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Quelli di Tokyo 2020 saranno i giochi della rinascita? Rimangono molte incertezze ma i preparativi per il rinvio delle Olimpiadi non si fermano e in Giappone c’è tanta voglia di ospitare il grande evento
In Giappone ci sono ancora molte tracce dell’evento che si sarebbe dovuto tenere quest’estate. Il logo olimpico è visibile in tutta la città di Tokyo, sulle bandiere lungo le strade, sui palazzi e su innumerevoli prodotti nei negozi. I membri di alcune squadre nazionali, come quella mongola e quella sud sudanese, continuano ad allenarsi nelle località che avevano scelto per il rush finale prima dei giochi. E la torcia olimpica, sostituita da una lanterna, è in mostra in un centro sportivo a Fukushima. La pandemia di coronavirus ha costretto il mondo a fermarsi e anche il “road to Tokyo” era stato messo in pausa. Ma con l’annuncio delle nuove date è ripartito, come l’orologio davanti alla stazione principale della città che è tornato a segnare il conto alla rovescia alle Olimpiadi.
È recente la notizia che cinque negozi di merce Tokyo 2020 chiudono i battenti. Un po’ perché lo stato di emergenza nazionale ha convinto molti commercianti a fermare le loro attività e un po’ perché c’è ancora parecchia incertezza su cosa succederà nei prossimi mesi. Questo è solo un esempio di come il processo di rinvio delle Olimpiadi sia parallelo agli sforzi per contenere la pandemia.
Sia il Comitato olimpico internazionale (Cio) che quello Tokyo 2020 hanno istituito nuove task force per organizzare il più grande evento del calendario internazionale dodici mesi più in là. A grandi linee il piano dovrebbe seguire quanto previsto per il 2020 – anche in materia di sostenibilità – con l’aggiunta di una task force che si occuperà delle misure sanitarie contro Covid-19. Inoltre, c’è la possibilità che le cerimonie dei giochi olimpici e paralimpici vengano accorpate in un unico evento di apertura e uno di chiusura, secondo quanto dichiarato dal presidente del comitato organizzativo Yoshiro Mori. L’ex premier giapponese ha detto anche che se i giochi non si dovessero tenere l’anno prossimo verrebbero annullati. Figure di rilievo come Yoshitake Yokokura, presidente dell’associazione medica del paese, hanno precisato che l’evento non si potrà fare se non si trova presto un vaccino – anche se non tutti la vedono così.
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Il governo metropolitano di Tokyo stima che le Olimpiadi dovrebbero generare 275 miliardi di euro nell’economia giapponese nel periodo tra il 2013, quando sono state ufficializzate, e il 2030. Inoltre, le previsioni per quest’anno parlavano di due milioni di turisti stranieri in più rispetto ai 32 milioni dell’anno scorso. “Dunque, ci sono i soldi persi, ovvero quelli che sarebbero stati spesi tra giugno e settembre di quest’anno”, spiega Leo Lewis, corrispondente del Financial Times a Tokyo, “e la stima migliore è di poco meno di tre miliardi di euro. Però c’è da dire che questa cifra potrebbe essere spesa nel 2021 e in realtà il turismo è fermo non a causa del rinvio ma della pandemia, quindi i dati sono un po’ falsati. La questione più grande è quanti soldi servono in più per organizzare i giochi l’anno prossimo”. Il grosso del budget di 23 miliardi di euro è stato speso e la maggior parte dell’infrastruttura è già pronta ma “secondo le stime che stanno usando internamente i giapponesi il costo del rinvio sarà tra due e sei miliardi”.
Rimane poi il tema non indifferente di chi si addosserà questi costi (l’ago della bilancia sembra puntare verso il governo di Tokyo e quello nazionale), una questione che sta a cuore soprattutto a “quei giapponesi che credono che ospitare i giochi non sia un buon utilizzo delle finanze del paese”, precisa Lewis. Per ora le parti coinvolte sono impegnate in complesse discussioni per delineare un quadro che però è ancora poco chiaro. Interessante è capire come le persone, soprattutto in Giappone, stiano percependo questo processo.
