La Corte costituzionale dà ragione alla Puglia, che aveva introdotto un tetto minimo per gli appalti, ma ci sono anche Toscana, Torino, Perugia, Genova.
Si può fare. Il salario minimo a 9 euro lorde l’ora, che il governo nazionale non vuole prendere in considerazione, si può introdurre in Italia a piccole dosi, a livello regionale come hanno fatto Puglia o Toscana, o addirittura comunale come fatto da città come Genova, Torino o Perugia. La Corte Costituzionale infatti ha da pochi giorni dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale promosse dal Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, nei confronti della legge del 2024 della Regione Puglia che prevedeva la fissazione di una soglia retributiva minima, appunto di 9 euro l’ora, come criterio di selezione del contratto collettivo che la Regione e gli enti strumentali devono indicare negli atti di gara relativi a procedure di evidenza pubblica bandite a livello regionale: in poche parole, per sperare di ottenere un appalto pubblico.
La Corte costituzionale dà il via libera al salario minimo a livello locale
Secondo il governo le disposizioni della legge pugliese avrebbero l’autonomia della contrattazione collettiva nella fissazione delle retribuzioni, e le norme che attribuiscono allo Stato la competenza esclusiva di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni. Ma secondo la Corte costituzionale un salario minimo fissato a livello locale non introducono un obbligo generalizzato di retribuzione minima per tutti i contratti di lavoro privato subordinato stipulati nel territorio regionale, ma soltanto nella sfera degli appalti pubblici e delle concessioni affidati dalla Regione. La sentenza della Consulta riguarda specificamente il caso Puglia, ma ovviamente rappresenta un lasciapassare anche per la Toscana, che ha adottato un provvedimento analogo nel 2025, anch’esso impugnato dal governo, e per città come Genova, Perugia e Torino, dove il salario minimo a 9 euro l’ora è già realtà, o Firenze dove la misura è tuttora in discussione (ma comunque già garantita dalla Toscana).
A livello nazionale, invece – da oltre due anni ormai è aperto il dibattito – tramite raccolta firme, proposte di legge di iniziativa popolare e proposte di legge dei gruppi di opposizione – sulla necessità che i contratti nazionali collettivi prevedano un salario minimo proprio di 9 euro lordi rivalutabili annualmente in base all’inflazione, ma tale proposta finora ha sempre trovato il muro della maggioranza di centrodestra. Non solo, perché con la legge di bilancio che il Parlamento approverà entro la fine dell’anno, nel caso in cui il giudice dichiari insufficiente la retribuzione prevista dal contrattivo collettivo nazionale applicato, il lavoratore o la lavoratrice che abbia fatto vertenza non avrà neanche diritto a tutti gli “arretrati”, ma solo a quelli dovuti dopo la proposizione del ricorso”.
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