Riso basmati, i test di Altroconsumo rivelano la presenza di pesticidi e aflatossine

L’associazione dei consumatori, analizzando otto campioni di riso basmati, ha rilevato la presenza di pesticidi in circa la metà dei campioni, e aflatossine in cinque di essi.

  • Dalle analisi di laboratorio di Altroconsumo, il riso basmati risulta spesso contaminato da pesticidi, anche vietati, e aflatossine.
  • La questione è che il riso esportato da Paesi come India e Pakistan non è tenuto a  rispettare le stesse regole di quello prodotto nell’Unione europea.
  • Il consiglio è di controllare la provenienza del riso basmati e alternare il consumo con varietà simili coltivate in Italia.

Un test effettuato sul riso basmati da Altroconsumo ha rilevato la presenza di residui di pesticidi (alcuni non ammessi nell’Unione europea) e di aflatossine, micotossine prodotte da muffe che si sviluppano in condizioni di umidità e calore. Nel dettaglio, l’associazione dei consumatori ha analizzato in laboratorio otto campioni: in cinque di essi sono state trovate aflatossine che, in un caso, superano i limiti di legge. I pesticidi sono stati trovati in quasi la metà dei risi analizzati: tutti rispettano formalmente i limiti di legge, ma in diversi casi si tratta di principi attivi vietati in Europa e ancora utilizzati nei paesi di origine del riso. Alcuni dei pesticidi rilevati, infatti, sono classificati come interferenti endocrini dall’Anses (Agenzia francese per la sicurezza alimentare) o come sostanze Cmr (cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione) dall’Unione europea. Da sottolineare c’è che nessun campione di riso analizzato era biologico.

riso basmati
Il riso contaminato da pesticidi e aflatossine proviene nella maggior parte delle segnalazioni da India e Pakistan © iStock

Riso basmati con pesticidi vietati e aflatossine e la necessità di regole uguali per tutti

Altroconsumo riporta come nei primi sei mesi del 2025 il Sistema di allerta rapido europeo (Rasff) abbia segnalato 66 casi di contaminazione di riso basmati importato, in gran parte proveniente da India e Pakistan (82 per cento). In media, una partita di basmati viene bloccata o ritirata ogni tre giorni ai confini europei. Nel 2024 le allerte erano state in totale 191. Le cause più frequenti delle segnalazioni sono appunto pesticidi vietati e aflatossine oltre soglia. 

In una nota stampa dello scorso luglio, il presidente dell’Ente nazionale risi, Natalia Bobba, aveva definito la situazione intollerabile: “Non possiamo continuare a subire una situazione che ci vede seriamente penalizzati. Queste importazioni avvengono senza reciprocità e l’assenza di regole penalizza il mercato e i nostri operatori. Il mercato europeo deve essere aperto solo ai prodotti ottenuti nel rispetto delle norme a cui anche noi siamo tenuti in materia di sicurezza alimentare, protezione dell’ambiente e tutela del lavoro”. È la questione delle cosiddette “clausole specchio” sostenute anche da una campagna di Slow Food, ovvero di regole reciproche più severe per chi esporta in Europa, sul riso e non solo.

I consigli: verificare la provenienza del riso basmati e alternarlo con altre varietà

Il riso basmati è apprezzato per i chicchi dalla forma allungata e per il suo aroma. Per limitare eventuali danni alla salute delle sostanze riscontrate nel riso basmati, l’associazione dei consumatori consiglia di controllare in etichetta la provenienza del riso e di conservarlo in un luogo asciutto, lontano da fonti di calore.

 

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Inoltre, il suggerimento è quello di non abusarne, ma di alternare il consumo con altre varietà di riso. In particolare vengono suggerite alcune varietà di riso italiane aromatiche, simili al riso basmati, come il riso Apollo, coltivato soprattutto in Piemonte e Sardegna, il riso Fragrance, una varietà orientale coltivata anche in Italia, o il riso Iarim, un riso aromatico italiano. Infine, aggiungiamo noi, è bene prediligere riso biologico.

 

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