Il 18 ottobre in oltre 2.700 città americane si sono tenute proteste contro la deriva autoritaria del presidente Trump. In piazza oltre 7 milioni di persone.
Milioni di persone sono scese in piazza negli Stati Uniti per protestare contro le politiche di Donald Trump. Le manifestazioni hanno interessato oltre duemila città, dove le persone hanno sfilato in modo pacifico dietro lo slogan “No Kings”, nessun Re, in riferimento alla deriva autoritaria del presidente. Dalle politiche aggressive e repressive in tema di immigrazione alla limitazione dei diritti riproduttivi, passando per la gestione della sicurezza urbana e i tagli di bilancio, la critica dei manifestanti non ha fatto sconti all’operato dell’amministrazione Trump. Che ha risposto con una serie di video fatti con l’intelligenza artificiale volti a ridicolizzare le proteste. Ma che nelle realtà hanno confermato l’allergia del presidente statunitense al dissenso.
Il Re Trump
Il 18 ottobre gli Stati Uniti sono stati attraversati da un’ondata di proteste contro il presidente Donald Trump e l’operato della sua amministrazione. A New York erano almeno in 100mila, secondo gli organizzatori. Nella capitale Washington addirittura 200mila e qui si è visto anche il socialista Bernie Sanders. Nel complesso, sono circa 2.700 le città dove si sono tenute le manifestazioni, che hanno raccolto oltre sette milioni di persone.
Sono state tutte proteste estremamente pacifiche, anche per respingere le accuse dello stesso Trump, che dopo l’omicidio dell’estremista di destra Charlie Kirk aveva definito “violenti” i suoi oppositori, senza alcun tipo di distinzione. Ed è anche per questo che le manifestazioni sono state molto colorate, tra costumi gonfiabili, disegni, musica e un’atmosfera quasi carnevalesca. Proprio per ribadire la natura anti-violenta degli oppositori del trumpismo.
La galassia di organizzatori è stata molto eterogenea, partendo dall’American Civil Liberties Union (Aclu), organizzazione che si occupa di diritti civili e libertà, e passando da numerose altre realtà locali o nazionali. Hanno partecipato studenti, insegnanti, militari in pensione, avvocati, una platea che ha puntato il dito contro la deriva autoritaria dell’amministrazione Trump. Un concetto ripreso dallo slogan delle manifestazioni: “No Kings”, nessun Re.
Contro l’autoritarismo
I manifestanti hanno contestato diversi punti all’amministrazione Trump. Dai raid contro l’immigrazione, che si sono tradotti anche in vere e proprio deportazioni all’estero, all’invio delle truppe federali nelle città governate nel Partito Democratico, così da aumentare lo spauracchio di un allarme sicurezza che di fatto non esiste, passando per lo smantellamento di diverse agenzie e dipartimenti federali, come quello che si occupava di Diversità e Inclusione, la limitazione del diritto di voto e l’attacco ai diritti riproduttivi delle donne.
L’amministrazione Trump, che già era stata contestata a giugno, ha risposto tentando di ridicolizzare e sminuire la portata delle proteste. Donald Trump ha condiviso un video realizzato con l’intelligenza artificiale in cui lancia liquame sui manifestanti e anche dai profili ufficiali dei suoi collaboratori sono stati rilanciati contenuti simili. Dall’amministrazione Trump sono poi state lanciate accuse di anti-americanismo ai manifestanti “No Kings” e che dietro alle proteste ci sia il movimento Antifa, bollato come terroristico.
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