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Con il progetto Gallo4Farmers e la Carta del Riso, Riso Gallo costruisce una filiera trasparente e certificata, dove ogni pratica agricola viene misurata in termini di impatto ambientale.
Il riso accompagna l’umanità da millenni e, ancora oggi, continua a raccontare storie di territori, acqua e lavoro. In Italia, questo cereale ha trovato la sua casa ideale nella Pianura Padana: distese d’acqua e argini che, sin dal Quattrocento, hanno modellato il paesaggio e la cultura alimentare del Nord. Da Vercelli a Pavia, da Novara a Mantova, il riso non è solo un ingrediente, ma una geografia agricola e identitaria.
Il riso è uno dei cereali più coltivati e consumati al mondo, ma nel contesto europeo la sua produzione è particolarmente localizzata e strategica. Oggi l’Italia è il principale produttore del continente e copre gran parte del fabbisogno comunitario, con oltre 200mila ettari coltivati e varietà che spaziano dal Carnaroli al Vialone Nano fino ai risi aromatici. Ma questo patrimonio non è immune ai cambiamenti del nostro tempo: l’aumento delle temperature, la scarsità d’acqua e la richiesta crescente di sostenibilità impongono un nuovo equilibrio tra tradizione e innovazione.
È in questo contesto che la filiera del riso diventa un vero laboratorio di futuro, dove ricerca scientifica, tecnologia e pratiche agricole sostenibili si incontrano per ridisegnare il modo in cui produciamo — e consumiamo — uno dei simboli più antichi della nostra alimentazione.
L’azienda agricola Cascina Erbogna nell’area di Valeggio (PV), è una delle aziende fornitrici di Riso Gallo ed è un laboratorio a cielo aperto di sperimentazione e attuazione di pratiche di sostenibilità. E non è l’unica. “Siamo arrivati a più di 200 aziende agricole certificate sostenibili: per noi è un impegno dovuto”, afferma Carlo Preve, amministratore delegato di Riso gallo. Per l’azienda, che si prepara a celebrare 170 anni di storia nel 2026, costruire una comunità di fornitori sostenibili rappresenta un pilastro strategico. Infatti, “l’agricoltura sostenibile non è solo un dovere ambientale perché riduce gli agrofarmaci, ma aumenta anche la produttività e diventa sostenibile dal punto di vista economico”, sottolinea Preve.
La visione è chiara: non solo qualità e tradizione, ma anche sistema, dati e responsabilità condivisa lungo tutta la filiera. Nel 2021 Riso Gallo ha lanciato la Carta del Riso, un protocollo di otto regole che abbraccia tracciabilità, sicurezza alimentare, tutela della biodiversità e sostenibilità agronomica. “La Carta del Riso non fa che concretizzare un ampio percorso intrapreso già da molti anni e che mira a generare valore aggiunto attraverso scelte industriali responsabili”, si legge nel report aziendale. Dal 2024 la Carta è verificata da un ente terzo — Control Union Certifications — che ha certificato la filiera delle aziende aderenti: un passaggio che conferma la volontà di misurare e rendicontare i risultati, non solo dichiararli.
Il prodotto di anni d’esperimenti e campi pilota, è la piattaforma Gallo4Farmers: sviluppata in collaborazione con xFarm Technologies, lanciata in via sperimentale nel 2023 con sei aziende, è stata implementata nel 2024 su 20 aziende e nel 2025 ne coinvolge circa 60. Come spiega Stefano Preve, direttore marketing di Riso Gallo: “L’obiettivo era quello di dare alle aziende agricole un supporto tecnologico per monitorare tutte le operazioni e, al contempo, poter ricevere informazioni sulla filiera, sulle pratiche e sulle emissioni di gas serra, calcolando così le fasi a più alto impatto carbonico, idrico, e così via”. L’app è stata studiata e sviluppata per tutte le aziende appartenenti alla filiera di Riso Gallo, completa di un DSS (Decision Support System) dedicato alla risicoltura, e di funzioni per il calcolo degli impatti ambientali. Il DSS, progettato per supportare la difesa dal brusone – la più impattante malattia del riso – si conferma uno strumento concreto ed efficace, costruito su misura per le esigenze degli agricoltori della filiera “Il Riso che Sostiene” di Riso Gallo.
La piattaforma consente di registrare, grazie all’installazione di specifici sensori (stazioni meteo professionali per il monitoraggio ambientale e sensori di bagnatura fogliare), i periodi di sommersione/asciutta della risaia, la fase di essiccazione e altre variabili agronomiche: elementi fondamentali per il calcolo dell’impronta di carbonio. Come sottolinea Riccardo Fusari, responsabile tecnico del progetto, “gli agricoltori possono comparare produzione e bilanci tra annate diverse e capire dove intervenire; mentre Riso Gallo riceve i dati aggregati che servono a comprendere le varietà più virtuose”. In sintesi, Gallo4Farmers è uno strumento di agricoltura di precisione applicata al riso, che racconta la produttività attraverso i dati e agevola la formulazione di strategie più efficienti e sostenibili.
Tradizionalmente, la coltivazione del riso prevede la sommersione della risaia, condizione che favorisce la produzione di metano — un gas serra molto più potente della CO₂. Per contrastare questa emissione, Riso Gallo ha sperimentato, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, l’introduzione di un periodo di “asciutta” nella fase di levata. “Abbiamo visto che non c’è abbattimento della produzione o peggioramento della qualità, ma si riesce a ridurre le emissioni del 15-20 per cento”, afferma Stefano Preve. In parallelo, l’Italia ha già una percentuale rilevante di risaie con semina in asciutto: circa il 70 per cento delle superfici risicole. In questo modo si affianca la produttività all’efficienza ambientale, riconoscendo che il reddito agricolo è un driver imprescindibile.
“La sostenibilità non è un progetto, ma un percorso che deve coinvolgere tutti gli attori della filiera”, sintetizza Riccardo Preve, consigliere delegato di Riso Gallo . Guardando al futuro, la filiera del riso in Italia appare matura per diventare un modello replicabile: dati reali, tecnologie digitali, agricoltura di precisione, coinvolgimento delle aziende agricole, istituzioni e stakeholder. Riso Gallo dimostra che un brand può preservare radici e tradizione — la famiglia Preve gestisce ancora interamente l’azienda — e al tempo stesso guidare un cambiamento sistemico basato su trasparenza, misurazione e innovazione. Il risultato è una filiera che non parla solo di sostenibilità, ma la misura, la certifica e la racconta.
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