
Ha dato il via ai concerti ad alta quota ben 28 anni fa distinguendosi sin dall’inizio per il rispetto delle terre alte. Sancito anche da un manifesto.
Nana Ashour ha deciso di inseguire il suo sogno. Niente di particolare, se non fosse che ha dovuto sfidare i pregiudizi di una comunità in cui non è facile farsi accettare come musicista, diventando la prima ragazza batterista di Gaza.
A sedici anni Nana Ashour ha già le idee molto chiare: da grande sarà una batterista provetta e nessuno potrà impedirglielo. Per questo tutti i giorni prende lezioni di musica e percussioni nella scuola di musica Sayed Darwish.
Non vi sarebbe nulla di strano in un sogno che ormai accomuna migliaia di adolescenti di tutto il mondo, se non fosse che Nana Ashour vive a Gaza. Qui è, in pratica, la prima e unica ragazza a suonare la batteria.
Prima di tornare a Gaza nel 2015, Nana Ashour ha vissuto la sua infanzia e la prima adolescenza – dai nove ai tredici anni – in Egitto: è lì che ha incominciato ad appassionarsi allo studio della musica. In Egitto, al contrario che a Gaza, Nana aveva molti amici che suonavano strumenti musicali e questo l’ha incoraggiata ad approfondire lo studio dello strumento a cui si sentiva più affine: le percussioni.
Una volta in Palestina, però, Nana ha dovuto affrontare non poche critiche dai componenti della comunità e dalla stessa cerchia di amici – e corrispettivi genitori – che aveva lasciato a Gaza. Molti l’hanno accusata di mancare di rispetto a cultura e tradizioni; per alcuni, Nana avrebbe dovuto recarsi a scuola come tutti i ragazzini della sua età; mentre per altri studiare e fare musica nell’Islam è semplicemente haram (proibito) alle ragazze.
Fares Anbar, insegnate ventiduenne di Nana, ha confermato lo stato delle cose nella striscia di Gaza. Anche qui esistono genitori illuminati che permettono alle proprie figlie di imparare a praticare uno strumento, ma questo deve avvenire nel modo più discreto possibile: niente video o foto online e spesso neppure esibizioni dal vivo.
Alcuni genitori sanno che le loro figlie hanno talento, ma preferiscono non affrontare la società. Questo influenza le ragazze e le scoraggia perché sentono che il loro talento è un tabù o un atto inaccettabile.
Così ha detto Anbar a Mousa Tawfiq per il magazine online Middle East Eye.
In ogni caso, Nana Ashour è l’unica ad aver deciso di dedicarsi alla batteria: le ragazze a Gaza, di solito, scelgono strumenti più classici come pianoforte, chitarra o violino.
C’è da dire che, oltre a critiche e impedimenti, Nana è stata anche appoggiata. In primis da parenti e genitori e in particolare da sua madre: “Sono molto fortunata ad essere circondata da persone che credono nel mio talento,” ha detto Nana. “È insolito per dei genitori di Gaza permettere alla loro figlia di imparare a suonare la batteria o andare da sola in una scuola di musica, ma i miei genitori si fidano di me e apprezzo il loro modo unico di educarmi”.
Ma il giudizio degli altri non è l’unico ostacolo che Nana ha imparato a contrastare: nella striscia di Gaza, purtroppo, è molto difficile recuperare strumenti di qualità. Per questo motivo, e anche a causa dell’elevato costo delle attrezzature, per potersi esercitare in casa Nana si è auto-prodotta tamburi con vari suppellettili trovati in casa (vasi, padelle, cucchiai di legno come bacchette).
La grande forza di Nina la fa sognare in grande: “Suonare la batteria in un concerto per me è un sogno”, ha detto, “Continuo a immaginare il momento in cui io starò sul palco e potrò vedere la reazione della gente mentre guarda una ragazza che suona la batteria.”
Ma c’è un’altra cosa davvero potente che sta accadendo a Gaza grazie alla sua perseveranza: nel febbraio scorso il suo video mentre suona la batteria è diventato virale. Dopo la pubblicazione sui social network, più di quindici ragazze si sono iscritte alle classi di musica della scuola Sayed Darwish: quattro di loro hanno scelto le percussioni.
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