Mari e oceani

Tartarughe marine, il Centro di recupero di Favignana le cura e le fa tornare a vivere in mare

Nell’antico palazzo Florio, nel cuore del paese di Favignana, si trova un ospedale per le tartarughe marine gestito dall’Area marina protetta delle isole Egadi, sorto nel 2015 grazie alla collaborazione con Wwf Italia onlus, a Legambiente onlus e al supporto di Rio Mare che da anni porta avanti il suo impegno in quest’area. Si tratta

Nell’antico palazzo Florio, nel cuore del paese di Favignana, si trova un ospedale per le tartarughe marine gestito dall’Area marina protetta delle isole Egadi, sorto nel 2015 grazie alla collaborazione con Wwf Italia onlus, a Legambiente onlus e al supporto di Rio Mare che da anni porta avanti il suo impegno in quest’area. Si tratta del Centro di primo soccorso, una struttura che nel tempo si è ampliata e consolidata fino a diventare un vero e proprio Centro di recupero tartarughe capace di fornire un intervento tempestivo per salvare gli animali con del personale pronto a rispondere agli sos 24 ore per tutto l’anno.

Parte dell’attività è stata accolta negli spazi dell’ex stabilimento delle tonnare di Favignana e Formica, un luogo dall’architettura suggestiva che spicca lungo il porto a circa cinquecento metri da palazzo Florio. Lo spazio è aperto al pubblico ed è visitabile su prenotazione. Ogni giorno arrivano decine di persone (tra cui moltissimi bambini) per seguire le attività di educazione ambientale e accedere al nuovo stabulario dove si trovano le vasche delle tartarughe in convalescenza che aspettano di essere rimesse in libertà dopo il periodo di riabilitazione.

Qui le pazienti hanno un nome

Troviamo Persefone, 5 anni, ricoverata nel 2019 per costrizione da plastica dell’arto anteriore; Cyrano, della stessa età, recuperata nel 2020 e curata per gravi lesioni al carapace e poi Qualeddru che all’età di quindici anni ha cominciato a soffrire di una patologia tristemente diffusa nei nostri mari ovvero “problemi di galleggiamento”, dovuti sostanzialmente all’ingestione di plastica. La dottoressa Ilaria Rinaudo – biologa e responsabile scientifica del Crtm – racconta che vengono accolte circa trenta tartarughe all’anno. “Su un centinaio di esemplari recuperati, la casistica principale riguarda l’ingestione di materiale plastico o l’interazione con questo che ha portato all’amputazione di un arto. Inoltre c’è l’interazione accidentale con la pesca professionale, in particolare quella con il palangaro”.

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Una paziente del Centro di recupero per tartarughe marine © LifeGate

Come funziona il recupero delle tartarughe

Il protocollo di recupero si attiva nel momento in cui viene avvistato un esemplare spiaggiato o in mare. “È un lavoro corale, in sinergia con cittadini che sono i nostri occhi. Dopo la segnalazione alla capitaneria di porto o al nostro centro, si interviene con una staffetta per portare l’animale in salvo. All’arrivo vengono fatte le analisi di routine, il veterinario sceglie la terapia e poi comincia il percorso curativo con l’auspicio di poter vedere la nostra paziente tornare libera, come Addauro”, spiega Rinaudo. Si chiama così, Addauro (“alloro” in siciliano), la grande tartaruga posizionata in una vasca al centro della stanza che dopo due mesi di cure oggi tornerà libera. A 35 anni ha rischiato anche lei la vita per quelli che vengono definiti “problemi di galleggiamento”. La plastica ingerita, infatti, crea una sorta di bolla d’aria a livello gastro-intestinale che impedisce all’animale di immergersi e quindi alimentarsi correttamente.

Addauro torna in mare

Seguiamo la squadra del Centro di recupero fino a Punta Faraglione dove viene trasportata Addauro che appena tocca il mare prende il largo. “Oggi è un giorno speciale” dice sorridendo la dottoressa Rinaudo e poi aggiunge: “È bello vivere un’emozione come questa, sapere che nel nostro piccolo diamo un contributo per la vita di questi animali”.

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Il momento della liberazione in mare di Addauro © LifeGate

Il supporto di Ocean Words e Rio Mare

Se il Centro di primo soccorso è stato potenziato nel tempo è anche grazie all’impegno di Rio Mare che da anni sostiene le iniziative dell’Area marina protetta delle Egadi.  In particolare, grazie al contributo del brand, dal 2014 il centro di primo soccorso si è ampliato, è stata allestita una sala chirurgica e radiografica e si sono acquistate numerose attrezzature come le vasche per il recupero delle tartarughe, i tag satellitari e i materiali per le aule didattiche. Così nel tempo si è dato vita a un vero e proprio Centro di recupero per tartarughe marine a Favignana, punto di riferimento per l’intera provincia di Trapani. Inoltre, nel 2018, sono stati inaugurati il nuovo stabulario e la nuova aula didattica all’interno del prestigioso Museo della tonnara di Favignana (ex Stabilimento Florio) grazie ai finanziamenti del ministero dell’Ambiente e a Rio Mare.

Un altro progetto importante realizzato con il contributo di Rio Mare è quello del turtle tracking che consente di seguire gli animali, studiare i comportamenti e le rotte attraverso dei tag satellitari applicati sul carapace. Come racconta Rinaudo, la paziente Rita dopo la liberazione ha mandato segnali per oltre 500 giorni percorrendo l’intero Mediterraneo, lasciando tutti a bocca aperta. Non dimentichiamo infatti che le tartarughe Caretta Caretta sono le più comuni del Mediterraneo ma sono ormai al limite dell’estinzione nelle acque italiane.

Per dare voce alle storie del mare, promuovere l’informazione e la sensibilizzazione per il rispetto dell’ambiente, Rio Mare ha creato la piattaforma di comunicazione Ocean Words in cui trova spazio anche il racconto del prezioso lavoro svolto dal Centro di recupero. Ocean Words ribadisce i messaggi legati alla tutela delle tartarughe marine minacciate dalle nostre cattive abitudini, in particolare dai rifiuti di plastica abbandonati sulle spiagge o in mare. Un segnale importante riguardante questo problema è stato dato con la recente installazione del Seabin a Favignana, promossa appunto da Ocean Words in collaborazione con l’Amp delle Egadi.

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