Il noleggio traina il mercato dell’auto, in ripresa grazie (soprattutto) all’ibrido
Il noleggio dei veicoli piace sempre di più agli italiani, che stanno passando da un modello ancorato alla proprietà dell’auto a formule basate sull’uso.
Il noleggio dei veicoli piace sempre di più agli italiani, che stanno passando da un modello ancorato alla proprietà dell’auto a formule basate sull’uso.
Colpiti in particolar modo il noleggio a breve termine e il car sharing, in un settore centrale per la transizione ecologica del comparto della mobilità.
I freni all’acquisto di un’auto elettrica resistono, come dimostra una recente ricerca. Per questo i produttori si stanno attrezzando proponendo servizi dedicati sempre più evoluti. Vediamo quali.
Dopo aver conquistato le aziende, il noleggio auto piace sempre di più anche ai privati, attratti da proposte flessibili e canoni vantaggiosi. E a Milano e Firenze Arval apre due store dedicati.
A dare l’allarme l’associazione di categoria: i noleggi auto calano del 90 per cento, il car sharing del 60. Gli impatti del coronavirus sulla mobilità più drammatici dell’11 settembre.
Quanti abiti acquistati vengono dimenticati dopo un solo utilizzo o poco più? Per contrastare questa pratica è nato il fashion renting che dagli Stati Uniti si sta diffondendo anche in Italia grazie ad alcune startup.
Continua a crescere il numero di automobilisti che sceglie di rinunciare all’acquisto dell’auto in favore del noleggio a lungo termine. In oltre 40mila hanno già fatto questa scelta. E arrivano anche i primi store dedicati.
L’ibrido conquista sempre più il favore delle flotte. Mentre sull’elettrico ci sono ancora molte ombre. A dirlo una recente ricerca condotta su un campione di sessanta fleet manager.
Un’auto nuova su quattro è a noleggio. E nelle vacanze il dato sale. Così tra le offerte si aggiunge quella di Psa col programma Free2Move Lease.
La Corte di giustizia europea ha deciso: Uber è un servizio di taxi a tutti gli effetti e non una piattaforma digitale di intermediazioni. Ciò significa che la società dovrà essere regolamentata come tale e non come una semplice app che fornisce un servizio ai suoi utenti. La sentenza arriva dopo che un’associazione di tassisti