamo in grado di sostenere, nell’ottica di migliorare la nostra vita personale o professionale. Il rientro dalla vacanza può essere il momento più propizio per valutare bene come affrontare incombenze sospese e doveri. È anche il momento opportuno per rivedere le nostre priorità e valutare se sia il caso di introdurre qualche cambiamento nella nostra vita”.
“La radice del problema, a mio avviso, risiede nel fatto che si tende spesso a dividere in maniera netta il tempo dedicato al dovere e quello al piacere/benessere. E quindi il lunedì diventa giorno infausto e il venerdì la meta agognata perché prelude al weekend; stessa cosa vale per le vacanze estive e tutti gli altri giorni di festa. Se è indubbio che il lavoro occupa gran parte della nostra giornata, e che non tutti ne traggono gratificazione, è altrettanto vero che questa divisione netta ci inchioda ad una vita non pienamente vissuta e spesa in larga parte nell’attesa dei giorni di festa. Sarebbe invece importante saper trovare in ogni giorno, anche nei più duri, qualche momento di piacevolezza, di benessere o crescita personale”.
Come recitano i versi di Samuel Taylor Coleridge: “La felicità della vita è fatta di frazioni infinitesimali: di piccole elemosine, presto dimenticate, di un bacio, di un sorriso, di uno sguardo gentile, di un complimento fatto col cuore”. Gesti preziosi per ritrovare il sorriso nel tran tran quotidiano. E, si spera, rendere il rientro meno traumatico.
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