Valle Stura di Demonte (Cn)

Un trekking autunnale lungo la Valle Stura in provincia di Cuneo, in una terra di confine queste contrade “parlano” ancora di contrabbando e clandestinità

Ci troviamo in provincia di Cuneo, in una terra di confine
incassata tra il Piemonte e la Francia. Oramai le frontiere hanno
perso importanza, ma queste contrade “parlano” ancora di
contrabbando, clandestinità e storie di miseria consumata
sottovoce. In termini prettamente geografici, la Valle Stura si configura
come un’area estesa per 50 km fra il Colle della Maddalena al
limite con il territorio francese e la pianura cuneese presso Borgo
S. Dalmazzo.

Il nostro itinerario parte da Romvel (1064 m), frazione di
Demonte e ci accompagna con una camminata di 3.15 ore in cima al
Beccas del Mezzodì attraverso il suo versante
meridionale.
A monte dell’abitato imbocchiamo la mulattiera aperta sulla destra;
si sale con moderata pendenza fino al ponticello sul Rio
Fons
, suggestivo nella sua cornice di larici in veste
autunnale. Oltre il torrente, ci inerpichiamo sul versante opposto
del valloncello; a mezza costa il percorso incontra un bivio, dove
noi proseguiamo lungo il ramo di sinistra. Dopo pochi minuti di
cammino appaiono i casolari di Montrosà, che
anticipano il Colle dell’Angelino (1,30 ore). Raggiungiamo i
suoi 1419 m con alcuni larghi tornanti che si distendono
placidamente fra pascoli e boschi di faggio. Poco sopra in una
piccola macchia di larici la mulattiera incorre in un’altra
biforcazione, dove noi prendiamo a destra risalendo un lungo
costolone boscoso. Alla fine si esce con un po’ di fiatone in un
alpeggio aperto, dinanzi ad alcune piccole baite di pietra. Siamo a
1620 m. L’itinerario ora piega a nord- ovest, incontra sulla destra
la strada sterrata proveniente dal sottostante vallone di
Valloriate, poi punta deciso alla Sorgente e al vicino pianoro con
i ruderi delle Case Borelli, 1725 m (1 ora). E’ giunto il
momento di abbandonare la nostra pista che continua in direzione
del Colle dell’Ortiga e di immetterci su un nuovo e stretto
sentiero. Lo rintracciamo sulla destra a monte dei casolari
diroccati e presenta subito uno sviluppo tortuoso; in ripida salita
ci si porta su un costone cosparso di materiale detritico. Sopra
c’è un poggio (1820 m.) su cui si riconoscono i resti di un
ricovero di pastori e oltre, man mano che ci si avvicina, anche un
sentierino fra erbe e cespugli. Seguiamo la traccia verso sinistra
in un bosco di giovani larici fino ad uscire finalmente sui
pinnacoli rocciosi a 1931 m. in vetta del Beccas (0,45 ore
circa). Il panorama è appagante e culla in un ampio
abbraccio le Alpi Marittime e le cime dell’arco alpino occidentale
con gli imponenti ghiacciai del Bianco, Cervino e Rosa, senza
dimenticare la pianura cuneese e le dolci ondulazioni delle Langhe.
In ogni montagna vive e palpita una leggenda e anche il Beccas
racconta la propria storia nei discorsi sommessi dei suoi vecchi
montanari. Il toponimo del luogo sembrerebbe derivi dall’ombra che
in certi periodi dell’anno il monte proietta sul suo versante
settentrionale e i borghi aggrappati alle coste.

Yalmar Tuan

 

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