Il piano del Regno Unito per trasferire i richiedenti asilo in Ruanda è illegale. Lo conferma la Corte suprema

Il Ruanda non è un paese sicuro in cui inviare i richiedenti asilo. La posizione della Corte suprema è netta, ma non fa desistere il governo di Rishi Sunak.

  • Nel 2022 il governo britannico ha siglato un accordo con quello del Ruanda per poter inviare lì i richiedenti asilo.
  • Dopo diverse bocciature, arriva anche quella della Corte suprema, per la quale il Ruanda non è un paese terzo sicuro.
  • Il premier britannico Rishi Sunak, in conferenza stampa, promette di andare avanti attraverso una legge ad hoc.

Alla fine ci è voluta anche la Corte suprema britannica, all’unanimità, per ribadire quanto era già stato detto a chiare lettere prima dalla Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu) e poi dalla Corte d’appello (che aveva rovesciato il parere favorevole espresso nel primo grado di giudizio). Cioè che il Regno Unito non può spedire le persone richiedenti asilo in Ruanda e impedire loro di fare ritorno, prima ancora di avere esaminato il motivo che le ha spinte a fuggire dal proprio paese d’origine. Una pesante sconfitta politica per il governo conservatore guidato da Rishi Sunak. Che, però, non sembra ancora intenzionato ad arrendersi.

manifestazione invio richiedenti asilo in Ruanda
Una manifestazione contro l’invio dei richiedenti asilo in Ruanda © Dan Kitwood/Getty Images

Cosa ha deciso la Corte suprema sul “piano Ruanda”

Era il 2022, e il premier era ancora Boris Johnson, quando il governo britannico ha presentato un piano che avrebbe dovuto concretizzare la linea dura sull’immigrazione. A fronte di un accordo economico siglato a Kigali, i richiedenti asilo arrivati in territorio britannico attraverso il canale della Manica sarebbero stati trasferiti in Ruanda, prima ancora dell’esame del loro caso.

Nonostante il grande clamore mediatico suscitato da questo annuncio, di fatto nessun aereo è mai partito a causa dei ricorsi presentati da persone che ritenevano di essere trattate ingiustamente. Nella giornata di mercoledì 15 novembre, si è espressa anche la Corte suprema. all’unanimità. La sentenza dice, in sostanza, che il Ruanda non può essere considerato come un paese sicuro, per via della concreta possibilità che le persone da lì vengano rimandate nel loro paese d’origine. Paese in cui potrebbero avere subito violenze e persecuzioni. Ciò costituirebbe una violazione del principio di non reinsediamento, un caposaldo del diritto internazionale, vincolante per tutti gli stati.

Il governo di Rishi Sunak insiste sul contrasto all’immigrazione

Amnesty International parla di sentenza “fondamentale”, invitando il governo britannico a lasciarsi alle spalle il “crudele” piano Ruanda. Un appello che, per ora, appare inascoltato. Suella Braverman, ministra degli Esteri da poco licenziata per essere sostituita dall’ex-premier David Cameron, si dice tutt’altro che sorpresa. Ed esorta l’esecutivo ad adottare una “legislazione d’emergenza” che blocchi sul nascere qualsiasi altra contesa legale. “Non c’è nessuna possibilità di limitare l’immigrazione illegale restando entro il quadro giuridico attuale. Dobbiamo legiferare o ammettere la sconfitta”, scrive su X.

Il primo ministro Rishi Sunak, nel corso di una conferenza stampa, sposa questa posizione. Dopo aver chiarito di non essere d’accordo con la sentenza, ma di “accettarla e rispettarla”, promette di introdurre una legge ad hoc. “Ciò permetterà al parlamento di confermare che, con questo nuovo trattato, il Ruanda è un paese sicuro”, afferma. “Ma ovviamente dobbiamo essere onesti riguardo al fatto che, anche quando il Parlamento avrà cambiato la legge qui in patria, potremmo ancora affrontare le sfide della Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo. Oggi ho detto al Parlamento che sono pronto a cambiare le nostre leggi e rivisitare quelle relazioni internazionali per rimuovere gli ostacoli sul nostro cammino. Quindi permettetemi di dirlo a tutti adesso: non permetterò a un tribunale straniero di bloccare questi voli.”

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