L’amministrazione Trump sta portando avanti una battaglia contro le università e le proteste studentesche per Gaza. Ora ha vietato agli stranieri di frequentare Harvard.
- L’annuncio della revoca per l’università di Harvard riguarda studenti e visitatori stranieri.
- Trump accusa l’università di promuovere un ambiente ostile per gli studenti ebrei e di tollerare l’antisemitismo.
- Nei mesi scorsi erano già stati congelati 2,2 miliardi di dollari di finanziamenti per l’università.
L’amministrazione statunitense di Donald Trump ha avviato una crociata contro gli studenti stranieri dell’università di Harvard. Nella giornata del 22 maggio la segretaria per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Kristi Noem, ha annunciato la revoca della certificazione per studenti e visitatori stranieri, che rappresentano circa il 27 per cento del totale dell’università. A rischio non ci sono solo le iscrizioni per i prossimi anni accademici, ma anche quelle in corso e sono in atto pressioni perché gli studenti stranieri di Harvard cambino già istituto.
La decisione dell’amministrazione Trump fa parte della lotta all’immigrazione e alle proteste contro Israele nelle università del paese. E dopo Harvard, la repressione potrebbe colpire altri istituti.
L’università di Harvard vietata gli stranieri
Il 22 maggio 2025 l’amministrazione Trump ha annunciato la revoca dell’autorizzazione dell’università di Harvard, nei pressi di Boston, ad accogliere studenti internazionali. L’università è frequentata per il 27 per cento da studenti stranieri, un dato in costante aumento. La prima nazionalità è quella cinese, con oltre mille studenti, seguita da Canada, India, Corea del Sud, Regno Unito e Germania. Questa decisione ha scatenato una crisi istituzionale e accademica senza precedenti, con implicazioni per la libertà accademica, la politica universitaria e le relazioni internazionali.
La decisione non arriva dal nulla. Dopo le proteste studentesche contro il genocidio per mano israeliana a Gaza, l’amministrazione ha accusato la direzione dell’università di Harvard di promuovere un ambiente ostile per gli studenti ebrei, di tollerare l’antisemitismo e di avere legami con la Cina. Harvard ha sempre respinto al mittente queste accuse, rifiutando le richieste del governo di monitorare l’azione di studenti e docenti e di fornire informazioni sulle figure più militanti. La prima risposta del governo statunitense è stata molto dura, con il congelamento di 2,2 miliardi di dollari di fondi federali destinati all’università, la minaccia di revocare il suo status fiscale esente da tasse e l’obbligo quindi a ridefinire molte attività e progetti a causa del decremento dei fondi.
Effetto domino?
“L’università di Harvard fomenta la violenza, l’antisemitismo e si coordina con il Partito Comunista Cinese“, ha accusato la segretaria per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Kristi Noem, nell’annunciare il blocco agli studenti stranieri. E ha fornito all’università un ultimatum di 72 ore per riottenere la sua certificazione, in caso accettasse di consegnare i documenti sugli studenti stranieri coinvolti nelle attività di protesta degli ultimi cinque anni.
L’università di Harvard ha definito “illegale” la decisione dell’amministrazione Trump, sottolineando come questa vada a minare la libertà e la ricerca accademica negli Stati Uniti e facendo notare di aver intrpreso diverse misure di contrasto all’antisemitismo negli ultimi mesi. Nei mesi scorsi l’istituto aveva già fatto causa all’amministrazione Trump per il congelamento dei finanziamenti. Ora, secondo le prime indiscrezioni, si appresta a presentare un’altra causa per la revoca della certificazione per studenti e visitatori stranieri. Tra questi intanto ha iniziato a diffondersi il panico. Diversi studenti stranieri già iscritti ad Harvard hanno denunciato al New York Times di aver subito pressioni per cambiare università e alcuni si stanno già informando per interrompere gli studi e trasferirsi all’estero. Il rischio è infatti che il blocco non riguardi solo le nuove iscrizioni all’università, ma anche quelle in corso, con la sospensione dei visti di studio e lavoro. E tra gli studenti stranieri colpiti ce ne sono anche alcuni di nazionalità israeliana, proprio quelli che l’amministrazione Trump dice di voler proteggere.
Presto la crociata potrebbe investire anche altre università prestigiose. Lo ha annunciato la segretaria per la Sicurezza nazionale Kristi Noem, sottolineando che la decisione su Harvard deve essere considerata un avvertimento per altri istituti come la Columbia.
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