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Spesa di Natale: attenzione… al rosa del salmone

Salmone. Attenzione, il suo bel colore rosa non è sempre tutto naturale. Può essere ottenuto dagli allevatori aggiungendo ai mangimi due sostanze, accusati di provocare danni alla retina.

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Partiamo dal salmone. Attenzione, il suo bel
colore rosa non è sempre tutto naturale. Può essere
ottenuto dagli allevatori aggiungendo ai mangimi due sostanze,
cantaxantina e astaxantina, due pigmenti accusati di provocare
danni alla retina.
Quelli allevati possono essere fatti crescere con
ormoni e antibiotici, e farine animali
!
E non finisce qui: Commissione e Parlamento europeo mettono in
guardia anche
dalla diossina
, presente nei salmoni allevati
con farine di pesce, ma anche in quelli selvaggi, soprattutto se
arrivano dal mar del Nord e nel Baltico. Se scegli pesce, dunque,
preferisci il
nostro pesce azzurro
.

E il caviale (o il “succedaneo”, le uova di
lompo)?
Quello rosso è colorato con l’E123, un
colorante, il “rosso amaranto”, vietato in tutti gli altri cibi
perché accusato di essere mutageno, controindicato per chi
è allergico all’aspirina e per gli asmatici, può
provocare eruzioni cutanee. Bandito negli stati uniti dal 1976
perché tossico. Ma è – ripetiamo – legale solo nel
caso del caviale rosso.
Il colorante nero, E151, comunque controindicato per i bambini,
è vietato in mezza Europa.
State pensando al caviale selvaggio? Molte delle 29 specie di
storione sono o in pericolo, o addirittura sull’orlo
dell’estinzione.

Se a Natale hai adottato
la tradizione del cotechino e dei
salumi
, attenzione all’etichetta.
Scegli quella dove è dichiarato soltanto “carne suina”
(cioè le parti magre): significa che gli ingredienti
scadenti sono meno del 30 per cento per quanto riguarda il grasso e
meno del 25 per cento per quanto riguarda il tessuto connettivo.
Viceversa, se sono dichiarati anche questi ultimi (o uno solo di
essi), significa che superano le suddette percentuali (ma non si sa
di quanto), e il prodotto quindi è più scadente. In
pratica è meglio diffidare dei salumi che nell’elenco degli
ingredienti – elenco che deve essere in ordine decrescente di peso-
hanno la carne suina al secondo o, peggio, al terzo posto. Se
nell’elenco poi figurano i polifosfati, significa che sono stati
fatti con tanta acqua, perché questi additivi servono per
trattenerla nell’impasto. Stesso discorso per gli zamponi.
Essendo prodotti destinati al consumo in breve tempo, infine, non
ha senso che siano pieni di conservanti; meglio scegliere quelli
senza.

E ora “Il
panettone, quello buono
“. Come
sceglierlo?
La
ricetta tradizionale
vuole al primo posto
della lista la farina, al secondo le uova fresche, al terzo il
burro di panna, al quarto lo zucchero, seguiti da lievito, uvette,
canditi. Se in
etichetta
troviamo al secondo posto lo zucchero
(ingrediente più economico), significa che il prodotto
è di scarsa qualità. Idem per i panettoni che al
posto del burro hanno gli economici e poco salutari “grassi
vegetali”: margarine e oli idrogenati…
Da preferire quelli bio: oltre agli ingredienti tutti da
agricoltura biologica, sono – per legge – senza Ogm.

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