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10 opere d’arte in val Badia danno vita a un progetto innovativo di arte green e glocal: è la biennale Smach. Stupitevi sino al 12 settembre.
“Fragile” è il termine su cui hanno lavorato i 10 artisti scelti tra tutti i partecipanti e poi esposti alla biennale di land art in val Badia. Non è difficile capire quanto sia centrale questa parola se declinata nel mondo montano e ambientale-territoriale in genere, specie nell’epoca che stiamo vivendo. Ogni opera è stata pensata appositamente per il luogo dove ha preso dimora tra le splendide aree protette dei Parchi naturali del Puez Odle e di Fanes, Senes, Braies. Per visitare la biennale Smach e quindi ammirarle tutte, è necessario immergersi in questi territori con rispetto e secondo le regole di montagna: così i siti delle opere sono raggiungibili solo a piedi grazie a varie alternative di percorsi di trekking. Un’occasione unica per vivere la montagna, l’arte e il loro felice mix.
Artisti di tutto il mondo hanno declinato attraverso il linguaggio della land art il termine fragile, ma che cosa significa “fragilità” oggi? “Fragile” può avere tanti significati. Secondo la Treccani evanescenza, debolezza e delicatezza sono suoi sinonimi. Anche negli ambiti più lontani e “solidi” si è paventata la fragilità nei mesi della pandemia: è qualcosa di cui tutti abbiamo fatto conoscenza profonda. La pandemia l’ha messa in luce tra le istituzioni e la globalizzazione. Fragile si è rivelato tutto il mondo davanti a un diabolico virus. Ma anche la pace e i rapporti interpersonali possono essere, talvolta, fragili.
Dietro alla fragilità si nascondono dei valori: sensibilità e delicatezza, amicizia e dignità, grazie ai quali ci sappiamo calare in stati d’animo, umori e momenti dell’esistenza. Perché dovremmo parlare di fragilità? Perché consente – in primis – di riflettere sui lati chiari e oscuri dell’esistenza umana e perché rappresenta l’inequivocabile prova della fugacità stessa del mondo contemporaneo, di noi stessi e di tutto ciò che gravita attorno a noi. Così si legge nel manifesto di questa edizione della biennale. Ma occorre aggiungere forse un altro aspetto importante: la montagna è anch’essa fragile, il suo equilibrio lo è. E collocare le opere nei suoi territori ha dunque un senso più profondo.
Molta della bellezza e del senso profondo di queste opere risiede proprio nella loro collocazione, dunque il consiglio è quello di farne esperienza grazie a un viaggio in questi luoghi. È possibile sia programmare dei percorsi giornalieri, ideali per chi ha in mente di raggiungere solo determinate località, selezionando preventivamente le opere da fruire; che visitare tutta la biennale e i suoi 10 siti, considerando una visita della durata complessiva di tre giorni.
Per questo Smach, insieme alle agenzie turistiche del territorio e ad Holimites, propone un trekking dedicato che include due notti di pernottamento in rifugio e che, in tre tappe, porta alla scoperta di tutti i 10 siti che ospitano la biennale. Sono tutte località mozzafiato in grado di regalare immagini ed emozioni uniche che trasformeranno la fruizione dell’arte in una vera e propria esperienza sensoriale.
Il tragitto totale è di 72,5 chilometri, per una durata complessiva di oltre 25 ore, i siti si trovano tra i 1.100 e i 2.300 metri di altitudine: un’impresa impegnativa, non per forza proibitiva ma, come scriviamo sempre, accertatevi prima del grado di difficoltà delle singole escursioni per essere certi che siano alla vostra portata. La prima tappa è di 14 chilometri e va dal paesino di Rina al passo delle Erbe; la seconda raggiunge La Crusc percorrendo 25 chilometri; con l’ultima si scende fino a Pederü per 18,5 chilometri. I pernottamenti in rifugio sono inclusi nella quota di partecipazione che può essere con o senza guida (rispettivamente 340 € e 610 €). Per maggiori informazioni: www.smach.it/
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