
Dopo una settimana di negoziati alla Cop28 di Dubai, ad emergere dalle bozze dei documenti ufficiali sono soprattutto le divisioni tra i governi sul clima.
Nel secolo delle città, i sindaci stanno dimostrando di impegnarsi sul serio per combattere i cambiamenti climatici e per migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Alla fine di questa settimana si riuscirà a raggiungere un accordo per evitare che il mondo cada irreparabilmente nella spirale dei cambiamenti climatici? Magari sì, ma al di là delle notizie sulla Cop 21, sta accadendo qualcosa di davvero importante. Una delle conquiste più grandi per l’ambiente la si sta ottenendo nelle strade delle città di tutto il mondo. Alla Cop 21, e non solo, le città stanno agendo per cambiare il clima futuro della Terra.
Stiamo entrando nell’epoca che Michael Bloomberg, l’ex sindaco di New York, ha definito come “il secolo delle città“, in cui tre persone su quattro in tutto il mondo vivranno in un contesto urbano. I sindaci hanno il potere di cambiare radicalmente il modo in cui milioni di persone interagiranno con l’ambiente, una questione scottante se si considera che molti degli spazi urbani più vasti sulla Terra sono sulla costa e che l’impatto dell’innalzamento del mare è immediato e molto pericoloso per esse.
Che consistano in mettere a punto servizi di bike sharing, piantare alberi per purificare l’aria, creare parchi e altre aree verdi che aiutino nelle gestione delle precipitazioni, ideare progetti per diminuire il livello del mare o per garantire accesso alla natura (sia in spazi chiusi che aperti) per migliorare la qualità della vita, i piccoli cambiamenti nelle aree urbane sono importanti. Le città fanno a gara per attirare residenti trasformandosi in luoghi più verdi e più sostenibili, dove le generazioni future vorranno abitare. Come afferma Michael Bloomberg, “i sindaci non considereranno più l’economia e l’ambiente come priorità in conflitto tra loro”.
Le conferenze sul clima precedenti hanno portato alla formazione del Patto dei sindaci, Compact of Mayors in inglese, una coalizione di leader di oltre 100 città che si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas serra, portare avanti la resilienza e valutare i progressi ottenuti, condividendo le informazioni. Queste città insieme si stanno impegnando a dimezzare le riduzioni di CO2 previste per il 2020 in tutto il mondo e di recente Rio de Janiero è stata la prima ad aver raggiunto gli obiettivi del Patto dei sindaci.
Grazie a un maggiore utilizzo della bicicletta al posto dell’auto per muoversi in città, migliaia di tonnellate di gas serra sono state risparmiate ogni anno. Nel 2007 Parigi ha ideato il servizio di bike sharing Vélib mentre nel 2010 è stato il turno di Londra e di Washington. Boston nel 2011 ha lanciato Hubway e da allora si stima che i tragitti in bicicletta siano stati due milioni, con una compensazione di ben 80 tonnellate di CO2. Oggi ci sono più di 700 servizi di bike sharing in tutto il mondo che hanno aiutato a conseguire simili risultati.
“Le città sono responsabili del clima e sono nella posizione migliore per compiere il cambiamento. Ciò che si fa a livello locale ha un impatto globale e grazie a un cambiamento in positivo della nostra città, saremo in grado di creare un mondo migliore per i cittadini di oggi e per le generazioni a venire”, per dirlo con le parole del sindaco di Rio de Janeiro Eduardo Paes. Anche se non tutti possiamo essere presenti alla Cop 21 di Parigi, possiamo comunque andare nel nostro comune e riferire al sindaco della nostra città ciò che vorremmo e che ci vengano mostrati i progetti dell’amministrazione comunale per affrontare i cambiamenti climatici prima di decidere se votarla o meno.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Dopo una settimana di negoziati alla Cop28 di Dubai, ad emergere dalle bozze dei documenti ufficiali sono soprattutto le divisioni tra i governi sul clima.
Il 6° giorno di Cop28 si è parlato di diritti degli indigeni. Ma c’è chi denuncia: il mercato dei crediti di CO2 è una minaccia per la loro terra.
Quella dei lobbisti delle fonti fossili è la terza delegazione più nutrita presente alla Cop28 di Dubai. E ha un solo obiettivo: far fallire i negoziati.
Il 4 dicembre, alla Cop28 di Dubai, è il giorno della finanza climatica. Ambiziose, ma non ancora sufficienti, le cifre promesse per i paesi vulnerabili.
Il quotidiano The Guardian ha pubblicato dichiarazioni estremamente controverse del presidente della Cop28, al-Jaber.
La presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha spiegato che occorre affrontare la crisi climatica “senza radicalismi” e in modo “non ideologico”.
Nel secondo giorno della Cop28 a Dubai, a prendere la parola sono i leader. Approvata una dichiarazione su agricoltura e sistemi alimentari.
Nel primo giorno della Cop28 via libera al fondo per il loss and damage, gli indennizzi ai paesi che subiscono danni per colpa del riscaldamento globale.
I produttori di combustibili fossili rigettano le accuse dell’Agenzia internazionale dell’energia: “Non puntare il dito”. Ma intanto investono solo l’1% in energie pulite.