L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Gli Stati Uniti hanno lanciato una nuova stretta sull’immigrazione. Tutto è partito il 26 novembre a Washington, quando un uomo afghano ha attaccato due agenti della Guardia nazionale, uccidendone uno. Questo è diventato il pretesto da parte dell’amministrazione Trump per autorizzare nuovi raid degli agenti federali in diverse città statunitensi, oltre che per cambiare radicalmente le regole procedurali per l’ingresso e l’asilo nel paese. In particolare, sono state sospese le domande per l’immigrazione di persone provenienti da 19 paesi considerati “a rischio” e anche quelle già approvate verranno rimesse in discussione. Gli Stati Uniti hanno visto una diminuzione della popolazione migrante nel 2025, qualcosa che non succedeva da 60 anni. Le politiche discriminatorie e repressive di Donald Trump hanno sicuramente avuto un peso in questa inversione di tendenza.
Stop all’immigrazione da 19 paesi
Il 26 novembre un uomo afghano, Rahmanullah Lakanwal, ha attaccato due agenti della Guardia Nazionale a Washington, uccidendone uno. L’uomo era arrivato negli Stati Uniti nel 2021 attraverso un programma di sostegno alle persone afghane che avevano collaborato con le truppe statunitensi nel paese asiatico e aveva ottenuto asilo. In breve l’attacco si è trasformato nel pretesto da parte dell’amministrazione Trump per una nuova, ennesima stretta sull’immigrazione.
Il presidente statunitense ha annunciato di voler “sospendere l’immigrazione da tutti i paesi del terzo mondo“, accusando l’amministrazione passata di Joe Biden di aver fatto entrare negli Stati Uniti milioni di persone senza alcun controllo. Alla luce di questo ha dato incarico al Servizio di Cittadinanza e Immigrazione degli Stati Uniti di sospendere le domande d’ingresso di persone provenienti da una lista di 19 paesi e di condurre un riesame delle green card, il permesso a risiedere sul suolo statunitense, già concesse alle persone provenienti da questi stessi paesi. I 19 stati interessati sono Afghanistan, Myanmar, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Somalia, Sudan, Yemen, Burundi, Cuba, Laos, Sierra Leone, Togo, Turkmenistan e Venezuela. La lista è stata presa da un vecchio documento firmato a giugno dal presidente Trump, dove si sottolineava l’urgenza di proteggere gli Stati Uniti da “terroristi stranieri e altre minacce alla sicurezza nazionale e alla sicurezza pubblica”.
L’attacco alla comunità somala
La stretta all’immigrazione dai 19 paesi voluta da Trump arriva in parallelo a una dura offensiva verbale del presidente contro le persone di origine somale. Il 2 dicembre, durante una riunione di gabinetto, il presidente ha detto che la Somalia è un “paese marcio”, che non vuole gente che arriva da lì negli Stati Uniti ed è arrivato a definire le persone di origine somala “immondizia”. Poi ha autorizzato l’Ufficio immigrazione e dogane (Ice) a eseguire retate nell’Area metropolitana di Minneapolis-Saint Paul, nel Minnesota, proprio contro le persone di origine somala colpite da ordine di espulsione.
La retata di Minneapolis-Saint Paul non è l’unica di questi giorni. Un’azione simile è stata messa in atto il 3 dicembre a New Orleans, in Louisiana, con agenti mascherati e mezzi corazzati privi di segni di identificazione che hanno girato per la città prendendo di mira soprattutto i latinos. Come sottolineato dalle autorità, l’”Operazione Catahoula Crunch” è stata indirizzata contro persone rilasciate dopo l’arresto per piccoli reati e potrebbe andare avanti per settimane. L’obiettivo delle centinaia di agenti schierati è di condurre qualcosa come 5mila arresti. Sempre nei giorni scorsi un’altra retata dell’Ice ha scosso il quartiere Chinatown di New York, con un esito però imprevedibile. Il passaparola tra la cittadinanza ha portato in strada centinaia di persone che si sono opposte all’operazione presso una serie di garage popolati da venditori ambulanti. Le barricate hanno ostacolato e infine impedito l’azione degli agenti.
Diritti e libertà negate
Nel 2025 gli Stati Uniti hanno visto per la prima volta in sessant’anni diminuire il numero di persone immigrate presenti nel paese. Come ha sottolineato uno studio del Pew Research Center, si è passati dai 53,3 milioni di gennaio ai 51,9 milioni di giugno, un trend che è probabile sia proseguito in questo secondo semestre dell’anno.
A contribuire in questo senso la profonda stretta sull’immigrazione messa in atto dall’amministrazione Trump sin dal primo giorno d’insediamento, che è passata attraverso controlli più serrati alle frontiere, restrizioni sui visti e sulle richieste di asilo e decine di operazioni capillari nelle città condotte dalla Guardia Nazionale e dall’Ice contro l’immigrazione irregolare che si sono spesso trasformate in attacchi e detenzioni giustificate solo sulla base della nazionalità e del colore della pelle. Nel corso dei mesi centinaia di migranti sono poi stati deportati verso paesi terzi con cui gli Stati Uniti hanno siglato accordi, come Ghana, Gibuti, Sud Sudan, Uganda, eSwatini e Ruanda. Altre centinaia di persone di nazionalità venezuelana sono state deportate nelle prigioni di El Salvador, con l’accusa di essere irregolari e di fare parte della criminalità organizzata. In realtà, come hanno sottolineato osservatori indipendenti, una parte di queste persone si trovava legalmente negli Stati Uniti.
La nuova stretta all’immigrazione da parte dell’amministrazione Trump si inserisce dunque in un contesto già molto repressivo. E ha sollevato nuove, profonde critiche. La direttrice di Human Rights Watch per gli Stati Uniti, Tanya Greene, ha denunciato al The Guardian che la nuova misura di congelare le domande di visto e creare la black list di 19 paesi “distruggerà le famiglie, metterà in pericolo le persone in fuga dalle persecuzioni e danneggerà ulteriormente la credibilità degli Stati Uniti in materia di diritti umani”. Uzra Zeya, Ceo dell’organizzazione no-profit Human Rights First, ha definito la nuova misura “oltraggiosa e pericolosa”.
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