Nonostante gli scettici ci siano, in molti sono entusiasti che il paese sia stato scelto per i giochi: “per il mio popolo è un grande onore e un’occasione unica”, racconta Hiroko Imai, content creator e influencer che vive nella città ospitante. “Quando ho saputo che era stata scelta Tokyo, ero felicissima”, ricorda la leggenda dell’arrampicata Akiyo Noguchi, vincitrice di molti titoli internazionali e membro della squadra olimpica giapponese. Per lei, a trent’anni, “questi giochi sono l’ultimo palcoscenico come atleta”. È difficile pensare che l’euforia non si sia tramutata in delusione all’annuncio del posticipo delle Olimpiadi, ma secondo molti osservatori la reazione generale è stata di accettazione: shikata ga nai, “non c’è niente da fare”.
“Mi aspettavo che alcune persone sarebbero rimaste deluse”, spiega Imai, che ha realizzato alcune interviste in giro per Tokyo per sondare le reazioni della gente. “Ma quasi tutti credono che sia stata la decisione migliore, perché la vita e la salute delle persone vengono prima di tutto. Quasi tutti gli intervistati hanno dichiarato di sentirsi sollevati”. Infatti, Lewis racconta come “il paese abbia tirato un sospiro di sollievo perché ora può concentrarsi davvero sul contenere i danni dell’epidemia”. Sono cambiate le priorità non solo a livello pratico ma anche di comunicazione. “Prima le televisioni giapponesi non davano tanto spazio ai rischi legati a Covid-19”, secondo Imai, “ma ora lo stile è cambiato”.
“Ho avuto emozioni contrastanti quando ho saputo del rinvio perché il mio allenamento era focalizzato sull’arrivare pronta ad agosto”, dice Noguchi. “Ma ora sono felice di potere continuare a fare quello che amo per un altro anno. Voglio mostrare ai miei fan che mi sono evoluta ancora di più”. Dunque, le aspettative degli atleti rimangono alte anche nel suo sport, che dovrebbe fare il suo debutto olimpico. “In generale, noi giapponesi siamo più piccoli fisicamente quindi non ci sono tante discipline in cui eccelliamo”, rivela Shimon Torii, proprietario di una palestra di arrampicata a Tokyo, “ma il fatto che l’arrampicata sia uno degli sport in cui siamo i favoriti è fantastico. Ospitare i giochi significa potere dimostrare quanto siamo forti”.
Gli occhi di Torii brillano mentre parla dello sport a cui ha dedicato la sua vita, nonostante “economicamente sia un periodo difficile”. Infatti, più che sul rinvio delle Olimpiadi, l’attenzione nazionale è focalizzata sull’emergenza attuale. Se da un lato sembra che il Giappone stia appiattendo la curva dei contagi, alcuni credono che “il governo non stia facendo un buon lavoro nel sostenere i cittadini”, nelle parole di Torii. Tant’è che “nonostante culturalmente noi giapponesi non tendiamo ad alzare la voce, in molti si sono lamentati del piano di aiuti del governo”, racconta Imai, “che, in risposta, ha cambiato le politiche”.
Benché queste siano le questioni all’ordine del giorno per ora, la prospettiva di Tokyo 2020 rimane un importante punto di riferimento temporale, e non solo. “La fiamma olimpica rappresenta la luce in fondo al tunnel”, ha detto John Coates, che presiede la commissione di coordinamento del Cio. Anche “il Giappone ha bisogno di mantenere vivo questo sogno”, perché secondo Lewis, “se tra un anno ci staremo preparando per i giochi della rinascita, anche se ci dovessero essere alcune restrizioni sarebbe una grande vittoria”. La priorità ora è che le nazioni tornino nelle condizioni di potere partecipare alle Olimpiadi. “Realisticamente è ancora presto per sapere se saranno davvero la luce in fondo al tunnel”, nelle parole di Lewis, ma se i giochi dovessero rimanere un simbolo di speranza per persone in tutto il mondo, allora la pandemia non sarà stata in grado di spegnere il nostro spirito di resilienza collettivo.
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